Napoleone Bonaparte (1769-1821): la sua mania per la raffigurazione e i falsi miti legati alla sua immagine

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In molti casi a nomi altisonanti della storia europea non riusciamo a collegare un’immagine che li ritragga nel loro aspetto fisico. Non è sicuramente questo il caso di Napoleone Bonaparte, personaggio storico di cui tutti ricordiamo almeno la statura e il suo inconfondibile cappello bicorno.

Possediamo centinaia di immagini raffiguranti il prima comandante e poi imperatore Napoleone, e questo ha contribuito a rendere nota la sua immagine fino ai nostri giorni, ma perché si faceva ritrarre così tanto?

Visto l’elevato numero di ritratti, si potrebbe ipotizzare una forma di narcisismo. In realtà, anche se il narcisismo non è del tutto da escludere, sappiamo che Napoleone, soprattuto dal momento di massima notorietà raggiunta, non si prestò più a posare davanti ai pittori, negando la sua presenza addirittura al validissimo pittore Jacques Louis David. Infatti, lasciava loro ulteriori ritratti ed uniformi come modelli da seguire.

Dietro il pedissequo ricorrere alle immagini, c’era più che altro l’intuizione che queste potessero aiutarlo nella sua campagna politica. Napoleone gli attribuiva una funzione propagandistica, in grado di rafforzare il consenso nei confronti del suo Impero. Non a caso, l’immagine che diffondeva di sé variava a seconda del livello raggiunto e dello scopo per cui era stata creata.

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Jean Auguste Dominique Ingres Bonaparte, primo console 1803.

In tal senso i suoi ritratti divengono veri e propri biglietti da visita da inviare nelle altre corti per mostrare, attraverso specifici dettagli iconografici, la sua personalità profondamente carismatica. Proprio per questo non dobbiamo stupirci se ci sembrano tutti uguali. Alcuni gesti, infatti, ritornano in ogni ritratto perché devono essere simbolo di una determinata caratteristica dell’uomo rappresentato.

Proprio su questo, molto spesso si sono generati dei veri e propri falsi miti. Si dice, per esempio, che Napoleone si facesse ritrarre con una mano nel gilet perché soffriva di mal di stomaco, ma in realtà questa è solo una simpatica presa in giro. Il gesto di tenersi la mano all’altezza del petto indicava un carattere clemente, una mente ponderante e poco istintiva. Così si facevano raffigurare anche gli uomini politici di epoca greca come per esempio Eschine.

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Eschine nella postura con la mano nascosta

Altra credenza, quella della sua bassa statura. Sebbene Napoleone non dovesse essere stato particolarmente alto (pare che fosse di un metro e sessantanove centimetri), in realtà la sua altezza doveva essere nella media, considerando il fatto che a inizio Ottocento la statura media di un francese era di un metro e sessantaquattro centimetri.

Sempre presente la sua uniforme, a ricordare che era prima di tutto un soldato, ad eccezione di qualche ritratto imperiale.

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Jacques-Louis David, L’incoronazione di Napoleone, 1805, Museo del Louvre.

È vero che si incoronò da solo, prendendo la corona dalle mani di papa Pio VII, il 2 dicembre 1804, ma non si autoproclamò imperatore; fu, infatti, il Senato francese a farlo il 18 maggio 1804.

La passione per la raffigurazione classica

Molti degli attributi iconografici visti finora, insieme ad altri, fanno parte dell’iconografia classica dell’imperatore e delle strategie propagandistiche del periodo classico romano. Il primo a capire la potenza e l’eloquenza delle immagini fu infatti Giulio Cesare e poi l’imperatore Ottaviano Augusto, il quale spargeva statue ritraenti la sua figura in giro per l’impero, per farsi conoscere dai sudditi.

Ricorrenti sono, inoltre, anche le raffigurazioni di profilo del condottiero francese e la stampa di queste sul conio corrente. Questa era usanza tipicamente romana, infatti spesso gli imperatori facevano incidere sulle monete correnti i propri profili, alludendo con i propri volti a quelli delle divinità.

Napoleone promotore del Neoclassicismo

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Canova, Napoleone Bonaparte come Marte pacificatore, 1803-1806

Canova aveva scolpito tra il 1803 e il 1806 Napoleone Bonaparte come Marte Pacificatore, raffigurato in nudo eroico. All’imperatore viene attribuito il corpo perfetto di un dio greco, secondo le stesse modalità con cui gli antichi Romani rappresentavano Augusto divinizzato.

Il caso di questa statua descrive benissimo, lo spirito artistico in cui si muovevano gli artisti di fine XVIII e inizio XIX secolo. In questo periodo si diffonde infatti il Neoclassicismo, corrente culturale ispirata dal mondo antico.

L’arte greca e romana diventa modello da imitare per l’artista neoclassico, che guarda con ammirazione la recente scoperta delle città sepolte di Ercolano e Pompei e studia attentamente gli scritti di Winckelmann riguardanti la storia dell’arte delle antichità e la formulazione di principi estetici basati sull’imitazione di quelli antichi.

Eleonora Turli
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