Twingo, Casio, fogli di giornale: le canzoni più ascoltate del 2023 sono granate al patriarcato

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Il 2023 si apre con un podio molto particolare nella classifica Spotify dei brani più ascoltati a livello globale. Il nuovo brano di Shakira, “Shakira: Bzrp Music Sessions, Vol. 53”, è al centro della chart.

Primo fra tutti, Flowers di Miley Cyrus. Uscito lo scorso 13 gennaio, nel giorno del trentatreesimo compleanno dell’ex marito Liam Hemsworth, il brano contiene samples di “When I was your man” di Bruno Mars e di “I will survive” di Gloria Gaynor. È un inno alla libertà e alla gioia di stare soli, quando si è gli unici in grado di prendersi cura di sé adeguatamente.

“When I was your man” sembra essere il brano che l’ex marito le aveva dedicato: i due, infatti, avevano avuto una celebre storia d’amore on and off. Si erano lasciati nel 2013 e la cantante aveva reagito abbastanza platealmente rilasciando “Wrecking ball” ed entrando nell’era che l’ha resa popolare come artista separandola definitivamente dal suo passato come star di Hannah Montana.

Anche questa volta non esita a giocare su dettagli alla luce del sole e nel video indossa un completo da uomo su cui il web si sta interrogando da giorni: sarà quello che aveva lui al matrimonio? O quello che indossava al red carpet quando è stato ripreso mentre la “sgridava”?

Al secondo posto, il brano di Shakira in collaborazione con Bizarrap (autore di Quevedo, innegabile hit della scorsa estate). “Shakira: Bzrp Music Sessions, Vol. 53” non è in cima alle classifiche, ma è nel cuore del dibattito degli ultimi giorni.

Reduce dalla rottura con il calciatore Piquè, che l’ha tradita per anni con una ragazza molto più giovane che portava senza problemi a casa, l’artista ha deciso di giocare con rime e giochi di parole non troppo velati sulla poraccitudine del calciatore e della nuova partner.

Uomini e donne con l’intelligenza emotiva di un sasso si stanno da giorni interrogando sulle ragioni che portano una donna, artista e madre, come Shakira a paragonare l’amante ad una Twingo, mentre il calciatore sta firmando accordi commerciali con i più imbarazzanti brand in circolazione proprio per sottolineare che lui è felicissimo di essere un poraccio. Bastava il suo account di Instagram a dimostrarlo, ma a volte le azioni valgono più di mille selfie inespressivi tutti uguali.

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Taylor Swift

Nonostante testate su testate citino Taylor Swift, celebrandola per aver dominato nella cosiddetta categoria del “Revenge Pop”, è evidente che nessuno abbia imparato la sua lezione. Continuando a parlare di canzoni fatte con come unico scopo quello di affossare altre donne e lamentarsi del proprio destino sfortunato, non fa altro che sottolineare quanto stiamo dalla parte delle donne solo quando ci fa comodo ballare il reggaeton e vederle scalare vette e record.

Non si riesce ancora a comprendere la natura patriarcale del tradimento e il peso che la sua narrazione ha sulle donne: nonostante il traditore sia uno, sono sempre loro quelle di cui si parla e che si vedono messe a confronto.

Se per le donne “normali” è sicuramente più signorile il silenzio e post che sottolineano il loro malessere e la loro rabbia risultano solitamente imbarazzanti, per celebrità del calibro di Shakira il silenzio significa continuare a subire una narrazione imposta – e basata sul caro e vecchio patriarcato.

La cantante che crea arte a partire dal suo dolore, dalla sua rabbia, dalla sua tristezza è una cantante che prende in mano la narrazione prima che gli altri possano farlo e mostra la persona che intende essere. Se ci arrabbiamo perché la preferiremmo zitta, forse dovremmo farci qualche domanda.

Taylor Swift aveva già denunciato i doppi standard dell’industria sottolineando che, per esempio, quando Ed Sheeran (suo amico e collega) ha pubblicato Don’t nessuno gli avesse fatto il terzo grado sulla rottura con Ellie Goulding. Men che meno qualcuno si è permesso di far notare come la sua scrittura e il suo successo dipendano da narrazioni di storie finite e della sua sofferenza a riguardo.

Essere tradite da un calciatore di fama internazionale non è come essere tradite dal compagno di liceo, come fa notare brillantemente in un intervento su Instagram la comica Giorgia Fumo. Quando avviene un tradimento – o una qualunque rottura – vi è sempre una narrazione, un periodo di commenti maligni e di schieramenti, ma quando ciò avviene in ambiti come quelli vissute dalle celebrità è impossibile che non si crei un’eco esagerata.

La narrazione che si viene a creare intorno a cose di questo tipo diventa fuori controllo per chiunque, ma soprattutto – sempre – per le donne coinvolte. Entrambe perdono valore come persone e come artiste – e se non è questa una vittoria del caro vecchio patriarcato, cosa lo è? Vengono ridotti tutti i loro successi al mero periodo nero delle loro vite personali. Paragonare le nostre quotidiane situazioni spiacevoli a quelle di donne che ogni giorno sono sotto i riflettori non è solo sbagliato, è assolutamente insensato.

Non si può pretendere che Shakira sopporti di essere presentata come una vecchia da dimenticare come noi abbiamo sopportato che tutta la città si scambiasse commenti sulla nostra relazione mentre i nostri ex andavano in canoa con le nuove fidanzate. Non si può pretendere che Olivia Rodrigo lasci correre quando nota comportamenti da dejavù come noi abbiamo osservato i nostri ex usare le nostre canzoni come descrizione dei post con l’amante.

Se Shakira ha fatto uso di clichés superati e di una canzone – completamente nel suo stile – sicuramente non memorabile dal punto di vista musicale, il brano che chiude il podio gioca invece in un altro campionato.

Kill Bill di SZA è un pezzo R&B, il secondo all’interno dell’album SOS uscito lo scorso 8 dicembre. Sin dai giorni immediatamente seguenti all’uscita è stato il pezzo che ha ottenuto più success: la base ricorda quella di una ninna nanna, ma il testo non fa dormire per niente.

shakira 2023 patriarcato

Tradita, abbandonata e umiliata, SZA scrive su carta i pensieri più vulnerabili e irrazionali che le sono venuti in mente rifacendosi al celeberrimo film di Tarantino.

“I might kill my ex” è immediatamente un trend di tiktok in cui sempre più persone si rifiutano di pronunciare la frase dopo (“Not the best idea”) e passano direttamente a “His new girlfriend next”.

Il 2023 non è iniziato nemmeno da 20 giorni, ma ci sono stati già 3 femminicidi in Italia. Eventuali battute su morte o violenza per mano di un ex, se fatti da uomini, non fanno per niente ridere perché sono realistici (capito Emis Killa? …) – qual è la differenza quando lo fa una donna?

Le violenze da parte di donne ci sono, ma non sono sistemiche. Le donne vivono ogni giorno nella consapevolezza che una situazione normale, come quella di una rottura, potrebbe portare alla loro morte o ad atti di violenza cui potrebbero essere vittime. Ovviamente il brano di SZA non vuole essere un inno alla violenza, ma solo la traduzione in musica del momento di massima irrazionalità e vulnerabilità che si è trovata ad affrontare. Il brano non risulta dunque spaventoso né minaccioso, perché è evidente che esso mostri solo dolore trasformato in arte e citazioni volutamente iperboliche. Vale la pena ripetere che infatti è la stessa artista a contraddirsi nel testo e stupirsi di quanto sia vicina al baratro per i suoi pensieri.

Nonostante i soliti commenti ormai nemmeno più deludenti, il fatto che queste tre canzoni siano in cima alle classifiche forse dimostra che nel 2023 le narrazioni dominanti le decidono le donne. Speriamo che nel corso dell’anno esse siano portate avanti con più maturità rispetto alla contrapposizione Twingo/Ferrari, ma forse è anche il momento di smetterla di pretendere sempre maturità unilaterale.

“Boys will be boys, but girls will be women”, cantava scoraggiata e inferocita Dua Lipa. Risponde Taylor Swift: “Give me back my girlhood”.

Giulia Scolari
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