Gucci omaggia Fellini alla Milano Fashion Week 2020: un rito che non ammette repliche

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Gucci alla Milano Fashion Week 2020 omaggia il cinema, il dietro le quinte dando un nuovo senso alla normalità.

Il cinema in origine era suggestione ipnotica, ritualistica, cioè qualche cosa di religioso. Si usciva di casa, si parcheggiava la macchina in qualche posto, poi ci si incolonnava in cortei tutti rituali: il biglietto, la tenda che si apriva, la mascherina, guardare la platea mezza illuminata, riconoscere degli amici. Poi questa luce che si attenua, lo schermo che si accende e comincia la rivelazione. Il messaggio. Un rituale antichissimo,  di sempre, insomma, che ha cambiato forma e modi ma era sempre quello: sei lì per ascoltare e per osservare. La bellezza. L’arte senza limiti.

L’omaggio a Fellini e alla sua arte

Una voce fuori campo accompagna nella giornata di apertura della Milano Fashion Week la Sfilata Gucci Donna Fall Winter 2020-21 al Gucci Hub, ed è quella di Fellini, il regista premio oscar, simbolo di una Italia che del Made in Italy può ancora fare sfoggio e vanto. Fellini, nel centenario della sua nascita.

Gucci Milano Fashion week 2020
MILAN, ITALY – FEBRUARY 19: A model walks the runway at the Gucci Fall/Winter 2020/21 fashion show during Milan Fashion Week on February 19, 2020 in Milan, Italy. (Photo by Daniele Venturelli/Getty Images for Gucci)

Alessandro Michele, direttore creativo della maison del lusso Gucci porta il backstage delle sfilate direttamente sul palco della Milano Fashion Week 2020, come sul set di un film da proiettare al cinema. Il dietro le quinte che diventa il protagonista principale. Una  macchina  da  presa,  degli  amici  attorno disposti  ad  aiutarlo,  una  troupe,  una troupe straordinaria.  Una  troupe  proprio  di circensi, li definisce il designer.  Di  quelli  che  mentre  montano  il circo  fanno spettacolo, ugualmente  lo  fanno  mentre  lo  smontano  e  già  stanno partendo  e  anche  la partenza diventa  spettacolo.

Gucci fashion week 2020
MILAN, ITALY – FEBRUARY 19: A model walks the runway at the Gucci Fall/Winter 2020/21 fashion show during Milan Fashion Week on February 19, 2020 in Milan, Italy. (Photo by Daniele Venturelli/Getty Images for Gucci)

Gucci e l’omaggio al cinema alla Milano Fashion Week 2020

È  forse  una  dichiarazione d’amore  al  cinema  forse  un pochino  troppo  privata quella di Gucci alla Milano Fashion Week 2020,  forse narcisistica,  ripeto spudorata,  senza  limiti.  Ma,  comunque, è  quello  che  è successo su quella passerella.

Ho   sempre   pensato   alla   sfilata   come   a   un   accadimento   magico   capace   di  sprigionare incantesimi.  Un’azione  liturgica  che  sospende  l’ordinario,  caricandolo  di  un sovrappiù di  intensità.  Una  processione  di  epifanie  e  pensieri  dilatati  che  si  accomodano  in  una diversa  partizione  del  sensibile. In questa festa che si nutre di attesa, il mio pensiero trova la sua forma e si fa pubblico. Annoda  ossessioni  e  spinte  antigravitazionali.  Sosta  sull’improbabile.

Accarezza  quella nostalgia  d’umano  che  altri  chiamano  imperfezione.  Cuce,  con  la  precisione  dell’amore, ogni  più  piccolo  dettaglio  della  scena  per  offrirlo  a  una  comunità  di  interpreti. C’è  l’incanto  del  dono,  in  questo  rito  che  non  ammette  repliche.  C’è  la  promessa  di  una consegna  preziosa.  Le  luci  si  spengono.  Gli  adunanti  sostano  in  attesa,  con  mani  aperte. Tutto  tace  perfettamente,  per  accogliere  i  miei  battiti  storti  e  le  mie  vertigini.

A questa tribù di spettatori emancipati offro la mia poetica. Che ne facciano interrogazione profonda. Che mi aiutino a comprenderla. Potranno tradurla o tradirla. Usarla per ridestare domande sopite. Oppure semplicemente respingerla, in assenza di varchi di compassione. Il dono  è  materia  viva,  un  rebus  il  cui  significato  non  appartiene  a  nessuno.

Anche  oggi  abiteremo  questo  rito,  per  me  sacro.  Un  corteo  di  passi disegnerà  lo  spazio, come  rintocchi  nel  tempio.  Misteriose  imbastiture presteranno  il  loro  giuramento  alla luce.  Una  partitura  di  note magnificherà  profezie  impresse  su  corpi  in  movimento.

C’è  tuttavia  qualcosa  che,  in  questa  cerimonia,  solitamente  rimane sepolto:  lo  sforzo  del partoriente che accompagna il tremore della creazione   il ventre materno in cui la poesia, da  forma  a  forma,  fiorisce. Ho  deciso  quindi  di  alzare  un  velo  su  ciò  che  ama  nascondersi. Che esca dall’ombra quel miracolare di mani sapienti e di respiri trattenuti. Che si faccia visibile quell’intelligenza collettiva che cura la gestazione, con brivido che infuria. Che si costruisca un trono per quell’alveare scalcagnato e un po’ folle che ho scelto come casa.

Perché  quella è la casa che venero: il varco benedetto attraverso cui la bellezza esce dal guscio.

Alessandro

Alessandro Michele accoglie i suoi ospiti facendoli passare dal backstage, che di fatto è un anticamera. Lo stesso direttore creativo di Gucci è lì, alla portata di tutti. L’ospite vive l’esperienza della sfilata dal punto più intimo. E, una volta seduti, una giostra Felliniana mostra le modelle e le vestieriste che le preparano, ognuna davanti al proprio stand con le indicazioni. Uno spettacolo nello spettacolo. A scandire il tempo c’è un metronomo di led, che incombe sulle teste di tutti i presenti. Il tempo, dopo la sfilata Uomo dello scorso gennaio, torna a ossessionare Michele. Ci sono ancora tutti i suoi personaggi, colorati ed eccentrici. Malinconici e fiabeschi, anche in questa Milano Fashion Week 2020.

Fabiana Criscuolo
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