Per non dimenticare. Questa frase si sente spesso pronunciare in occasione della Giornata della Memoria, giornata che si celebra il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime dell’Olocausto. Io invece voglio usare queste tre parole anche oggi, 26 aprile, per ricordare la catastrofe nucleare che si verificò 35 anni fa a Chernobyl.
La cronologia del disastro
1970 – ha inizio la costruzione di Pripyat, una tipica ‘città atomica’, progettata con lo scopo di accogliere esclusivamente gli impiegati delle centrali nucleari e le loro famiglie.
1972 – viene deciso il tipo di reattori nucleari da impiantare a Chernobyl.
1977 – il primo reattore entra in funzione seguito poco dopo dal secondo.
1982 – si verifica una parziale fusione del nocciolo del reattore n.1, di cui non si conoscerà la reale portata fino all’85.
25 aprile 1986, ore 1:00 – comincia il test di sicurezza.
Ore 14 – il reattore continua a rimanere al 50% della potenza per nove ore in più del previsto, secondo quanto richiesto dalle autorità ucraine.
26 aprile, ore 0:00 – il supervisore Aleksandr Akimov entra nella sala di controllo puntuale per il turno notturno.
Nell’ora successiva vengono rimosse le barre di moderazione rivestite in grafite che riducono la fissione nucleare all’interno del nocciolo. La potenza scende drasticamente da 1.500 a 30 MWt, cosa che preoccupa Akimov ma Anatoly Dyatlov lo obbliga a proseguire, per poi assestarsi a 200.
Ore 1:19 – i sistemi di spegnimento automatico vengono esclusi, saltano i tappi delle condutture di combustibile e la pressione del vapore procede in caduta libera.
Ore 1:23:40 – Akimov preme il pulsante di sicurezza AZ-5 e tenta di sganciare le barre senza successo.
1:23:45 – è l’ora del disastro. Dopo una prima esplosione che disintegra il combustibile, una seconda scaglia in aria il coperchio del reattore scatenando il rilascio delle radiazioni.
Vengono chiamati i pompieri per spegnere l’incendio ma alcuni di loro iniziano a manifestare i primi sintomi dovuti alla contaminazione da radiazioni e alla grafite presente sul terreno circostante.
Djatlov convoca il direttore dell’impianto Viktor Bryukhanov e l’ingegnere Nikolai Fomin, ma la gravità dell’incidente viene sottovalutata e si rende necessario l’intervento di Gorbačëv che organizza un comitato per capire cosa stia succedendo a Chernobyl. A dover valutare la situazione sono il viceministro Boris Ščerbina (Stellan Skarsgård) e il professor Valerij Legasov (uno straordinario Jared Harris).
Qualche giorno dopo si presenta il pericolo di un’esplosione termica che viene scongiurato quando tre persone si offrono volontarie per entrare nei serbatoi pieni d’acqua e pomparla all’esterno dell’impianto.
Si procede poi con la decontaminazione e con l’evacuazione dei residenti mentre il vento trasporta le radiazioni e tavolette di iodio vengono distribuite in tutto il Paese.
Akimov morirà meno di un mese dopo a causa delle ustioni su tutto il corpo, Bryukhanov e Dyatlov trascorreranno 5 anni in carcere in quanto responsabili della catastrofe. Moriranno rispettivamente nel ’91 e nel ’95. Anche lo stesso Valerij Legasov morirà suicida due anni dopo l’incidente.
Il 14 dicembre del 1986 verrà completato il celebre ‘sarcofago’ mentre l’anno dopo verranno interrotti i lavori di costruzione dei blocchi 5 e 6 fino a quando nel 2000 verrà disattivato anche il reattore 3, l’ultimo rimasto in funzione a Chernobyl.
I fatti nudi e crudi raccontati dalla serie omonima
Quanto accadde quella tragica notte del 26 aprile 1986, con le conseguenze dei giorni successivi, è stato portato all’attenzione dell’opinione pubblica dalla miniserie omonima.
I personaggi e gli eventi narrati che compaiono in Chernobyl sono tutti realmente accaduti, così come le registrazioni che si sentono nel corso delle cinque puntate sono le originali dell’epoca. L’unica eccezione è Ulana Khomyuk, fisica nucleare interpretata da Emily Watson, è un personaggio appositamente creato per rendere omaggio alla comunità scientifica che ha dato il suo contributo negli anni successivi all’incidente.
La miniserie non ha solo sconvolto gli spettatori ma anche gli stessi protagonisti dello storico incidente, anche tragiche: Nagashibay Zhusupov, che fu tra i primi soccorritori presso la centrale nucleare, dopo aver visto in tv la miniserie non è riuscito a sopportare il dolore dei ricordi e si è tolto la vita gettandosi dal tetto di un palazzo il 15 luglio 2019.
Dov’è stata realizzata la serie? Data l’impossibilità di girare nei luoghi teatro dell’incidente le riprese della serie sono state ambientate in altre location simili alle originali, come la centrale dismessa di Ignalina in Lituania (considerata «gemella» di Chernobyl) e il quartiere residenziale di Vilnius Fabijoniskes.
Peraltro la messa in onda della serie ha contribuito ad aumentare il flusso di turisti, e del cosiddetto ‘turismo nero’, che hanno voluto visitare Pryp”jat’ e l’area della centrale nucleare o i luoghi in cui è stata girata la serie.
La7 li ripropone ancora una volta proprio in occasione del 35° anniversario: stasera infatti andranno in onda in prima serata gli ultimi episodi della miniserie, che ha ottenuto complessivamente 42 premi, tra cui 10 Emmy, 2 Golden Globe e 1 Grammy ha dimostrazione di essere la serie tv più bella del 2019 ed una delle migliori di sempre.
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