È in sala dal 16 novembre con I Wonder Pictures Dream Scenario, il nuovo gioiellino diretto dal norvegese Kristoffer Borgli (Syck of Myself). Prodotto da Ari Aster e A24, il film con protagonista un imperdibile Nicolas Cage è una commedia cinica e grottesca sul mondo dei sogni e sul concetto di viralità e celebrità nella cultura contemporanea della iperconnessione, che partendo da una spunto brillante è capace di far ridere quanto di far ragionare sul presente in cui tutti siamo calati.
“Ever Dream This Man?” recitava una nota leggenda metropolitana del web (in realtà una campagna marketing ideata dall’italiano Andrea Natella) per cui lo stesso volto di un individuo misterioso sarebbe apparso nei sogni di moltissime persone a partire dal 2006. È dunque legittimo pensare che proprio a questo suggestivo fenomeno virale mai confermato si sia ispirato Kristoffer Borgli con il suo Dream Scenario, primo film girato in America dal regista dopo il buon successo dell’audace Sick of Myself.
L’idea alla base del film è decisamente accattivante e irresistibile, una di quelle che da sole bastano per attirare l’attenzione e che vanno poi confermate con uno sviluppo degno di tali premesse: all’improvviso, da un giorno all’altro e senza che se ne comprendano le cause e la natura, Paul Matthews (Nicolas Cage) comincia ad apparire nei sogni delle persone.
Lui è un professore di biologia fin troppo ordinario, lascivo e frustrato dalla sua vita e da ciò che non è riuscito a conseguire nella sua carriera (un libro sulle formiche mai pubblicato), le cui idee vengono rubate da altri colleghi e che si dimostra incapace di farsi rispettare e di reagire. Persino le sue noiosissime lezioni sulle zebre sembrano rimandare al suo stato di assoluto anonimato (“se ti distingui, diventi un bersaglio” spiega ai suoi alunni, anticipando forse il suo crudele destino).
Ecco spiegata l’incredulità sua e di chi gli sta intorno quando, per una sorta di strana epidemia onirica, tutti (o quasi) iniziano a sognarlo. Non fa niente in realtà, si aggira solo nel subconscio delle persone, spettatore dei sogni altrui come lo è della propria vita, incapace di concludere qualcosa e di dare effettivamente una mano.
I sogni riguardano quasi sempre situazioni pericolose, ma lui non interviene, sta lì e basta. Inizialmente eccitato dall’idea di essere oggetto di tutta questa attenzione inaspettata, e conseguita in breve la fama di “uomo più famoso del mondo in questo momento”, Matthews vorrebbe sfruttare l’avvenimento per aprire altre porte della sua carriera, magari trovare finalmente un editore per il suo libro, ma gli altri sembrano avere idee diverse per lui, cercando di sfruttarlo per fare pubblicità e vendere prodotti.
In breve, l’uomo, anche a causa di inaspettati risvolti sulla sua presenza nei sogni altrui, si troverà a fare i conti con il rovescio della medaglia della popolarità, con le aspettative che gli altri ripongono su di lui, trasformandosi presto in un martire, moderno San Sebastiano trafitto letteralmente dalle frecce del suo stesso subconscio.
Trattato sociologico sulla celebrità, su come basti il nulla, e il falso, per rendere grande o distruggere la vita di una persona dentro la società aggressiva e competitiva degli Stati Uniti, Dream Scenario conferma lo straordinario talento di un giovane autore come Kristoffer Borgli, capace di non snaturarsi nonostante il passaggio in America e il confronto con una grande star, anzi confermando quanto di buono già visto in Sick of Myself.
Anche la Signe interpretata da Kristine Thorp in fondo viveva a metà tra il sogno e la realtà, ed entrambi i protagonisti sono persone che non accettano il loro stato di normalità, vogliono farsi notare, uscire dall’ombra che li trattiene in un’esistenza mediocre e piatta, pagandone poi le conseguenze. Paul Matthews, infatti, si ritrova suo malgrado gettato in pasto a qualcosa più grande di lui, che non riesce a controllare e di cui non è all’altezza, finendo per non essere più speciale per le persone che contano veramente (la moglie e le figlie, che lo sognavano spesso ben prima degli altri).
Nicolas Cage, capace forse solo lui di interpretare determinati ruoli, è perfetto, e Borgli è bravissimo a sfruttare i punti di forza dell’attore, tenendolo a freno e rilasciando le sue abilità istrioniche dirompenti e il suo essere sopra le righe in momenti studiati del film. Molto del suo fascino Dream Scenario lo deve proprio alla presenza scenica del suo interprete principale, nonché alla sua notevole capacità autoironica (d’altronde è lo stesso Nic Cage ad avere un’aurea di viralità intorno alla sua figura), confermando la sua disinvoltura nel muoversi all’interno del nuovo cinema d’autore americano (vedasi Pig di Michael Sarnoski).
L’approccio di Borgli, sia nel montaggio che nella messa in scena (ci sono frequenti e bruschi scavalcamenti di campo), punta a disorientare lo spettatore e farlo calare nel disagio del protagonista, riuscendo a centrare tanto le scene più comiche e grottesche quanto i momenti da incubo che sfociano nell’horror e nel soprannaturale. Ecco, dunque, che più sui sogni in sé e sulla presenza di Paul negli stessi, di cui abbiamo comunque degli irresistibili assaggi di tanto in tanto, Dream Scenario si concentra sulle effettive conseguenze di questo inaspettato e curioso miracolo collettivo, funzionando più in quello che non dice e che lascia immaginare, e lasciando spazio anche a momenti di estrema tenerezza.
A metà tra Il ladro di orchidee e Essere John Malkovich, Dream Scenario, che ha già l’aria di un istant cult, non si preoccupa troppo di dare spiegazioni o di arrivare a una conclusione soddisfacente e compiuta, ma lascia un po’ con l’amaro in bocca e apre altresì a terrificanti scenari sul futuro in cui siamo già immersi: e se neanche nei sogni, i luoghi più reconditi e inaccessibili della nostra psiche, fossimo liberi dal bombardamento mediale a cui siamo sottoposti ogni giorno da svegli?
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