A vent’anni dagli eventi che hanno plasmato l’inizio del ventunesimo secolo, vogliamo raccontare quel giorno attraverso gli occhi della settima arte.
Dov’eri quando sono cadute le Torri Gemelle? Che impatto ha avuto l’11 settembre 2001 sulla tua vita?
Queste sono le domande che ognuno di noi si è sentito dire almeno una volta nella propria vita. Io, ad esempio, ricordo l’interruzione della Melevisione. Per una bambina di otto anni, comprenderete, che è stato abbastanza traumatico. Tonio Cartonio ha lasciato spazio ad un’edizione speciale del Tg3: inconcepibile!
Eppure è stato così. Solo qualche giorno dopo ho iniziato a capire l’entità della gravità di quell’attacco durato 102 minuti. Solo anni dopo ho compreso la centralità e l’iconicità che hanno reso le Torri Gemelle un obiettivo così ghiotto per la distruzione dell’Occidente. Quei due simboli di forza sulla Brooklyn Promenade hanno lasciato il posto ai fiori commemorativi e alle candele che sovrastano la loro assenza, agli appelli per la ricostruzione, ai doppi fasci di riflettori, al Memoriale dove le impronte esatte delle torri sono resi come vuoti eterni.
Oggi, esattamente a vent’anni dall’11 settembre 2001, dall’evento che ha sconvolto il Nuovo Millennio, voglio riavvolgere il nastro e tornare a parlare di quei momenti che cambiarono la Storia.
Sono stata sempre convinta che la storia va mostrata, non spiegata. Le immagini, i video, le testimonianze hanno un impatto diverso dal semplice paragrafo su un libro scolastico, magari letto svogliatamente tra uno spuntino ed un giro social. Quella di vent’anni fa è stata una giornata ricolma di immagini, rimaste indelebili per chi c’era e per chi è arrivato dopo. Immagini apocalittiche, violente, spettrali, surreali, personali, strazianti. Impossibili da dimenticare.
Gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 sono stati catturati da fotografi, giornalisti, passanti, primi soccorritori, telecamere di sicurezza, agenti dell’FBI. Le immagini documentano la tragedia, il caos, la disperazione, il dramma, l’assuefazione, l’impotenza e poi il nulla di quella giornata. Dalle viste panoramiche del fumo che si alza sullo skyline di New York ai primi piani delle persone che scappano lungo una strada ricoperta di polvere di cenere. Dalle torri che si sbriciolano sotto gli occhi increduli del mondo ad una Manhattan palcoscenico di devastazione.
A vent’anni dagli attentati terroristici dell’11 settembre 2001, è sorprendente come siano pochi i film e le serie tv sugli eventi direttamente collegati a quel giorno.
E’ più facile trovare pellicole che parlino dell’11 settembre 2001 in maniera indiretta o attraverso citazioni e racconti di varia natura. E’ un argomento, evidentemente, troppo impegnativo per i registi, spinoso per gli sceneggiatori, complesso da portare in scena per gli attori che si devono immedesimare in eventi che li riguardano da vicino, troppo da vicino. Soprattutto quando esistono decine e decine di documentari che presentano centinaia di ore di filmati preso dal reale.
Se ci pensate bene, ci sono pochissimi film – meritevoli, intendo – che trattano il tema dell’11 settembre 2001. E, il più delle volte, lo fanno attraverso le storie di alcuni personaggi che cercano con tutte le loro forze di elaborare le proprie esperienze e superare quell’evento così doloroso. Reign Over Me con Adam Sandler, Extremely Loud and Incredibly Close con Tom Hanks e The Reluctant Fundamentalist con Riz Ahmed, raccontano storie di sopravvissuti, ma nessuno affronta direttamente gli attacchi.
A dir la verità, direi meglio così. Non dimentichiamoci che la maggior parte delle persone oggi conosce gli eventi degli attacchi e le sue conseguenze, con la dichiarazione di guerra, la missione afghana e la caccia ai talebani, ma questa è un’altra storia. Tuttavia, molti sono ancora ignari su alcuni aspetti di quel drammatico giorno. Forse, anche per questo motivo, molti registi nel corso degli anni hanno manifestato il loro interesse, realizzando documentari, lungometraggi e docudrama sull’argomento.
Tra l’abbondanza irrilevante e lavori che potevano avere un potenziale in più, da considerare è l’opera 11’09’’01 – 11 Settembre 2001. Non perché sia migliore delle altre, anzi, a volte sembra di essere testimoni invisibili e strazianti di un lavoro pieno di momenti di dolore e rabbia perenne. Tuttavia, voglio citarlo per la sua originalità.
Si tratta, infatti, di 11 corti girati da 11 diversi registi di 11 paesi, ciascuno della durata simbolica di 11 minuti, 9 secondi e 1 fotogramma – World Trade Center, 9/11 Senza scampo, United 93, La 25esima ora, Molto forte incredibilmente vicino, Remember me, Fahrenheit 9/11, Reign over me, Qualche giorno a settembre.
Gli 11 registi – Youssef Chahine, Amos Gitai, Alejandro González Iñárritu, Shohei Imamura, Claude Lelouch, Ken Loach, Samira Makhmalbaf, Mira Nair, Idrissa Ouedraogo, Sean Penn, Danis Tanovic – affermano una pluralità frammentarie ed irregolare di prospettive sulla tragedia, rappresentando una completa libertà di espressione. La maggior parte degli episodi sono sinceri e prevedibili.
L’episodio peggiore appartiene al regista francese Claude Lelouch che ha cercato in malo modo di costruire una narrazione romantica intorno agli eventi di quel giorno. Come pochi altri è riuscito a sminuire la tragedia e a banalizzare le motivazioni politiche di quell’attacco. Un lavoro indulgente e semplicistico, dove gli attentati terroristici sono “usati” come sfondo della melensa storia d’amore tra una donna francese sorda ed il suo fidanzato americano.
Sono stata ugualmente a disagio durante i contributi di Sean Penn e Alejandro González Iñárritu. Entrambi sembrano che si siano sforzati un po’ troppo per cercare di suscitare un briciolo di emozione. Un sentimento che non mi ha mai sfiorata. Parte del mio disagio nasce dalla confusione delle immagini, dalla narrazione pigra, dalla tragedia dell’11 settembre 2001 sventolata senza un filo logico.
Il più brillante è il segmento di Idrissa Ouedraogo che riesce a trovare un amaro umorismo sul tema con una storia di cinque ragazzini del Burkina-Faso che cercano una ricompensa multimilionaria per aver catturato un mullah barbuto che credono sia Bin Laden. Il regista si fa protagonista di un cambio di ritmo interessante durante l’arco del film.
La sequenza più commovente, invece, è quella della regista più giovane, la ventunenne iraniana Samira Makhmalbaf. Racconta di un’insegnate che cerca di spiegare ad una classe di studenti rifugiati afghani che vivono in Iran che cosa sia stato l’attacco alle Torri Gemelle. Uno sguardo stimolante, angoscioso e agghiacciante. Un’allegoria sulla pace. Un messaggio semplice e diretto che fa percepire il senso di quella data. Ci ricorda il ruolo cruciale dell’educazione, dell’empatia e della comprensione.
Youssef Chahine segue, invece, la storia di un regista che cancella una conferenza stampa dopo aver sentito degli attentati negli Stati Uniti. E poi si confronta con i fantasmi di due soldati che gli chiedono di raccontare le loro storie individuali. Uno dei due è un marine americano che è stato ucciso durante l’invasione israeliana del Libano nel 1983. L’altro è quello di un giovane palestinese, ucciso durante la repressione israeliana dell’Intifada. Due storie che non sono tanto lontane da quelle dell’11 settembre 2001.
Il contributo più forte e, senza dubbio, migliore è quello di Ken Loach. Ed è proprio qui che mi voglio soffermare, che voglio spendere qualche parola in più. Perché se 11’09”01 è, a mio avviso, memorabile è per il suo racconto, per la sua storia dimentica.
Il regista porta in scena la storia di un cantante cileno in esilio che invia una lettera di cordoglio ai parenti delle vittime delle Torri Gemelle. Il cortometraggio ha il pregio di ricordare un altro feroce 11 settembre, il colpo di stato al Palacio de la Moneda organizzato da Kissinger e dalla CIA, che rovesciò il governo socialista di Allende, suicida in quelle ore, nel 1973 e mise al potere Pinochet. Sullo sfondo di una Guerra Fredda senza esclusioni di colpi, in Cile va in scena il terrore: le torture e le persecuzioni agli oppositori del regime, le libertà sospese, le esecuzioni sommarie, le 40 mila vittime dimenticata del regime di Pinochet. Tutto con l’appoggio insensato degli Stati Uniti.
Loach è stato lucido e diretto nel ricordarci che esiste anche un altro 11 settembre, uno che ha cancellato un’ideale, che ha ucciso un’altra democrazia. Un altro 11 settembre le cui vittime sono state rimosse dalla memoria collettiva. Dei protagonisti invisibili di una storia che non viene raccontata.
Oggi, a distanza di vent’anni dall’11 settembre 2001, il mondo ignorerà l’altro 11 settembre, dove un colpo di Stato fascista, appoggiato dagli Stati Uniti, rovesciò un governo eletto legittimamente dal popolo. Un attacco alla democrazia. Quella stessa democrazia che l’America ha preteso di esportare dopo l’11 settembre 2001.
Quello che ci troviamo davanti con 11’09’’01 – 11 Settembre 2001 è un’antologia di disparate riprese sull’evento che ha segnato un paese e spaventato il resto del mondo. 11 punti di vista che appartengono un po’ a tutti noi che vale davvero la pena vederli, discuterne e pensarci su.
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