Il 10 settembre del 1960 nasceva in una piccola cittadina dell’Hampshire una delle stelle del grande schermo più versatile, emotiva che il cinema abbia mai conosciuto, Colin Firth.
Noi di Shockwave Magazine vogliamo rendergli omaggio in questo giorno così importante, ripercorrendo la sua straordinaria carriera cinematografica.
Attivista, visionario, produttore, attore dalle mille sfaccettature, Colin Firth ha interpretato re, generali, padri, agenti segreti, mentori e così via ed è anche particolarmente legato all’Italia.
Bridget Jones (2001 – 2016)
Dedicato a tutte quelle che sono state corteggiate, illuse e poi mollate, Bridget Jones (Renée Zellweger) non è altro che la personificazione di ciò che noi donne siamo state almeno una volta nella vita: attratte dai cattivi ragazzi, alla ricerca dell’uomo perfetto con cui costruire una famiglia e del lavoro dei nostri sogni.
In tutto questo, Colin Firth gioca un ruolo cruciale. Firth infatti interpreta Mark Darcy, l’unica presenza costante in tutti e tre i film. Mark è fedele, realmente innamorato di Bridget Jones senza sentire la necessità di cambiarla. Il principe azzurro praticamente.
Nel primo capitolo della serie, Bridget ha 32 anni e decide che è il momento giusto per prendere in mano la propria vita. Inizia a scrivere un romanzo che tiene sempre sul comodino e sul quale scrive di tutto, amore, sesso e uomini.
Nel secondo capitolo, invece, Bridget Jones, fidanzata con Mark Darcy ma totalmente insicura dei sentimenti dell’uomo, decide di riavvicinarsi all’affascinante Daniel Cleaver (Hugh Grant) e di andare con lui in Thailandia.
Nel capitolo finale, dopo essersi separata da Mark, Bridget ha una relazione con l’affascinante Jack. Subito dopo, però, scopre di essere incinta, ma non sa chi dei due sia il padre del bambino.
Mamma Mia! (2008 – 2018)
“Me la sono cavata benissimo da sola con Sophie e non mi farò certo spodestare da… un’eiaculazione!”
Donna Sheridan (Meryl Streep)
Perché scegliere di avere un padre quando puoi averne tre?
Donna (Meryl Streep) è una madre single che ha cresciuto da sola in un’isola della Grecia la figlia Sophie (Amanda Seyfried) ormai prossima alle nozze. Sophie, che sogna di farsi accompagnare all’altare dal suo vero padre, invita alle sue nozze tre uomini del passato di Donna. Uno dei grandi amori di sua madre e è interpretato proprio da Colin Firth, del resto come biasimarla?
Nel sequel invece, ci troviamo sull’isola greca di Kalokairi, dove tutto è pronto per l’inaugurazione dell’albergo di Sophie, ma impegni improvvisi, una proposta di trasferimento all’estero ed un uragano rischiano di mandare a monte l’evento.
Il discorso del Re (2010)
L’interpretazione del protagonista valse a Colin Firth la vittoria nella categoria di Miglior attore protagonista agli Oscar del 2011 oltre ad un Golden Globe nella stessa categoria, un BAFTA, e 2 Screen Actors Guild.
Com’è facilmente intuibile dal titolo, si tratta della storia vera del Re Giorgio VI, padre della Regina Elisabetta II, mentre il discorso si riferisce a quello pronunciato alla nazione per annunciare la dichiarazione di guerra alla Germania e quindi l’ingresso del Regno Unito nella seconda guerra mondiale.
Giorgio VI era però affetto da una particolare condizione, la balbuzie, e per questo aveva dovuto ricorrere all’aiuto di numerosi logopedisti, che però spesso si rivelava fallimentare.
“In passato ad un re bastava apparire rispettabile in uniforme e non cadere da cavallo, ora dobbiamo invadere le abitazioni del popolo per ingraziarcelo. Questa famiglia è stata ridotta alle più basse e spregevoli di tutte le creature. Siamo diventati attori.”
Qualcosa cambia però quando sua moglie Elisabeth (Helena Bonham Carter) si rivolge a Lionel Logue (Geoffrey Rush), esperto dei problemi del linguaggio. I suoi metodi poco ortodossi ed insoliti saranno non poco d’intralcio al loro rapporto. Dopo aver preteso confidenza e fiducia e alcuni fraintendimenti, Logue si rivelerà per quello che è: un attore fallito, e non un medico.
A pochi giorni dall’incoronazione però le sue tecniche sono le uniche ad aver portato dei risultati e Giorgio VI non può più farne a meno. Il suo aiuto si rivelerà essenziale anche per la buona riuscita della dichiarazione di guerra alla Germania, trasmessa in radio, che si trasformerà in un vero successo.
Magic in the Moonlight (2014)
Il titolo di per sé è molto evocativo. Il film, diretto da Woody Allen, è stato screditato per una trama troppo leggera e frivola, al contrario degli attori protagonisti che hanno dato prova di un’eccellente interpretazione.
Il protagonista è Stanley Crawford, interpretato dal magistrale Colin Firth, un illusionista che grazie ai suoi spettacoli di magia ha raggiunto la fama in tutto il mondo. Proprio alla fine di un suo spettacolo a Berlino, un suo caro amico Howard Burkan (Simon McBurney) lo recluta per smascherare una presunta giovane medium americana in viaggio in Europa, ospite presso alcuni amici di Howard.
Stanley è un uomo razionale, altezzoso, esperto nell’esporre le cattive intenzioni di chi finge di praticare l’occulto. Non può quindi rifiutare l’offerta.
I due quindi si recano nel sud della Francia, dove Stanley incontra la tanto acclamata Sophie Baker, interpretata da Emma Stone, che nel frattempo con i suoi trucchi ha già conquistato il cuore del giovane erede della famiglia e di sua madre. Stanley si focalizza nell’intento di smascherarla cercando di fare uscire allo scoperto le sue vere intenzioni, così i due passano sempre più tempo insieme. Finché lo stesso Stanley non comincia a credere che il suo dono possa essere effettivamente reale, tanto da distruggere la sua reputazione presentandola alla stampa.
Sophie porta così la gioia di vivere nella vita di Stanley, che si vede costretto a riconsiderare tutto ciò di cui era fermamente convinto fino ad ora.
Un giorno però tornato a casa dopo una giornata sfiancante, con un suo trucco, scopre che in realtà i suoi poteri effettivamente non esistono. Ma ciò che è sorprendente è che la mente del piano volto ad ingannarlo si rivela essere lo stesso Howard, invidioso della sua fama e stanco di vivere nella sua ombra.
Si rivela quindi uno scherzo di cattivo gusto ben congegnato. Dopotutto, Stanley ha sempre avuto ragione.
Nonostante quindi la sua reputazione sia irrimediabilmente compromessa, tra Stanley e Sophie è nato un sentimento troppo forte e ormai innegabile.
Tra i suoi ultimi lavori, per quanto breve, è particolarmente evocativo il ruolo del Generale Erinmore nel film campione d’incassi del 2019, 1917.
Colin Firth affida a due soldati una missione suicida d’incredibile valore: raggiungere un commilitone che si appresta ad attaccare le forze nemiche per intimargli di annullare l’attacco: si tratta infatti di una trappola, in cui morirebbero 1600 uomini.
«Giù all’inferno, o fino al trono, viaggia più veloce chi viaggia da solo.»
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