Il 2 aprile del 1977 nasce in Germania Michael Fassbender. Inizialmente la sua intenzione era quella di diventare un musicista ma ben presto decide di abbandonare l’idea per dedicarsi alla recitazione, scelta che ci concede di poter apprezzare particolarmente alcune sue interpretazioni.
L’esordio cinematografico di Michael Fassbender risale al 2007 in un ruolo di supporto in 300 di Zack Snyder. Si è guadagnato la fiducia del pubblico e della critica con la sua interpretazione nelle pellicole Hunger e Shame, entrambe dirette da Steve McQueen, e riuscendo la guadagnarsi per quest’ultimo la premiazione con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla 68ª Mostra del cinema di Venezia.
Sul set di La luce sugli oceani invece conosce l’attrice Alicia Vikander con cui condivide sul set il ruolo di protagonista e che diventerà sua moglie l’anno dopo l’uscita del film nelle sale cinematografiche.
Di cosa parla il film? Il titolo non è scelto a caso, anzi, racchiude la vera essenza del film. L’isola dove infatti il protagonista, interpretato appunto da Michael Fassbender, trascorrerà il resto della sua umile vita è una sorta di crocevia che guarda contemporaneamente a due oceani diversi.
Dopo la fine della prima guerra mondiale, Tom Sherbourne (Michael Fassbender) viene trasferito su un’isola australiana dopo aver accettato un impiego come guardiano del faro per restare in solitudine ed elaborare quanto accaduto durante la guerra. Il suo intento di vivere una vita solitaria però trova un ostacolo quando incontra una ragazza del posto, Isabel Graysmark (Alicia Vikander) di cui si innamora e che presto porterà all’altare.
Mentre conducono una vita semplice sull’isola, la loro quotidianità viene sconvolta dai ripetuti tentativi fallimentari di mettere su famiglia e poi dall’arrivo di una barca alla deriva che porta con sé una neonata. Tom insiste per segnalare l’accaduto ma Isabel lo convince a nascondere la vicenda e a crescere la bambina come se fosse la loro, chiamandola Lucy. Quando però incontrano la madre biologica della creatura, saranno costretti a compiere una scelta che cambierà per sempre le loro vite.
Michael Fassbender ha lavorato poi con i migliori registi ed ha spesso recitato negli adattamenti cinematografici di opere letterarie particolarmente note. Sicuramente lo ricorderete per aver condiviso il ruolo di Magneto nella saga degli X-Men con Ian McKellen.
Magneto, il cui vero nome è Max Eisenhardt anche conosciuto come Erik Magnus Lehnsherr, è un personaggio dei fumetti creato da Stan Lee, pubblicato dalla Marvel Comics. Si tratta di un mutante in grado di generare e controllare campi magnetici e attraverso di essi controllare e manipolare i metalli, soprattutto ferrosi. Tra i più potenti ed influenti mutanti della Terra, nella sua storia editoriale ha ricoperto diversi ruoli: inizialmente un supercriminale che è stato la principale nemesi degli X-Men, successivamente è diventato un loro membro ed un supereroe; ultimamente invece ricopre la figura di antieroe.
In 14 anni di carriera, Michael Fassbender non ha mai vinto un Oscar ma ha ricevuto soltanto due candidature per il suo ruolo nei film che vi raccontiamo adesso. In occasione del suo 44° compleanno vi rinfreschiamo la memoria su alcune delle sue prove attoriali di maggiore interesse.
12 anni schiavo, 2013
Se Django Unchained di Tarantino ha aperto le porte al cinema d’autore sul tema difficile della schiavitù, 12 anni schiavo le ha letteralmente spalancate.
Ci troviamo nel 1841, prima della guerra di secessione, quando Solomon Northup (Chiwetel Ejiofor), talentuoso violinista di colore, vive libero nella cittadina di Saratoga Springs (nello Stato di New York) con la moglie Anne e i figli Margaret e Alonzo finché un giorno incontra due falsi agenti di spettacolo, si fida di loro e si reca con questi a Washington, dove, dopo essere stato drogato, viene imprigionato, frustato, privato dei documenti che certificano la sua libertà e portato in Louisiana, dove rimarrà in schiavitù fino al 1853. Nei dodici anni di schiavitù cambierà per tre volte padrone e lavorerà principalmente nella piantagione di cotone del perfido schiavista Edwin Epps (Michael Fassbender).
Tra la crudeltà di Epps ed alcuni inaspettati quanto rari atti di bontà, Solomon dovrà lottare non solo per sopravvivere, ma anche per conservare la propria dignità.
Steve Jobs, 2015
La pellicola, che vede appunto Michael Fassbender protagonista, si basa sulla biografia autorizzata Steve Jobs, scritta da Walter Isaacson e pubblicata nel 2011. Si tratta del secondo film biografico su Steve Jobs dopo Jobs di Joshua Michael Stern risalente al 2013 e che si concentrava però sul periodo dal 1971, periodo in cui visse come hippy, al 2000, poco prima dell’invenzione dell’iPod.
Il film racconta la personalità di Jobs più che la sua storia, e si compone di tre atti ben delineati e separati l’uno dall’altro, ovvero l’ultima mezz’ora che precede le conferenze di presentazione del primo Macintosh, del NEXT e dell’iMac.
Perché va visto? Per conoscere cosa si nasconde dietro il leader carismatico della Apple, perché nonostante non sia stato accolto al botteghino come sperato, già la sola sceneggiatura firmata Aaron Sorkin vale di per sé l’idea di passare due ore
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