Al Mamamù di Napoli sta andando in scena, ogni mercoledì, Cantautori On The Rocks, una rassegna estiva di concerti in acustico. Il 22 luglio, protagonista assoluto è stato Claudio Domenistico in arte Gnut
“tengo ‘o mare ‘mpietto e ‘ncapa ‘a ‘uerra”
Se doveste fare un elenco delle cose che più vi sono mancate, da marzo ad oggi, i concerti li metteresti al primo posto o state pensando ancora a quegli occhi che vi hanno fatto perdere la testa? Voglio rompere le righe, barare e mischiare le carte che questo articolo lo sto scrivendo io e quindi posso dire che mi mancano i concerti con una ragazza in particolare. Ma che per fortuna o purtroppo, non possiamo avere tutto, sai la noia, e così mi prendo le cose importanti, le metto in tasca e me ne vado via. Dono a chi merita la mia poesia e non rimando più niente, o almeno non rimando tutto. Che sarebbe stato meglio ridere, sarebbe stato meglio vivere.
Il Mamamù, locale storico dove ho ascoltato tanti concerti negli anni dopo un periodo di estrema palla e asocialità, cerca di riportare le cose alla normalità e lo fa nella maniera più bella possibile, con Cantautori On The Rocks. Lunga vita ai locali coraggiosi. Una serie di esibizioni in acustico di diversi protagonisti della scena napoletana. Ha fatto da apripista Ciro Tuzzi e questa settimana a ricordarci di quanto sia bella la musica è toccato a Claudio Domenistico in arte Gnut.
Il concerto di Gnut al Cantautori On The Rocks è stato aperto dalla voce straziante e delicata di Michele Spina.
La serata è stata particolarmente calda da tutti i punti di vista e in sala eravamo davvero tanti, che forse nemmeno si potrebbe dirlo, però avevamo tutti quanti la nostra bella mascherina a farci compagnia. Sul palco solo lui e la chitarra, la sua “ciaccarella” come gli piace chiamarla e per più di un’ora ci ha stregato, non sentivamo nemmeno più il caldo, forse.
Gnut mi ricorda gli chansonnier francesi, è stato tutto il tempo seduto con il suo strumento tra le mani e ci ha raccontato un po di questo periodo strano e assurdo tra una canzone e l’altra, rigorosamente senza scaletta. perché in fondo eravamo tra di noi. Di quanto poco abbia amato le dirette streaming chiuso nella sua stanza a fare finta che andasse tutto bene.
Ve lo ricordate quel mantra terribile che ci hanno propinato? Andrà tutto bene? Beh forse fino all’altra sera vi avrei risposto che col cavolo sarebbe andata a finire così e invece poi arriva lui, Claudio Domestico Gnut. E ti sorride e inizia a cantare. L’atmosfera diventa di colpo quella di una serata tra amici, tra persone che si vogliono bene, che vogliono stare finalmente insieme dopo tanto tempo reclusi e isolati. Gioca con le sue canzoni, cerca accordi complicati per spiegare i suoi complessi e ci racconta di quanto è bello il giro di DO regalandoci piccole perle improvvisate. Ama questo mondo e la sua vita e si vede. E noi con lui. Questa volta andrà davvero tutto bene.
Abbiamo cantato tantissimi brani, i suoi famosi “never green”, che poi lo sa che per noi lo sono, ma fa finta di non saperlo e va bene così. Anche noi giochiamo con lui.
Le sue sono canzoni che arrivano a toccarti il cuore, un cuore maltrattato e autolesionato . Per questo motivo parte del concerto non sono riuscito a vederlo molto perché avevo gli occhi velati, come di pianto, ovviamente non è così, ovviamente era tutto sudore e birra versata anche se le parole di Gnut potrebbe fare questo effetto. Arrivano come frecce scagliate a colpire basso.
Ma sono canzoni buone, positive che, per quanto possono scavare, lasciano sempre un profumo di pulito e fragranza di “ciori”, come di speranza e voglia di continuare, di non fermarti perché poi “l’ammore overo” è questo: camminare sull’acqua e crescere e diventare grandi, come creature. Portare addosso i segni, le cicatrici, guardarci allo specchio e trovare quelle ferite, che forse le nostre nonne conoscevano bene già quando eravamo piccoli.
Non ci ha concesso bis, non è andato e venuto dal palco tre o quattro volte, è stato con noi tutto il tempo e quel tempo ce lo siamo dovuti far bastare. Anche se la verità è che ci è bastato perché è stato vero, sincero. Ma voi non lo dite a Claudio, che se la prossima volta un bis ce lo concede noi siamo più contenti. Una presenza che ci ha riconciliato con il mondo, almeno per una sera. Intorno a me solo sorrisi e bella gente, tutto merito di Gnut che sembrava stesse li per ricordarci che la bellezza e i cantautori salveranno questo pianeta che non se la passa troppo bene.
Lo vedi il mio sorriso? Ora ce l’ho, ora lo so. Ed è semplice.
di Antonio Conte
Photogallery di Claudia Conte
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