Un’ altra consuetudine è mutata. Quella che vedeva dicembre come mese tranquillo in quanto ad apertura di grandi mostre d’arte. Non è più così. Anzi: ad osservare il calendario delle grandi inaugurazioni, dicembre sembra volersi porre come il mese di grandi eventi.
Vediamo dunque alcune delle proposte di mostre più significative. Partendo da una mostra che in realtà apre l’ultimo giorno di novembre: INGE MORATH, a Roma, al Museo di Roma in Trastevere (sino al 19 gennaio 2020). Grande fotografa, Inge Morath, impropriamente nota alle cronache più per aver sostituito la mitica Marilyn Monroe nel cuore dello scrittore Arthur Miller, è stata in realtà e soprattutto una straordinaria interprete della fotografia ed una fine intellettuale. Fu la prima donna ad essere inserita nel cenacolo, all’epoca tutto maschile, della celebre agenzia fotografica Magnum. Al Museo di Trastevere una grande retrospettiva.
Stessa data inaugurale per una mostra raffinatissima: UN ARCHITETTO AL TEMPO DI CANOVA: Alessandro Papafava e la sua raccolta, a Vicenza, al Palladio Museum, dal 30 novembre 2019 al 13 settembre 2020.
La mostra svela una raccolta di disegni di architettura rimasta intatta per più di 2 secoli, protetta nell’archivio di una nobile famiglia padovana. L’eccezionale raccolta di 49 fogli di vario formato e di stampe di celebri architetti a cavallo tra due secolifra cui Giacomo Quarenghi, Giuseppe Camporese e l’inglese Joseph Michael Gandy venne riunita da Alessandro Papafava, architetto ed entusiasta studioso d’arte. Quando, rientrato in Italia dopo un periodo trascorso tra Budapest, Dresda, Vienna e Berlino, su consiglio del conterraneo Antonio Canova, aveva iniziato a studiare architettura presso l’Accademia di San Luca.
Dicembre debutta, il primo, ad Avenza di Carrara, con una buonissima notizia: IL RITORNO DEL TRITTICO DEL MAESTRO DI SANT’IVO. Non è certo cosa di tutti i giorni ciò che è accaduto ad Avenza, parrocchia di tredicimila anime in quel di Massa Carrara. Qui, senza nulla sacrificare alle attività sociali, educative e caritative, si è compiuto un miracolo: riportare a casa il meraviglioso trittico commissionato nel 1438 per la chiesa ma che, da diversi secoli, non era più al suo posto. Lopera, che è legittimo definire come capolavoro, è recentemente arrivata a Milano, alla Galleria Salamon, specializzata in dipinti di alta epoca. Per riportarla a casa, Don Marino, il parroco, ha fatto leva sull’orgoglio paesano ma anche sulla certezza che l’ arte e la storia appagano il cuore. Il poco di molti è stata la granitica certezza del parroco – farà molto e il giusto di altri farà il resto. Così è stato.
Lo stesso giorno, ai Diamanti di Ferrara, apre le porte una mostra magnifica: DE NITTIS e la rivoluzione dello sguardo, che si potrà ammirare sino al 13 aprile.
Centosessanta opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private dItalia e dEuropa, per mettere in evidenza il contributo di De Nittis alla comune creazione del linguaggio visivo della modernità. Quella rivoluzione dello sguardo, a cui nella Parigi di fine Ottocento contribuisce il confronto tra la pittura e i codici della fotografia e dell’arte giapponese che De Nittis studiò e collezionò. In mostra, i suoi dipinti vengono proposti accanto a fotografie d’epoca firmate dai più importanti autori del tempo da Edward Steichen a Gustave Le Gray, da Alvin Coburn a Alfred Stieglitz oltre ad alcune delle prime immagini in movimento dei fratelli Lumière.
E non meno bellissime e affascinanti sono le donne esposte in RITRATTO DI DONNA. Il Sogno degli anni Venti e lo sguardo di Ubaldo Oppi, a Vicenza, nel magico spazio della Basilica Palladiana, dal 6 dicembre 2019 al 13 aprile 2020.
Chanel cambia la moda, Amelia Earhart attraversa in volo l’Atlantico, i balli di Josephine Baker incantano Parigi, Virginia Woolf scrive i suoi capolavori. Capelli e gonne si accorciano mentre cresce il loro peso nella società. Sono le donne degli Anni Venti. Anche in Italia soffia un vento nuovo, e di queste donne così diverse offre ritratti magnetici il pittore Ubaldo Oppi, cresciuto a Vicenza ma formatosi fra Vienna, Parigi e Venezia. E, con lui, in mostra molti dei maggiori artisti europei di quel magico decennio.
Donne affascinanti, lo si sa sono anche quelle immortalate da BOLDINI. L’incantesimo della pittura. Capolavori dal Museo Boldini di Ferrara esposte nell’ampia retrospettiva che al Maestro ferrarese riserva a Barletta, la Pinacoteca De Nittis (7 dicembre 2019 3 maggio 2020). È la prima monografica mai dedicata in Puglia al celebre ritrattista, collega di Giuseppe De Nittis a Parigi, frutto di un virtuoso scambio tra istituzioni civiche simili per storia, natura e vocazione: il Museo Giovanni Boldini di Ferrara e la Pinacoteca – Casa De Nittis di Barletta.
A trent’anni dalla morte di Zavattini, Reggio Emilia gli dedica ZAVATTINI OLTRE I CONFINI. Un protagonista della cultura internazionale (alla Biblioteca Panizzi, dal 14 dicembre 2019 al 1 marzo 2020). La mostra propone un vero e proprio viaggio attorno al mondo assieme a Zavattini. Il progetto espositivo, curato da Alberto Ferraboschi, si impronta su due linee direttrici, da un lato indaga l’attività svolta nei diversi ambiti artistici (cinema, letteratura, pittura, ecc.) e geografici (sia in Europa che nel Nuovo Continente); dall’altro approfondisce temi e vicende particolari, come quello del viaggio (ad esempio sulle orme di Van Gogh), della pace, dei rapporti con lo scrittore latino-americano Garcia Marquez e con gli ambienti cosmopoliti ebraici. Nell’esposizione di Palazzo da Mosto, confluiranno materiali documentari e iconografici che raccontano tutte le attività e la rete di rapporti intessute da questa eclettica personalità: migliaia di carte originali, dattiloscritte e manoscritte, annotazioni autografe, insieme a fotografie, video, manifesti e libri.
Imperdibile l’ appuntamento che Terni, in Palazzo Montani Leoni, propone con IMMAGINARIA. Logiche d’arte in Italia dal 1949, a cura di Bruno Corà. Ad essere offerta è una attenta riflessione sulle esperienze artistiche di maggiore incisività avvenute in Italia dall’immediato dopoguerra del secondo conflitto mondiale fino all’avvento della cosiddetta condizione postmoderna, dell’era informatica e dell’avvio della globalizzazione. Immaginaria è dunque rivolta simultaneamente tanto al riscontro ‘storico’ di singole esperienze, definitivamente compiute, quanto a voler cogliere gli elementi distintivi di ogni singola logica.
Ultima in ordine di data inaugurale ma non certo per interesse, LA COLLEZIONE FARINA. Arte e Avanguardia a Ferrara 1963-1993, a Ferrara, al Padiglione dìArte Contemporanea, dal 20 dicembre 2019 al 15 marzo 2020.
Se un giorno si farà la storia delle attività espositive in Italia, nell’ambito dell’ente pubblico e relativamente all’arte contemporanea, un capitolo di essa dovrà riguardare Franco Farina, forse il caso più perspicuo nel corso degli anni Settanta.
A scriverlo, nel lontano 1993, è Renato Barilli, testimone di prima mano del lavoro che a Ferrara andava svolgendo il Maestro Farin al Palazzo dei Diamanti e alle Civiche Gallerie di Arte Moderna. La mostra propone dipinti, sculture, disegni e grafica della collezione del maestro in dialogo con opere delle Gallerie Civiche, ad offrire uno spaccato di quei mitici anni.
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