Dopo l’approdo su Amazon Prime Video Italia, il film cortometraggio di Amir Ramadan Io sono Fatou, a partire da oggi arriverà anche su Amazon Prime Video USA e UK. Prodotto da Giulio Baraldi e Silvia Cadoni per Kess Film, insieme ad Amir Ramadan, il corto è distribuito da Direct to Digital, società nata nel 2020 durante il lockdown con l’obiettivo di fornire un canale distributivo adeguato ai prodotti audio-visivi indipendenti, con una sensibilità particolare verso le tematiche sociali.
Io sono Fatou – Trama
Fatou è una giovane donna di 23 anni che ama se stessa: lo dice a gran voce mentre, come ogni ventenne, discute con sua madre prima di uscire la sera. Ma Fatou è anche un’afro-italiana di origine senegalese: un’afro-romana, come lei stessa si definisce cantando un brano originale (composto e interpretato proprio da Fatou Sokhna, protagonista del corto) che ci accompagna durante tutta la storia.
A Roma ci è cresciuta e questa è una certezza che non si lascia strappare facilmente, neanche da chi con diffidenza la guarda e con cattiveria la provoca di notte, mentre aspetta un autobus per tornare a casa dopo essere andata a ballare con i suoi amici. Al razzismo Fatou risponde a testa alta, letteralmente, sfidando chi la minaccia solo perché originaria di un altro paese.
E vince anche, rispondendo alla violenza con coraggio e dignità. Questa è una novità nel racconto che Amir Ra – nome d’arte del regista italiano di origini egiziane – fa dell’integrazione culturale. Fatou infatti è parte integrante (ed integrata) del paese in cui vive e della città di cui parla il dialetto: «A ma’, li sto a stenne i panni» la sentiamo dire dopo i primi minuti.
Io sono Fatou – Amir Ra racconta una storia di integrazione culturale con una protagonista forte e schietta
Io sono Fatou è prima di tutto una storia di formazione, con una giovane protagonista alla ricerca della propria identità. Come ogni ventitreenne. Nel suo caso, però, l’identità femminile dovrà confrontarsi con il suo essere anche musulmana di colore nella società italiana. Fatou prega, aiuta la madre nelle faccende domestiche, cerca di essere una buona figlia.
Ma vuole anche uscire a ballare la sera indossando un crop-top scollato, tornare tardi e fare «solo quello che si sente di fare» per essere felice. «Questo non significa essere una cattiva persona», fa notare a sua madre per convincerla che, dopotutto, essere una musulmana a Roma non è poi così grave. Il rapporto genitore-figlia è il vero conflitto del cortometraggio scritto e diretto da Amir Ra (che qui è anche co-produttore e direttore della fotografia): è tra le mura di casa che viene davvero a galla il dialogo tra culture, insieme alla paura e alla voglia di integrazione.
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