Con quell’aura da poeta maledetto, Franco Califano è stato uno dei protagonisti della grande canzone italiana. A rendergli omaggio ci provano gli autori Isabella Aguilar, Guido Iuculano, il regista Alessandro Angelini e Leo Gassmann – nipote e figlio d’arte, al suo esordio come attore – con il film tv Califano, un progetto nato proprio per raccontare l’artista e l’essere umano che nessuno ha mai raccontato per rendere giustizia a quello che è stato e mettere ordine in quel meraviglioso caos che è la vita. Perché, d’altronde, tutto il resto è noia. O forse no?
Dalla Dolce Vita agli anni ’80, da Roma a Milano. Ad essere raccontati sono il suo rapporto con la musica, l’amore per la poesia, gli amici da cui non si è mai separato, il sodalizio con Edoardo Vianello, la lunga relazione con Mita Medici e il matrimonio con Rita che abbandona subito dopo aver partorito la sua unica figlia, i capolavori scritti per Ornella Vanoni e Mia Martini. E poi il suo lato oscuro: la droga, gli anni in carcere, le accuse di associazione a delinquere di stampo camorristico e traffico di stupefacenti (condivise con il conduttore Enzo Tortora) e le cattive frequentazioni, in particolare quella con Francis Tutarello, boss della malavita milanese.
Ispirato dall’autobiografia di Franco Califano Senza manette, edita da Mondadori e scritta insieme a Pierluigi Diaco (che però non è stato coinvolto nella sceneggiatura), ad emergere è il carattere provocatorio e caleidoscopico di Califano, in perenne conflitto tra il voler essere un istrione o un poeta puro così come lo era Tenco. Tra cadute e risalite, luci e ombre, solitudine e celebrità, il Califfo non ha mai nascosto di avere dei difetti, né ha mai finto di essere perfetto, anzi è stata propria la sua voglia di riscatto a consegnarci la sua più grande eredità, di oltre mille canzoni.
Prima della messa in onda del film, prevista per domenica 11 febbraio in prima serata su Rai 1, Leo Gassmann sarà di nuovo a Sanremo per promuovere questo progetto nel corso della seconda serata del Festival in programma mercoledì 7 febbraio. Un palco, quello dell’Ariston, che conosce bene e che lo ha visto trionfare prima nella categoria giovani nel 2020 e poi in gara lo scorso anno con Terzo cuore.
È la prima volta che il cantante si cimenta con l’arte di famiglia, la recitazione, con un ruolo da protagonista imprevisto e sorprendente che segna l’inizio di un percorso che porterà avanti parallelamente agli impegni musicali. È stato bello ed emozionante ricollegarsi alle proprie radici e proseguire nel solco della tradizione è stata una grande gioia ed una grande responsabilità – afferma Leo Gassmann – Non c’era modo migliore per iniziare questo percorso.
Per riuscire ad incarnare le sue due anime, quella del ragazzo di strada che prende a morsi la vita e quella malinconica di chi portava con sé i graffi di un’infanzia vissuta tra collegi e affetti perduti, Leo Gassmann si è avvicinato a Califano con umiltà e discrezione, leggendo e guardando tutto quello che poteva, confrontandosi con un coach e allenandosi sei giorni su sette per perdere sei chili in tre settimane. Fondamentali, poi, sono state le testimonianze dirette dei grandi amici del Califfo che gli hanno aperto «le porte del loro cuore e fatto conoscere Franco da vicino».
Ho sempre pensato che Califano fosse una figura omerica, svela Antonello Mazzeo. Sono sicuro che avrebbe apprezzato il lavoro di Leo – conclude Alberto Laurenti, produttore musicale e amico del cantautore – sul set mi sono venuti i brividi.
Raccontare la storia del giovane Califano è stato un percorso affascinante, per certi versi unico e straordinario, fatto di sfide – spiega il regista Alessandro Angelini – A dieci anni dalla sua scomparsa volevamo restituire al Califfo il posto che merita all’interno del panorama musicale italiano. Negli ultimi anni, complici le parodie di Fiorello e la partecipazione ai reality show, si era persa la grandezza della sua poesia.
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