Everything Everywhere All at Once – Recensione

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Si può portare qualcosa di nuovo al cinema, uscendo dal filone delle saghe e dei grandi franchise? Everything Everywhere All at Once prova a dare la risposta a questa domanda.

Il film gioca con il concetto di fantascienza, portando in sala un racconto in grado di mescolare importanti temi con uno stile action leggero e frizzante. Il multiverso è il pilastro intorno a cui ruota il racconto, portando una rappresentazione di questo concetto davvero completa e esaltante per tutti gli appassionati del genere.

Il film è nelle sale italiane dal 6 ottobre, e arriva dopo aver raccolto un buon successo negli Stati Uniti. Uscito nella scorsa primavera, nel corso dei mesi ha ottenuto circa 70 milioni di dollari al box office statunitense.

Everything Everywhere All at Once

Everything Everywhere All at Once: sinossi

Everything Everywhere All at Once si compone di tre differenti parti, che corrispondono a tre ben specifici atti. La storia prende il via in maniera piuttosto semplice: Evelyn e suo figlio Waymond sono sposati da molti anni, hanno una figlia e gestiscono una lavanderia a gettoni. La loro vita insieme, dopo un incipit pieno di speranze, è diventata cupa, triste e monotona. Soprattutto Evelyn ha del tutto dimenticato quali sono le sue aspirazioni, e ha smesso di sorridere.

Proprio in questo frangente si ritrova coinvolta in una guerra multiversale. Una ignota creatura sta prendendo di mira le molte realtà che compongono il multiverso, e solo Evelyn sembra in grado di fermarla, una sorta di prescelta (e il paragone con Matrix è davvero appropriato in questo caso). Questa esperienza offrirà a Evelyn l’occasione di esplorare le molte possibilità a cui ha rinunciato nel corso della sua vita. Fino ad arrivare al vero cuore del racconto di Everything Everywhere All at Once: il rapporto con suo marito Waymond e con suo figlia Joy.

Everything Everywhere All at Once

Regia, sceneggiatura e cast

Alla regia e alla sceneggiatura di Everything Everywhere All at Once troviamo Daniel Kwan e Daniel Scheinert. I due hanno lavorato con grande sinergia, e il loro doppio ruoli di registi e sceneggiatori è un vero e proprio vantaggio per la buona riuscita del film. Il concetto di multiverso a volte può risultare molto ostico, ma i due registi sono riusciti a costruire un racconto in grado di rendere lo svolgimento chiaro e comprensibile anche ai meno avvezzi alla fantascienza.

La pellicola ha un buon ritmo, dove è l’azione a farla da padrona. Non è la sola protagonista: il ritmo rallenta nei momenti più intensi dal punto di vista emotivo. Ha un minutaggio di poco superiore alle due ore, perfetto per curare la narrazione nei minimi dettagli. Un punto a favore è il taglio registico dato alle sequenze più action, giocando molto sul citazionismo verso i film sulle arti marziali tipici degli anni ’70 e ’80.

Everything Everywhere All at Once ha un cast notevole. Michelle Yeoh è la protagonista Evelyn Quan Wang, mentre torna al cinema Jonathan Ke Quan, per il ruolo di Waymond Wang. L’attore è molto noto per il suo ruolo in I Goonies. Spicca la presenza di Jamie Lee Curtis, nel ruolo di Deirdre Beaubeirdre, una arcigna impiegata che si ritrova a ostacolare i coniugi Wang.

Everything Everywhere All at Once

Le tematiche

Everything Everywhere All at Once porta ad un nuovo livello la rappresentazione del multiverso, giocando sull’esagerazione e spingendo il racconto al limite, verso l’assurdo e a volte il no sense. Il risultato è più che buona, portando lo spettatore a restare stupito davanti allo schermo, generando risate genuine con un umorismo fresco e intelligente.

Il multiverso di Everything Everywhere All at Once non è altro che un mezzo attraverso il quale esprimere dei temi più profondi, in grado di portare ogni spettatore a riflettere sul peso delle proprie scelte. Lo scopo del film è quello di far notare quanto ogni minima scelta possa influenzare il proprio futuro, e quanto ognuno abbia il diritto di esplorare le proprie passioni o impegnarsi per agguantare i propri sogni.

Al tempo stesso porta in scena il conflitto generazionale, che mette di fronte l’insoddisfazione dei genitori con la frustrazione dei figli, troppo spesso oggetto di aspettative. Il conflitto generazionale non è solo tra Joy e Evelyn, ma anche con il padre di quest’ultima. I due registi hanno ottenuto un film con più chiavi di lettura, pronto a parlare a generazioni differenti.

Everything Everywhere All at Once

Un film da vedere?

Everything Everywhere All at Once è un film che merita davvero la visione in sala. Vederlo al cinema, lontani dalle ogni distrazione, genera il perfetto effetto di coinvolgimento necessario per apprezzare pienamente questa pellicola. Poco più di due ore di follia, per un film che promette di diventare un vero e proprio cult.

Everything Everywhere All at Once è nelle sale italiane dal 6 ottobre.

Andrea Prosperi
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