A quasi cinque anni di distanza dalla release di Sonder i Tesseract tornano sulle scene alzando vertiginosamente l’asticella con l’ambizioso War of Being
Il nuovo lavoro della progressive band anglosassone, in uscita il 15 settembre sotto l’egida della Kscope, porta con sé le enormi aspettative di un pubblico rimasto in silente attesa di nuovi segnali da parte di una delle band che più è stata in grado di segnare la scena progressive dello scorso decennio.
Con un approccio al metal a dir poco avveniristico e con un sound design in grado di incapsulare elementi unici facendone il genoma del complesso, i Tesseract atterrano nuovamente nel panorama musicale con un lavoro che, dopo le luci ed ombre di un sottotono Sonder, sembra destinato a ripetere i fasti di quell’opera miliare chiamata Altered State.
Con l’ambiziosa veste di un concept album, War of Being presenta dei Tesseract giunti a quello che potrebbe essere definito un vero e proprio esame di maturità elegantemente superato.
Di fatto, durante la generosa ora di riproduzione, la band anglosassone sembra ripercorrere ogni singolo passaggio della sua carriera riprendendo e rimescolando, con una nuova coerenza, gli elementi più distintivi della sua discografia.
L’odissea di Ex ed Ei, i due protagonisti di War of Being catapultati nel distopico mondo di Strangeland(un meno, qui, sull’originalità), viene narrata passo dopo passo in un sali e scendi costante di durezza e delicatezza, di tensione e rilascio, in un roller coaster musicale estremamente dinamico e capace di non annoiare l’ascoltatore.
Pezzi pù aggressivi come la opening Natural Disaster e The Grey sembrano portare in un balzo temporale che, con il ritorno di growl aggressivi e riff lavici, restituiscono le spigolosità del loro acclamato album di debutto: One. Dall’altro lato le venature più dolci e delicate di Tender e Sirens richiamano ai momenti più dolci dei Tesseract di Altered State e Polaris. Questa volta, però, in una veste più matura ed evoluta, dove non vi sono scrupoli nell’innesto di ricamature elettroniche e nel calco di aspetti più “poppeggianti” ed orecchiabili regalando, specie con la seconda, una ballad destinata ad entrare tra le greatest hits del complesso.
Se la più apparentemente ambiziosa title track, War of Being (primo singolo rilasciato) nei suoi undici minuti delude per quanto concerne arrangiamenti e strutture risultando barocca, ridondante e poco coesa (e dimostrando che quantità e qualità abitano dimore differenti), con pezzi del calibro di Echoes, Burden e Legion si individua invece la quadra tra quel duplice animo che ha distinto il sound del “tesseratto” negli ultimi dieci anni.
L’integrazione misurata di atmosfere e durezze, di esplosioni e rilassamenti, di riffing travolgenti ed aperture dall’animo più catchy (il tutto senza mai dimenticare anche l’estro più ritmico della band) porta a due esperimenti ben riusciti che, in qualche modo, si mostrano come la sintesi perfetta delle mutazioni genetiche subite nel passare del tempo dalla band.
Lo specchio, insomma, di un percorso evolutivo che va a trovare il suo fiore all’occhiello nella suggestiva Sacrifice. Pezzo di chiusura dell’album, raccoglie il pesantissimo onere di continuare a stupire dopo una scaletta assolutamente non priva di sorprese. Senza appesantire cadendo in barocchismi, risultando leggera ed orecchiabilissima ma assolutamente non banale, Sacrifice emerge come un pezzo dall’enorme impatto emotivo, coronamento perfetto di un album che, come mai prima d’ora, riesce a mostrare il potenziale espressivo e narrativo della band.
Una chiusura su una nota alta quella con cui i Tesseract salutano l’ascoltatore, tornando a stupire e deliziare dopo cinque anni di silenzio preceduti da un lavoro che, se non di scarso livello, non era stato in grado di colpire e segnare il tempo.
Un segno lo lascerà invece War of Being
Se non in grado di smuovere l’ormai asfittico e decadente scenario progressive mondiale, l’album sicuramente sarà in grado di tornare a far sognare ancora una volta gli ascoltatori riportando a dei livelli che, da ormai tanto tempo, non venivano più toccati da band del settore. Un ritorno alle glorie di quel decennio che, tra 2008 e 2018, ha visto la consacrazione di un genere che silenziosamente (e senza una reale ammissione pubblica) è stato in grado di cambiare la concezione del metal omnia anche al di là del panorama progressivo.
Con un lavoro ambizioso anche sul piano del marketing e che, addirittura, vede alle sue spalle la realizzazione di un videogioco indipendente a supporto della storia, i Tesseract di War of Being portano uno squillo di tromba importante. Che sia un canto del cigno o un tentativo di “risveglio” solo i posteri potranno dirlo. Nel mentre, però, il pubblico può tornare a godere di un bene ormai sempre più raro: un lavoro genuinamente bello ed ispirato.
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