Anche la settantunesima edizione del Festival di Sanremo è giunta al termine, a trionfare sono stati i Maneskin
Ad aprire le danze l’orchestra della Marina Militare che da bravi patriottici hanno eseguito l’inno di Mameli. Ma subito viene lasciato spazio ai cantanti in gara, i primi ad esibirsi Ghemon con ” Momento perfetto” e subito dopo Gaia con “Cuore Amaro“
“prendiamoci i nostri tempi, stasera non finiremo tardissimo”
Così Fiorello, entrato in scena, ha tenuto a sottolineare – senza però farci presente che il festival sarebbe finito alle 2:39 . Si torna subito alle canzoni in gara, senza perdere tanto tempo in frasi fatte e battute ormai sempre uguali che riecheggiano da festival. E dopo un anno di DAD e smartworking, è la volta di Irama e del suo videoprove essendo stato impossibilitato a presentarsi sul palco. Segue Ermal Meta – classificato terzo – con la sua “Un milione di cose da dirti”, uno dei pochi brani che è riuscito a risaltare tra la banalità e ovvietà degli altri singoli in gara.
Ermal Meta si aggiudica il Premio Miglior composizione musicale ‘Giancarlo Bigazzi’
Anche stasera fa il suo ingresso Ibrahimovic, al quale viene lasciato il palco con un monologo di dubbia successo. “Tutti possono essere Ibrahimovic“. Ma anche l’Ibrahimovic che si lascia vincere da atteggiamenti poco consoni durante una partita di calcio e insultando gli avversari? Il pubblico ne avrebbe fatto a meno di questo bel finto discorsetto.
Segue Renga con “Quando trovo te“. Possiamo confermare con estrema fermezza che questo non è stato di certo il suo anno, un brano confusionario con esplicite stonature e forzature. A risollevare la situazione gli Extraliscio e Davide Toffolo con “Bianca luce nera” un grande spettacolo degno di quel palco e un grande esempio di come tenere un palco.
Prima ospite della serata Serena Rossi, attrice, cantante e conduttrice del prossimo programma Rai “Canzone segreta“. Dopo aver omaggiato Jovanotti con il brano “A te“, annuncia la scoperta di questa edizione di Sanremo: Colapesce e Dimartino – posizionati quarti – con “Musica Leggerissima“. Ciò di cui aveva bisogno la settantunesima edizione – e non solo, un’Italia intera circondata da notizie di ospedali, vaccini e contagi – era proprio una canzone leggerissima. Un ritornello semplice da canticchiare e che arriva dritto al pubblico.
Colapesce e Dimartino si aggiudicano il Premio Lucio Dalla, assegnato dalla Sala Stampa Radio-Tv-Web.
E dopo un’insipida esibizione di Malika Ayane, la gara si ferma e assistiamo all’ennesima gag di Amadeus e Fiorello. Il tutto sembra funzionare e uno dei segreti del grande risultato ottenuto è il rapporto dominante-dominato che hanno Fiorello e Amadeus. Piace o no ma funziona.
Tornano ad esibirsi Francesca Michielin e Fedez con “Chiamami per nome” – secondi classificati. Una canzone che ha ottenuto sin da subito la sufficienza ma che non è mai riuscita a volare alto. Meritava la finale? Secondo Spotify e il pubblico sì. Di certo il brano avrebbe meritato di più se Michielin si fosse presentata da sola senza essere surclassata dall’ansia di Fedez.
È il momento della Signora della musica italiana: Ornella Vanoni che dopo qualche battuta puntigliosa, ci omaggia con una voce ancora perfetta con Una ragione in più – La musica è finita – Mi sono innamorato di te – Domani è un altro giorno. Fino ad un featuring con Francesco Gabbani con “Un sorriso dentro al pianto“.
Si riprende con l’esibizione di Willie Peyote che con il brano Mai dire Mai (La locuria) si aggiudica il Premio della Critica Mia Martini.
Mai dire Mai (La locuria) vanta un testo forte e diretto su ciò che noi italiani abbiamo passato e stiamo passando, una critica a come ci si avvicina e risolvono i problemi, il tutto in un rap e un ritornello forte che arriva dritto al pubblico. Uno stile molto vicino a quello di Caparezza.
Un’altra ospite a calcare il palco di Sanremo è stata Tecla Insolia presentando poi Orietta Berti con “Quando ti sei innamorato“. Una delle poche artiste che non ha mai sbagliato una nota – si sa, l’esperienza è già un punto in più.
Seguono altri ospiti, ed è la volta della giornalista Giovanna Botteri presentandosi con “Caro amico ti scrivo” di Dalla. Un testo mai così attuale come oggi e che riesce a spiegare il lavoro che Botteri ha svolto ormai da un anno.
Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po’
E siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
Da quando sei partito c’è una grossa novità,
L’anno vecchio è finito ormai
Ma qualcosa ancora qui non va. Si esce poco la sera compreso quando è festa
E c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra
Riprende il Festival con Bugo e la sua “E invece sì“. Un sound che porta subito alla memoria Battisti e – perché no – Dente, di certo il genere è quello. Una canzone che – a mio avviso – si distacca dagli altri brani in gara. Un pezzo portato sul palco senza tante pretese né velleità.
È la volta dei Maneskin, vincitori di questa settantunesima edizione del Festival di Sanremo.
I Maneskin sono riusciti a prendere l’attenzione del pubblico sin dalla prima serata. Anche dopo le prime accuse di plagio del brano F.D.T. (e di cui subito smentite dalla Sony) i Maneskin non sembrano essere scalfiti da nulla. Animali da palcoscenico, si impadroniscono dell’Ariston quasi a dirigere loro l’intera orchestra.
Torna Achille Lauro con il suo ultimo quadro portando sul palco “C’est la vie” e mostrandosi con rose e spine conficcate nel petto, in sottofondo commenti negativi sul suo personaggio. Seguono poi Madame con “Voce“, la quale si pensava fosse una delle favorite e La rappresentante di lista con “Amare“. Continuano ad arrivare nuovi ospiti, da Federica Pellegrini e Alberto Toma all’esibizione di Umberto Tozzi con i suoi più grandi successi.
Alle 01:06 riprende il Festival, è il turno Annalisa con “Dieci“, i Coma Cose con “Fiamme negli occhi” molto apprezzata dal pubblico ma che non è riuscita a scalare la classifica, Lo stato sociale con “Combat pop” e Random con “Torno a te“.
Gazzè torna con “Il Farmacista“, questa volta nei panni di un aitante Clark Kent pronto a trasformarsi in Superman e a schiantarsi sulle prime poltrone dell’Ariston vuoto. A seguire Noemi con la sua “Glicine” che convince sempre di più ad ogni ascolto.
A chiudere Fasma con “Parlami” e Aiello con ” Ora“. I due non sono riusciti a convincere né pubblico né tantomeno orchestra e sala stampa.
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