Egocentro è il nuovo album della cantautrice Micaela Tempesta. Il disco, anticipato dal singolo Stella nera, arriva a distanza di qualche anno dal suo esordio con Blu.
…metà del letto è vuota, l’altra è piena di pensieri, e poi respiro a malapena, nemmeno il buio mi consola…
Micaela Tempesta nel 2018 ha esordito col suo primo album, Blu, che le è valso la vittoria del Premio Bindi 2019. Il disco viene definito il suo esordio ma chi frequenta la scena musicale campana sa bene che Micaela era attiva già da molti anni. Blu, con la produzione di Massimo De Vita e Paolo Alberta e il missaggio di Andrea Suriani, arrivò come un fulmine nel panorama musicale napoletano.
Allo stesso modo a distanza di qualche anno è arrivato Egocentro. Otto tracce dritte al petto di chi mette play. Ascoltare Micaela Tempesta significa immergersi in una musica che racconta dell’avere cura. La cura per i dettagli, la cura per la scrittura, la cura per tutto quello che contribuisce a formare una canzone degna di questo nome. Questa cura si traduce nel rispetto che la musica merita e che spesso invece non ha, specialmente in questi anni di playlist pimpate, di sponsorizzazioni e di follower che contano più delle dinamiche armoniche. Tutto il resto è sovrastruttura. Per questo i dischi di Micaela sono fulmini a ciel sereno, (non a caso nel suo nuovo album c’è una canzone che si intitola proprio Cieli Sereni) anche se di sereno nel panorama musicale campano e italiano c’è ben poco.
Artiste come Micaela fanno fatica a scendere ai compromessi che sempre di più sono richiesti a chi vuol dedicare la sua vita alla musica. A partire dai ritorni degli streaming, fino ad arrivare alla qualità e alla quantità degli ingaggi. Non è diverso il discorso relativo alle etichette musicali e alla possibilità di produrre musica di qualità senza avere dietro una vera industria musicale. Non a caso il disco è uscito su bandcamp e nella prima settimana dalla pubblicazione ha suscitato molto interesse anche in utenti stranieri, dimostrazione che le barriere nella musica sono spesso solo nella testa di chi vorrebbe seguire la strada maggiormente battuta.
Alla fine di questo tunnel scuro e accidentato però, per fortuna, arrivano comunque grandi dischi da ascoltare. Egocentro è stato prodotto con Michele De Finis e Caterina Bianco (due terzi di FANALI che da poco hanno dato alle stampe un nuovo album) ai suoni Antonio Dafe, mentre il missaggio e il mastering sono stati curati da Salvio Vassallo e Giovanni Meniak Nebbia.
In Egocentro si fondono vari mondi musicali che anche se provenienti da tradizioni diverse non sembrano mai distanti. Tutto è tenuto insieme dalla visione di Micaela. Si ha come l’impressione di poter avere accesso, tramite le canzoni, a un mondo che dall’esterno è difficile vedere. La musica di Micaela Tempesta parla di lei più di quanto possano dire tante altre cose. Dentro si ritrova la durezza e la fragilità, le relazioni precarie di questi anni, una città che opprime e un mondo che ci crolla addosso. Restano le relazioni, quelle che ci salvano ma che ci fanno anche soffrire, che ci fanno scrivere le canzoni e resta l’egocentro, l’individuo attorno a cui ruota tutto quello che possiamo ancora cambiare e quello che sembra invece immutabile.
Un album a tinte scure, come scuri sono i posti più reconditi del nostro animo, quelli da cui viene la musica che vale la pena di essere scritta, anche a costo di mettersi in gioco più del dovuto, così anche la bella copertina disegnata da Gabriele Cernagora restituisce alla perfezione il mood di questo album che fonde i suoni elettronici e i sentimenti analogici, le relazioni digitali e le paure reali, tutto questo condensato in otto tracce che non lasciano spazio al superfluo.
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