Con la grinta di Rosso di rabbia, Anastasio è approdato a Sanremo 2020. Il cantautore campano si è classificato tredicesimo.
Dopo la vittoria ad X Factor nel 2018 che ha consacrato la sua fama, Anastasio continua a collezionare successi. Alla sua partecipazione a Sanremo è seguita l’uscita del suo primo album, Atto zero, pubblicato il 7 febbraio e composto da undici tracce. A precedere Atto Zero c’è stato un EP, La fine del mondo, ed una serie di singoli.
- Atto zero
- Narciso
- Straniero
- Cronache di gioventù metese
- Rosso di rabbia
- Il sabotatore
- Il giro di do
- Castelli di carte
- VBBN
- Il fattaccio del vicolo del Moro
- Quando tutto questo finirà
Dall’11 febbraio è iniziato il suo instore tour che terminerà il 20 febbraio a Padova.
Un tredicesimo posto, quello in classifica, troppo in basso per una personalità artistica originale come quella di Anastasio. Atto Zero è un tripudio di emozioni tutte diverse tra loro; il talento del giovane rapper è insito nella capacità di calarci a pieno all’interno di vere e proprie storie, anziché semplici testi.
Atto Zero: le tematiche
Pensieri, monologhi, racconti e storie di vita; in questo suo primo disco, Anastasio non si ferma mai ad un’unica forma per interpretare ciò che ha da dire.
Notevole il contrasto tra due tracce che nell’album sono state situate – forse appositamente – vicino: la crudezza de “Il sabotatore” e la leggerezza de “Il giro di Do”, diametralmente opposte dal punto di vista stilistico. Il sabotatore è la storia di una provocazione, di un’ostinata volontà di essere controcorrente e farlo anche se comporta la perdita di qualcosa. Il brano successivo – Il giro di Do – è più leggero sia a livello musicale che a livello contenutistico, anche se un accenno provocatorio rimane.
Tu pensa un po’
Cosa ho fatto con un giro di do
Ci ho fatto incazzare i musicisti, quelli seri
Sì, tu pensa un po’, oh-oh
Avete studiato anni e invece io
Cantautore mediocre e svogliato
Però che conosce un giro di do, oh-oh
Fragilità, alienazione, ribellione, rabbia, e voglia di libertà: l’essere umano è analizzato a tutto tondo senza tralasciare nulla. I momenti difficili a cui Anastasio dà voce sono esplicitati senza scadere nel deprimente. A trasparire è il desiderio di vivere la vita pienamente, assumendosi ogni rischio possibile e andando incontro anche alle proprie debolezze.
Lo sai che la natura prende sempre per il culo
E nemmeno nella roccia ci puoi credere
Che goccia dopo goccia si corrode pure l’Everest
Figurati me, che figura di merda
Quante volte son caduto con il culo per terra
Ma una carta dopo l’altra che ne sai
Magari tiro su Versailles
Ma non ti basterà
Questo castello sai che crollerà
La fragilità non è una qualità
Però mi godo l’equilibrio secondo per secondo
Non mi aspetto niente sono nato pronto
Rosso di rabbia, come già detto, è stato il brano con cui Anastasio ha partecipato al festival. Una grinta palpabile, quella del testo, accompagnata da un’esecuzione che le ha reso propriamente giustizia. Ed è proprio questo che riesce particolarmente bene ad Anastasio: il fatto di dare vita agli argomenti da lui trattati, animando le emozioni a cui fa riferimento.
Straordinario anche nel brano Il fattaccio del vicolo del Moro, tratto dal monologo “Er fattaccio” di Americo Giuliani reso celebre in passato da Gigi Proietti. È la storia di una famiglia disfunzionale, del rapporto difficile tra una madre e i suoi figli e, nello specifico, tra i due fratelli. La sequenza di picchi e avvallamenti nell’esecuzione da parte di Anastasio termina in un climax finale ascendente di una carica emotiva estremamente intensa, che quasi induce un’immagine vivida di ciò è raccontato.
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