Oscar 2021, ammessi anche film non usciti in sala. L’arte si adegua all’emergenza

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Il mondo dell’arte inizia, in qualche modo, a correre ai ripari e adeguarsi ai grandi cambiamenti imposti dalla pandemia di Covid-19. Dopo i primi esempi di “concerti drive-in” sparsi in giro per l’Europa, un altro grande cambiamento arriva direttamente Academy of Motion Pictures Arts and Sciences.

Di poche ore fa la comunicazione ufficiale. Per l’edizione degli Oscar 2021, la 93°, sarà possibile la candidatura di film usciti in streaming anche senza la proiezione nelle sale cinematografiche.

Una rivoluzione valida solo per quest’anno“, ci tiene a specificare il presidente dell’Academy David Rubin che, assieme al CEO Dawn Hudson, sottolinea l’importanza fondamentale della proiezione sul grande schermo per la fruizione completa dell’esperienza cinematografica. Non è tempo, però, questo per “purismi” o “conservatorismi” di genere. E’ lo stesso Rubin ad invitare alla “fluidità”, per la lettura di una situazione imprevedibile e, soprattutto, in costante evoluzione.

Di fatto il rischio solido è che per la prossima edizione degli Oscar, in programma per il 28 febbraio 2021, non vi siano stati abbastanza film da premiare. Questa momentanea rivoluzione ovviamente cambia notevolmente le carte in tavola, in particolar modo al netto della miriade di servizi streaming che, negli ultimi anni, hanno cominciato a proporre non solo serie TV originali ma anche lungometraggi (con cast spesso d’eccezione) sulle proprie piattaforme, Netflix su tutte.

E proprio un “cappottone” ad’opera della piattaforma creata da Reed Hastings e Mark Randolph è uno dei maggiori timori che arrivano dagli studios cinematografici. Di fatto, proprio nella scorsa edizione furono due i film proposti dal gigante dello streaming in concorso alla notte degli Oscar: “Marriage Story” di Noah Baumbach o “The Irishman” di Scorsese.

Oscar 2021, ammessi anche film non usciti in sala. L'arte si adegua all'emergenza 1

Prevedibile, quindi, per l’edizione degli Oscar 2021 la partecipazione dell’attesissimo “Hillbilly Elegy” di Ron Howard, un memoir sulla crisi della working class bianca nel Midwest americano, o “Mank” di David Fincher, sul dietro le quinte di “Citizen Kane” di Orson Welles, che con molta probabilità entreranno a far parte dei nominati di Netflix.

Al di la dei timori dei più conservatori, però, non è da dimenticare l’essenzialità di un simile momentaneo cambiamento in un periodo di eccezionale crisi per l’intero mondo artistico. La chiusura delle sale cinematografiche, la cui papabile data di riapertura è ancora ben lungi dall’essere ipotizzata, e il ridimensionamento notevole e/o rinvio di alcuni dei festival della pellicola più noti al mondo (come quello di Cannes o di Venezia, da cui spesso sono uscite tra le maggiori candidature agli Oscar) non lasciano spazio a soluzioni alternative.

Periodi eccezionali richiedono elasticità e grandi cambiamenti per poter garantire al mondo artistico di rimanere, in qualche modo, a galla. Anche se, oggettivamente parlando, le papabili candidature agli Oscar forse sono adesso l’ultima delle preoccupazioni di un universo che ha visto le sue porte sbarrarsi con la chiusura non solo di sale cinematografiche ma anche di mostre, musei, la sospensione dei concerti e degli spettacoli teatrali, ovvero i reali mezzi di sostentamento dell’intero settore.

Come per la “rivoluzionaria” proposta dei concerti drive-in, anche la riapertura delle sale cinematografiche all’aperto può e dovrebbe essere una soluzione da tenere in considerazione. Certo è che il tasso di partecipazione del pubblico, per diffusione del format e chiari limiti logistici, sarà notevolmente ridotto, tanto alle rassegne musicali quanto a quelle cinematografiche. In contemporanea non sarà facile riuscire a definire attentamente la logistica ottimale per un cambiamento così complesso.

Saranno molte le realtà minori a rimanere escluse (dai più piccoli cinema provinciali alle sale concerto cittadine). E’ però essenziale cercare di far ripartire, almeno in parte, la macchina dell’arte per continuare a fornire alle persone quel bene primario e umanitario che, da secoli, permette a tutti un momento di distacco e, allo stesso tempo, di riflessione dalla e sulla vita di tutti i giorni.

Lorenzo Natali
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