Nelle sale italiane dallo scorso 8 ottobre, Lasciami andare è un thriller drammatico diretto da Stefano Mordini.
Presentato in anteprima al Festival di Venezia 2020 come film fuori concorso e in chiusura della rassegna, Lasciami andare è l’adattamento cinematografico del romanzo del 2012 Sei tornato, nato dalla penna di Christopher Coake.
Il protagonista maschile, Marco, interpretato da Stefano Accorsi, è circondato da tre presenze femminili: Anita (Serena Rossi) la nuova compagna, Clara (Maya Sansa) la ex-moglie, e Perla (Valeria Golino) la nuova arrivata.
Quando scopre che la sua compagna Anita aspetta un bambino, Marco intravede la possibilità di lasciarsi alle spalle la prematura scomparsa del figlio avuto con l’ex-moglie Clara, evento che li ha segnati nel profondo. Ma l’idillio dura poco.
Un giorno, infatti, entrambi vengono contattati dalla nuova proprietaria dell’appartamento dove vivevano prima del fatto: la donna, Perla, afferma di essere perseguitata assieme a suo figlio da una misteriosa presenza che abita la casa e che ha la voce di un bambino.
Lasciami andare è un concentrato di disperazione, speranza, rassegnazione e lealtà.
Stefano Accorsi punta tutto sull’espressività e ci riesce bene. Un ruolo non facile è quello di Marco, che è particolarmente bravo nel progettare palazzi ma che tenta ripetutamente nel ricostruire la sua vita ma fallisce miseramente.
Il suo personaggio maschile riesce comunque ad emergere e ad imporsi come il vero protagonista seppure debba destreggiarsi tra tre figure femminili potenti e così diverse tra di loro ma che possiamo riassumere in tre fasi della vita di un essere umano: passato, presente e futuro.
Clara è il passato di Marco. Una donna consumata dalla morte di suo figlio che non riesce ad andare avanti e che si aggrappa disperatamente alla possibilità di “ritrovare” in un certo senso quello che rimane del suo bambino.
Maya Sansa regala un’interpretazione vera e travolgente. Il volto di Clara è trasparente, un volto scavato dalle ombre di un passato cupo e pieno di sofferenza.
Perla è invece il presente di Marco. Un ponte per il passato e un ostacolo per il futuro. Una donna che fa leva sull’oscurità che Marco si porta dentro e che farà, purtroppo, per sempre parte di lui. La sua presenza lo costringe a rivivere nuovamente il dramma che gli ha distrutto la vita, a raccoglierne i pezzi, e ad impedirgli di lasciarlo andare.
Anita è, d’altro canto, il futuro di Marco. La luce in fondo al tunnel. Il bambino che ha in grembo è infatti il faro di speranza di un’esistenza libera dagli scheletri nell’armadio e dai fantasmi del passato ma per niente facile da raggiungere.
Passiamo ora invece ai dettagli tecnici di Lasciami andare.
La sceneggiatura pecca di quel pathos che avrebbe reso la trama più credibile ed entusiasmante. 20 buoni minuti sono fondamentalmente inutili, le parentesi filosofiche sono buttate qua e là e non particolarmente sviluppate. Per di più la morte accidentale del bambino è piuttosto banale e insoddisfacente.
Le musiche di Fabio Barovero entrano perfettamente di soppiatto in ogni frame regalando scene al cardiopalma.
Se parliamo della scenografia, una fredda e oscura Venezia fa da contorno alle vicende che s’intrecciano tra i quattro protagonisti. Se infatti eliminassimo le scene che non hanno la città riflessa nella laguna e togliessimo le voci agli attori avremmo un cortometraggio incentrato sui vicoli e sui palazzi meno conosciuti della città.
Per concludere, Lasciami andare è un film che ha del potenziale che però non viene sfruttato fino in fondo, che spreca il suo tempo in dettagli superflui, in cui la storia lotta per affermarsi e il lavoro più grande ed eccelso lo fanno gli attori.
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