Napalm Death: Throes of Joy in The Jaws of Defeatism [Recensione]

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Dopo l’uscita a febbraio 2020 di un EP, i Napalm Death tornano con un album di inediti: Throes of Joy in The Jaws of Defeatism. Album molto atteso da tutti (compreso dal sottoscritto) visto la grande distanza dal loro ultimo rilascio (cinque anni).

La band grind per eccellenza torna sulle scene con Throes of Joy in The Jaws of Defeatism, un album che, a detta della band, è un passo avanti rispetto alle ultime uscite. Un lavoro annunciato come un “cambiamento” in cui i Napalm Death sembrano aver “sposato” l’introduzione di novità mantenendo comunque lo stesso sound, più o meno.

Napalm Death

Quindi un album “libero” con cui i Napalm Death si sono presi molte libertà di composizione mentre, a livello di argomenti, la band grind-core per eccellenza in Throes of Joy in The Jaws of Defeatism torna a trattare come dai primi anni ’90 di tutte le ingiustizie ed orrori storici e contemporanei. In questo caso specifico si tratta degli “altri”: trattamento degli altri, la percezione di “altro” e la reazione “all’altro”.

In Throes of Joy in The Jaws of Defeatism la diversità delle sonorità la fa da padrone, si passa dal sound classico dei Napalm Death a canzoni che si avvicinano al post punk. Tutto questo grazie anche all’esperienza della band.

La caratteristica di questo album è sicuramente quella di esser stato composto da tutti. Infatti, come detto da Mark Greenway, ogni membro della band ha scritto riff, ha avuto idee per le canzoni, e poi tutto questo è stato unito per definire le dodici tracce che vanno a colmare la riproduzione. Spesso quando succede questo si creano dei grandi pasticci pur di accontentare tutti i membri della band. Nel caso dei Napalm Death, però, non è stato così anche grazie, forse, alla lunga carriera della band britannica che la porta ad avere tanta esperienza sull’unire tante idee in un solo laoro.

In tutto questo si ha anche un vantaggio, ovvero quello della diversità tra le tracce. Infatti, con Throes of Joy in The Jaws of Defeatism troviamo un susseguirsi di tracce diverse tra loro. Da quelle più vicine al sound duro Napalm Death come “Fuck the Factoid” e “Zero Gravitas Chamber”, al più puramente death metal di “Fluxing of The Muscle”.

Non mancano, in aggiunta, sound lontanissimi da quello che può essere il grind o il death metal, vicini a sonorità più post-punk di ogni tipo, da quello elettronico di “Joie De Ne Pas Vivre” a quello psichedelico di “A Bellyful of Salt and Spleen”. Tanti stili, tanti cambi di “genere” e ritmo, ed a dimostrazione di questo c’è “Amoral”, una canzone “calma”, e non credo che sia abituale un termine del genere per un album dei Napalm Death.

Un album quindi “libero”, che ci ha messo molto a nascere, con tante preoccupazioni da parte dei membri della band. Ma alla fine eccolo qui, Throes of Joy in The Jaws of Defeatism si dimostra essere un album “maturo” e che probabilmente farà storcere il naso ai fan “puristi” dei Napalm Death, ma poco importa.

Le tante libertà prese dalla band in questo album si sentono anche attraverso la title-track, “Throes of Joy in The Jaws of Defeatism”, con cui la band “completa” un album che può essere considerato quasi una dimostrazione d’affetto verso la libertà musicale, molto presente in questo nuovo lavoro. Un album in cui si sente il tanto impegno preso dalla band per comporlo, il tanto impegno preso per mantenere un sound “brutale” ma libero, in modo tale da creare quella diversità, punto di forza di questo album.

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Marco Mancinelli
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