SOS di SZA: recensione

| |

Quasi un anno fa tornava SZA con SOS, un album annunciato con shooting che la ritraevano bella come sempre e diversi singoli (uno fra tutti I Hate You) che avevano già conquistato le classifiche e alzato l’hype a mille. Oggi l’album è nominato ai Grammy Awards 2024 in quasi tutte le categorie più importanti e molti sono sorpresi. Noi no.

SOS è il sophomore album della principessa del R&B: si era fatta notare con il suo Ctrl nel 2017, ma aveva faticato a rimanere rilevante in un panorama che – come sappiamo – non perdona le donne che non si reinventano completamente ogni 11 mesi. Comunque, ogni tanto era riuscita ad avere l’attenzione su di sé non tanto grazie alla musica quanto al suo personaggio discutibile. Sembrava si inventasse cose senza alcuna ragione e si era persino presentata con un finto gesso per una frattura inesistente ai Grammys 2022. Un atteggiamento sorprendentemente iconico, ma che aveva fatto storcere il naso a molti.

SOS esce il 9 dicembre 2022 e ruba subito l’attenzione: qualcuno lo ama, qualcuno lo odia, comunque tutti ne parlano. Si apre con la frase “Last night I cried” e un brano che suona come un freestyle di sfogo, per poi lasciare spazio al vero gioiello, Kill Bill (di cui abbiamo già parlato qui).

Fin da subito si capisce che SZA è arrivata per fare sul serio: non vuole mostrarsi diversa da com’è, con la sua fragilità e le sue emozioni intense, persino estreme e irrazionali. “I might kill my ex, I still love him though, rather be in Hell than alone” è subito inno e la canzone scala le classifiche, diventa trend su TikTok, vince premi su premi.

Ogni brano è perfettamente connesso – e anche i video mantengono la successione – così che nessuna delle ventitré (23!!) canzoni risulti fuori posto. Nonostante quest’attenzione, il vero difetto di quest’album è proprio l’eccessiva lunghezza: non tutti i brani sono rilevanti e non sono abbastanza vari, visto che il filo conduttore è molto chiaro e non ci sono sottotrame.

sza sos recensione

Comunque, a Kill Bill segue Seek & Destroy, che è molto orecchiabile anche se non ha la stessa forza, e subito dopo arrivano Low e Love Language (nominate ai Grammys 2024 rispettivamente per Miglior collaborazione con un artista rap e Miglior performance R&B tradizionale). Il tema è quasi sempre il racconto nel dettaglio di una relazione finita, che la cantante non ha propriamente superato nonostante si renda conto dei difetti del partner. Blind risalta tra questi primi brani perché è personale, intensa, racconta di lei e delle sue insicurezze con autenticità. È seguita da Used (irrilevante) e Snooze, che recentemente ha lanciato come singolo in collaborazione con Justin Bieber.

Siamo nel cuore di SOS e non ci sono dubi sull’influenza della cultura R&B e su come SZA abbia perfezionato il suo sound per inserirsi con naturalezza all’interno di questo panorama. Subito dopo c’è Notice Me, che è un’altra perla: “I don’t wanna be your girlfriend, I just wanna be your person”. Con naturalezza, il brano si tuffa dentro Gone Girl: “I need more space and security, I need less voices, just you and me. I need your touch, not you scrutiny, squeezing too tight, boy you’re losing me” (bellissima anche “Tryna grow without hating the process”). Smoking on my Ex Pack ha sound più hip hop e svanisce nell’inizio di una tripletta di brani pazzeschi.

Ghost in the Machine è uno dei brani più interessanti dell’album sia per il testo che per la collaborazione, che vede SZA duettare con niente meno che la regina dell’indie Phoebe Bridgers (oggi è in gara ai Grammys per Miglior performance in duo o di gruppo). Poi arriva F2F che è rock, dura pochissimo e – incredibilmente – è stata scritta da Lizzo. È un vero e proprio sfogo, come quello iniziale, come Kill Bill. È forte, intenso e lascia il tempo che trova perché poi inizia subito Nobody Gets Me, il brano più amato e quarto singolo. Nobody Gets Me non è il pezzo migliore, ma è sicuramente il cuore pulsante dell’intero progetto: c’è la vulnerabilità, c’è l’R&B con l’influenza Hip Hop (anche nelle citazioni, con quel name drop di JayZ), c’è il ritornello che va cantato con la mano sul cuore mangiando gelato come il bridge di All too well (TV 10 min version di Taylor Swift !).

Venire dopo questi tre brani è un affronto e infatti Conceited e Special non lasciano il segno. Too Late è invece un brano molto interessante, dal sound chill e ipnotico: “Is it too late for us? We both dangerous. Moving so close, we comburst. Is it bad that I want more?”. Anche Far e Shirt sono abbastanza irrilevanti, mentre lascia il segno la collborazione con Travis Scott, Open Arms. I due avevano già collaborato (nel 2017, nel brano Love Galore) e non faticano a creare un altro piccolo capolavoro, perfetto per reggere il confronto con I Hate You, che la segue.

SOS di SZA: recensione 1
Cover di CTRL, primo album di SZA, uscito nel 2017.

Questo brano ha una storia particolare perché si lega proprio a quella storia delle bugie di SZA che non hanno un vero e proprio senso. La cantante si sarebbe infatti inventata una demo di una canzone vecchia mai rilasciata e questa sarebbe finito tra le mani del fandom, che ovviamente l’ha amata e resa un fenomeno su TikTok. Allora l’avrebbe rilasciata intera per la prima volta, per fare un regalo. Comunque, I Hate You è un singolo perfetto e questa mossa di marketing è stata copiata poco dopo da Halsey e molti altri, quindi non la si può giudicare.

Subito dopo, in SOS, arriva Good Days, altro brano molto carino che è stato il primo singolo e ha riscosso un buon successo. L’ultima canzone, Forgiveless, non è un brano particolarmente forte ma conclude il progetto con un bel “It’s all love”. Come a dire che comunque, a parte tutto, le è passata.

SZA ha fatto molto parlare con SOS perché non ha avuto paura di mettersi al centro della scena R&B e Hip Hop senza chiedere il permesso a nessuno e libera del vincolo di dover essere forte, arrabbiata, cazzuta. Ha voluto raccontare la sofferenza, ma anche i momenti di maggiore libertà e spensieratezza; ha raccontato una relazione sviscerandola completamente ed analizzandone ogni parte con razionalità, ma non si è privata di condividere brani-esaurimento che rispecchiavano i suoi punti più bassi. Molti hanno detto che una donna che si mostra debole non può farsi voce di questi generi musicali, ma questi commenti suonano ridicoli davanti ad un progetto così ben fatto e a canzoni così intense.

Forse è per questo che SZA mente ogni volta che può, come succede anche in SOS: la verità la dice quando le pare e non tutti la apprezzano; quindi, per il resto del tempo tanto vale dare al mondo solo le bugie.  

Giulia Scolari
Previous

Aiello live alla Casa della Musica di Napoli

Elodie Show 2023 al PalaPartenope di Napoli

Next
Wordpress Social Share Plugin powered by Ultimatelysocial