Robokiller, l’esordio dei Thing Mote – Recensione

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I Thing Mote sono una band veronese dal sound potente e corposo. Dopo un primo EP finalmente il 5 Giugno è uscito Robokiller, il loro album d’esordio. Dieci brani cantati in inglese e suonati con l’energia di chi vuole subito ritagliarsi un posto nel panorama rock italiano.

Spesso si dice che il rock’n’roll è morto, seppellitto dal revival dei sintetizzatori anni 80, da un itpop che ruba sempre più spazio nelle classifiche di vendita e streaming ma un comunità appassionata alle chitarre ed alle distorsioni in Italia è sempre rimasta vitale, lo dimostra l’esordio dei Thing Mote, al secolo Pietro Donnarumma, Giuliano Fasoli, Fabio Dai Prè e Tommaso Zanardi.

Il filo conduttore che tiene insieme tutti i brani, rendendo questo disco molto vicino ad un concept album è la riflessione sulla progressiva perdita di umanità e del rapporto che lega l’uomo alla tecnologia in questi strani giorni. Un album che potrebbe fare da ideale colonna sonora a serie tv distopiche come Black Mirror o Mr. Robot. Basta ascoltare il singolo d’esordio Her per averne cofnerma.

Thing Mote
I Thing Mote

Sono gli stessi componenti della band a confortare questa associazione di idee legata alla loro musica:

‹‹Viviamo in una società ormai incentrata sulla comunicazione digitale, ognuno
di noi ormai ha una vita reale e una vita virtuale, con il rischio di non
riconoscere più quale sia quella vera. La tecnologia quindi, invade il nostro
quotidiano, mutandoci nel profondo, anche inconsciamente. Attenzione, l’album
non vuole essere una sorta di manifesto luddista, ma anzi, vuole essere uno
spunto di riflessione, estremizzando talvolta alcune situazioni: Robokiller
rappresenta quindi una sorta di “Black Mirror” musicale, ovviamente in chiave
rock.››

Robokiller è un tentativo di affrancarsi dalle sonorità imperanti per seguire la propria voce, accompagnandola non solo ai canoni classici del rock non solo italiano ma anche europeo, ma non lascia la porta chiusa alle contaminazioni. Il disco dei Thing Mote ci sbatte addosso un bel po’ di quella rabbia che molte band nate tra la fine degli anni 90 e i primi 2000 avevano saputo tramutare in dischi di successo per il pubblico e per la critica. Staremo a vedere come proseguirà il percorso della band veronese.

Raffaele Calvanese
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