Oggi, 8 marzo, si celebra la giornata internazionale delle donne.
Al di là del fatto che ogni giorno la donna dovrebbe essere festeggiata, in loro onore noi di Shockwave Magazine vogliamo raccontarvi alcune delle storie portate in scena dal cinema e che hanno appunto come protagoniste delle grandi donne.
Non si tratta di una classifica, abbiamo semplicemente preso come riferimento l’anno di uscita nei cinema italiani.
Il diavolo veste Prada, 2006
Ritratto di donna del potere mediatico che tratta i suoi dipendenti come se fossero schiavi. Sono convinta che in molti descriverebbero così uno dei film cult del cinema contemporaneo, ma in realtà c’è molto di più.
Una straordinaria quanto impeccabile Meryl Streep interpreta Miranda Priestly, personaggio ispirato ad Anna Wintour, icona e direttrice del giornale di moda più famoso al mondo, Vogue.
Partiamo dal presupposto che arrivare così in alto, soprattutto per una donna, non è facile. Bisogna imporsi, combattere le giuste battaglie, evitare di scendere a compromessi e non lasciarsi intimidire.
È quindi trasparente come l’acqua che dietro la corazza da tiranna di Miranda, c’è una madre e una moglie che non può mostrare le sue debolezze in una società patriarcale dove altrimenti scomparirebbe.
Per questo ne ricava la reputazione di donna sadica, arrivista, egocentrica e narcisista. Ma scommetto che a descriverla così sono gli uomini.
Andy: “Dico solo che ci sono delle cose di Miranda su cui non sono d’accordo”
Christian: “Senti, dai, tu la odi. Lo puoi ammettere con me.”
Andy: “No…”
Christian: “… è notoriamente sadica, e non nel senso buono!”
Andy: “Ok, è tosta. Però se Miranda fosse un uomo nessuno la vedrebbe come la vedono. Direbbero solo quanto è in gamba nel suo lavoro.”
Questa frase riassume alla perfezione il carattere di Miranda. Una donna che combatte con le unghie e con i denti per tenersi stretta il suo lavoro, in cui tra l’altro è assolutamente geniale, e che pretende il massimo da chi la circonda. Perché? Odia essere messa in discussione ed è consapevole che le performance dei suoi dipendenti si riflettono su di lei. La classica donna in carriera, che non ha nulla da invidiare ad un uomo.
Amelia, 2009
Nonostante lo scarso successo al botteghino, sia quello statunitense che italiano, il film racconta la storia di una donna, una pioniera scomparsa prematuramente, prima ancora di riuscire a dare la miglior versione di sé stessa al mondo intero.
Sto parlando di Amelia Earhart, interpretata nel film omonimo da Hilary Swank, una donna che sfidò le convinzioni di genere, e che fu una geniale e coraggiosa aviatrice.
Poco dopo il primo viaggio transatlantico in solitaria di Charles Lindbergh infatti, dapprima compie lo stesso percorso come passeggera, poi lo effettua in solitaria. Stabilisce così in rapida successione il primato di prima donna a sorvolare l’oceano Atlantico e quindi di prima donna ad effettuare in solitaria un viaggio transatlantico.
Il diritto di contare, 2016
Basato su una storia vera, narra la storia di tre donne matematiche, di origini afroamericane, che lavorarono alla NASA negli anni ’60, anni noti per la lotta tra Stati Uniti e Russia per la conquista dello spazio. Per di più, nel pieno della guerra fredda e della segregazione razziale, e costrette quindi a subire atteggiamenti razzisti e sessisti.
La protagonista principale è Katherine Johnson (Taraji P. Henson) matematica afroamericana specializzata in fisica, che lavora come calcolatrice. La sua supervisore, che la tratta con inferiorità, la trasferisce nella task force di Al Harrison (Kevin Costner) quando le sue capacità si rendono necessarie per effettuare il primo volo nello spazio.
Katherine è circondata da colleghi bigotti che le mancano di rispetto, che non le permettono di mantenersi al passo con i tempi. Per di più è costretta ad assentarsi per mezz’ora al giorno per recarsi al bagno per soli neri che si trova ad un chilometro dall’edificio in cui lavora.
Il suo capo, che si dimostra l’unico uomo bianco capace di andare oltre i pregiudizi, abolisce la segregazione nel centro, rendendo i bagni accessibili a tutti e permettendole di assistere alle riunioni.
L’aiuto di Katherine si rivela alla fine essenziale per la riuscita della missione e al termine del suo incarico, Harrison le regala una collana di perle, unico gioiello ammesso e che Katherine non poteva permettersi.
Dorothy intanto è costretta a lavorare al posto del supervisore mancante con paga ridotta dal momento in cui la sua responsabile si rifiuta di darle una promozione. Quando nel centro viene installato un elaboratore, che rischia di farle perdere il lavoro, Dorothy si dimostra l’unica donna in grado di far funzionare la macchina e riesce a farsi promuovere e si trasferisce con le sue sottoposte a supervisionare il computer, dimostrandosi indispensabile.
Mary invece vorrebbe collaborare con il reparto ingegneria per contribuire a perfezionare gli scudi termici della capsula spaziale sperimentale, ma il suo genere e il colore della sua pelle rappresentano un ostacolo.
Mary però non si lascia abbattere e riesce a ottenere da un giudice il permesso di assistere alle lezioni serali di un liceo frequentato solo da uomini bianchi, in modo da ottenere la specializzazione necessaria per la promozione e riuscendo a contribuire alla creazione della capsula per il primo volo nello spazio.
Nei titoli di coda possiamo leggere quanto queste straordinarie donne, temerarie, coraggiose, e determinate siano state delle vere pioniere nel loro lavoro.
Mary Jackson divenne la prima donna afro-americana a lavorare alla NASA in qualità di ingegnere aeronautico. Nel 1979 fu nominata direttrice del Langley Research Center, dove combatté per i diritti delle donne di ogni colore.
Dorothy Vaughan divenne la prima responsabile afro-americana e nella frontiera del calcolo elettronico, in qualità di specialista del Fortran, fu considerata una delle menti più brillanti della NASA.
Katherine invece continuò a fare i calcoli per la missione sulla Luna dell’Apollo 11 e dello Space Shuttle.
Nel 2016, la NASA le ha dedicato il centro computazionale in onore del suo lavoro rivoluzionario. All’età di 97 anni è stata premiata con la Medaglia Presidenziale della Libertà.
The Post, 2017
Siamo nel 1971, e l’America si prepara a reagire ad uno scandalo a dir poco impressionante. Di lì a poco vengono infatti rivelati dei documenti finora tenuti segreti contenenti le strategie e i rapporti del governo federale americano con il Vietnam, durante la guerra civile.
E finora niente di fuori dal comune. Il vero problema è che, secondo quanto emerso dai Pentagon Papers, gli Stati Uniti erano già a conoscenza dell’esito della guerra anni prima che finisse, e avrebbero potuto quindi risparmiare migliaia di vite umane. Vi chiederete a questo punto perché? Sarebbe stato troppo umiliante per loro ammettere di essere stati sconfitti e decisero di continuare a finanziare una causa persa pur di non compromettere la loro reputazione.
A giocare un ruolo cruciale saranno i giornali più importanti d’America, il New York Times e il Washington Post.
All’epoca a dirigere il Post era una donna, Katharine Graham (una straordinaria Meryl Streep), subentrata al marito dopo il suicidio di quest’ultimo e considerata inadeguata a ricoprire una posizione di un tale potere. Katharine, insieme al suo redattore Ben Bradlee (Tom Hanks) decisero di rischiare le proprie carriere e la propria libertà personale in nome della verità e della trasparenza verso i propri lettori, quello che ogni vero giornalista dovrebbe fare.
Una giusta causa, 2018
Felicity Jones interpreta Ruth Bader Ginsburg, prima giovane docente di diritto, avvocata, magistrata e infine giudice della Corte suprema degli Stati Uniti d’America, che ha dedicato la propria vita a favore dei diritti delle donne e della parità di genere, peraltro scomparsa di recente.
Tomb Raider, 2018
È la versione al femminile di Indiana Jones. Lara Croft è infatti la perfetta incarnazione dell’eroina moderna, brillante nel tiro con l’arco e nei combattimenti. Il suo personaggio è ispirato ad un videogioco e al cinema ha avuto il volto di Angelina Jolie prima e di Alicia Vikander poi.
Lara è una sorta di principessa guerriera, che non ha bisogno di un uomo al suo fianco per sentirsi forte e che combatte per ciò in cui crede. Una fonte d’ispirazione per ogni giovane donna.
Piccole donne, 2019
Una storia che sicuramente conoscete, quella di quattro sorelle che cercano di trovare la loro strada nel mondo durante la guerra civile americana. Una storia di femminismo, di coraggio e di determinazione.
Sorelle eppure così diverse. C’è l’aspirante pianista che non avrà la possibilità di esprimere al meglio il suo potenziale, l’aspirante pittrice che sente il peso della famiglia sulle spalle e l’aspirante scrittrice che esprime al meglio la volontà di rompere gli schemi e l’ultima che invece vuole solo realizzare il sogno di una famiglia.
“Non sono un poeta, sono solo una donna. E in quanto tale non ho modo di fare soldi, o almeno non abbastanza per guadagnarmi da vivere e mantenere la mia famiglia. E anche se avessi i miei soldi, cosa che non ho, apparterrebbero a mio marito nel momento in cui lo sposassi. Se avessimo figli, sarebbero suoi, non miei. Sarebbero di sua proprietà. Quindi non stare lì a dirmi che il matrimonio non è una proposta economica, perché lo è. Potrebbe non esserlo per te, ma sicuramente lo è per me.”
Amy March, interpretata da Florence Pugh.
“Le donne hanno una mente, un’anima e non soltanto un cuore. Hanno ambizioni e talenti e non soltanto la bellezza. Sono così stanca di sentir dire che l’amore e la famiglia sono le uniche cose per cui è fatta una donna!”
Jo March, interpretata da Saoirse Ronan.
Enola Holmes, 2020
Enola Holmes, interpretata da Millie Bobby Brown, è la sorella minore del più famoso investigatore della storia. Cresciuta soltanto dalla madre Eudoria che l’ha fatta esercitare con lettura, scienza, sport, ed ogni sorta di esercizi sia fisici che intellettivi, Enola diventa una ragazza estremamente intelligente, attenta e perspicace, che sfida le norme sociali per le donne dell’epoca.
Nel giorno del suo sedicesimo compleanno, Enola si accorge che sua madre è improvvisamente scomparsa e che le ha lasciato solo alcuni regali. Una settimana dopo Enola incontra a una stazione ferroviaria i fratelli Mycroft (Sam Claflin) e Sherlock (Henry Cavill), e insieme fanno ritorno a Ferndell Hall. Sherlock riconosce le qualità della sorella, mentre Mycroft la trova invece indisciplinata e intende mandarla all’educandato per insegnarle le buone maniere.
A quel punto Enola, che non ha nulla da invidiare ai suoi fratelli, decide di sfidare le convinzioni sociali secondo cui dovrebbe limitarsi a custodire casa e famiglia, intraprende un viaggio coraggioso alla ricerca del proprio destino.
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