La rappresentazione delle minoranze – Dal teatro greco a Batwoman

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Diciamolo chiaramente: il titolo di questo articolo è un po’ pretenzioso, ma nasconde in sé una volontà molto più semplice e meno complessa. In un periodo come il nostro, scosso dal movimento del Black Lives Matter, tante altre rivendicazioni sono emerse, segno dei tempi che corrono. Per questo può essere passata in sordina una dichiarazione da parte della produzione della serie tv Batwoman, dichiarazione che può effettivamente fare da cartina tornasole dei nostri tempi. Ma andiamo con ordine.

Chi è Batwoman

Batwoman è un personaggio omosessuale. Kate Kane, cugina del più celebre Bruce Wayne, è stata portata in scena, per questa prima stagione, da Ruby Rose, attrice e conduttrice omosessuale. L’attrice ha purtroppo deciso di lasciare la serie alla fine della prima stagione, e la produzione ha dichiarato che la sostituta sarà anche lei omosessuale. Perché è così importante che l’orientamento sessuale del personaggio e dell’interprete siano identici?

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In un mondo ideale la risposta sarebbe piuttosto semplice: il ruolo andrebbe assegnato al più meritevole. Purtroppo non viviamo in un mondo ideale, ma in una realtà dove le discriminazioni verso le minoranze sono ancora oggi all’ordine del giorno (proprio di questi giorni la notizia di una aggressione a Pescara da parte di un gruppo di omofobi). E non sono neanche limitate ai nostri tempi.

Nel teatro greco, infatti, alle donne non era permesso recitare. I ruoli femminili erano portati in scena, sul palco, da attori uomini. Non c’era spazio per le donne, discriminate e tenute fuori dai loro stessi ruoli. Certo, è un paragone forte, che unisce due momenti della storia, il nostro presente e il passato greco, lontani più di duemila anni, ma che riesce a rendere l’idea di quanto l’attuale volontà di rappresentazione sia tutt’altro che una novità.

Per questo appellarsi a un semplice concetto di competenza e qualità non può essere, oggi, il semplice criterio di scelta per i ruoli portati in scena, si tratti di cinema o serie televisive. Un simile criterio può tornare a essere imperante un domani, quando le discriminazioni saranno state eliminate nei fatti e non solo nelle parole. Un principio simile a quello delle quote rosa, che può apparire contraddittorio, ma che si rivela necessario là dove la presenza di donne, in determinati ruoli, non sia garantita.

Una forma di discriminazione che va oltre i generi e l’orientamento sessuale, ma che impegna anche il campo della discriminazione etnica: agli ultimi Oscar, nelle categorie dedicate agli attori, su venti candidati totali, tra uomini e donne, era presente una solo nomination per una donna afroamericana. Un segnale che dovrebbe far riflettere su quanti pochi ruoli di valore vengano affidate agli attori afroamericani, nonostante le istante portate dentro e fuori lo schermo negli ultimi anni.

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Infine non va dimenticata l’importanza stessa dello star system e dell’intrattenimento nel diffondere idee e rompere gli stereotipi (come anche nel perpetrarli). Batwoman nella prima stagione ha saputo più volte affrontare il tema dell’omosessualità e della sua accettazione ma, come è importante saper portare sullo schermo queste tematiche, è anche importante che a farlo siano persone appartenenti a queste stesse minoranze, proprio per dimostrare che tali istanze sono parte stessa della vita di chi le interpreta. Può sembrare un discorso ridondante, o moralista, ma per comprenderlo è necessario entrare nella prospettiva di queste stesse minoranze, un compito non proprio facile per un maschio bianco etero.

Per comprenderlo possiamo citare uno scambio avvenuto all’interno della puntata quattordici della prima stagione di Batwoman, in cui Sophie, interesse amoroso della protagonista, rivela a sua madre di essere omosessuale. La donna prende decisamente male la rivelazione, invitando la figlia a riflettere, dicendole come il mondo sia già troppo difficile per una donna nera, senza che venga aggiunta la sua omosessualità. Sophie risponde in maniera a dir poco iconica, esprimendo alla madre come tutto ciò lei non lo abbia chiesto, ma si tratta comunque di caratteristiche la definiscono.

Andrea Prosperi
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