Tutto pronto per La Casa di Carta 5, dove la prima parte sarà disponibile, in tutto il mondo, dal 3 settembre. Il secondo volume invece, è in programma su Netflix dal 3 dicembre, quando sapremo il destino definitivo della banda capitanata dal professore. Abbiamo visto e recensito i primi due episodi in anteprima.
La serie è un pendolo che oscilla costantemente tra due poli estremi: quello del socialismo e quello del capitalismo in cui, fino alla fine, non sai mai chi avrà la meglio. Forse è proprio questa la fortuna de La Casa de Papel, lo spettacolo in lingua non inglese più visto del gigante dello streaming in tutto il mondo. Una popolarità planetaria, iniziata quando il thriller spagnolo è stato portato su Netflix e reso disponibile agli utenti della piattaforma.
Una scalata senza precedenti, dove siamo stati testimoni delle avventure di una banda di ladri che sono entrati nella Zecca Reale di Spagna, prendendo 67 persone in ostaggio e stampando oltre 2 miliardi di euro, per poi scappare in isole felici con il bottino rubato. Nella terza e quarta stagione, invece, abbiamo seguito le peripezie dei ragazzi con la maschera di Salvador Dalì all’interno della Banca di Spagna, un colpo partito dopo che le autorità sono riuscite ad incastrare e torturare Rio (Miguel Herran).
Pioggia di proiettili, esplosivi, colpi freddi e piani da portare a termine sono all’ordine degli episodi. Eventi che ritroviamo anche, se non di più, nel quinto capitolo della serie creata e scritta da Álex Pina, insieme a Javier Gómez Santander, Esther Martínez-Lobato, David Barrocal, Juan Salvador. Álex Pina è anche il produttore esecutivo insieme a Jesús Colmenar.
Nel finale di stagione del quarto capitolo abbiamo lasciato la banda rinchiusa nella Banca di Spagna per oltre 100 ore. Con un colpo di prestigio e grazie ad un riuscitissimo “piano Parigi”, Il Professore (Alvaro Morte) è riuscito a salvare Lisbona (Itziar Ituno), con il prezioso aiuto di Marsiglia (Luka Peros), e a portarla all’interno della banca, insieme agli altri membri del gruppo.
Tuttavia, il periodo di gioia dura poco, perché il momento più buio è alle porte, soprattutto quando vengono a sapere che Il Professore, il loro punto di riferimento, la loro guida, è stato catturato da Alicia Sierra (Najwa Nimri) e, per la prima volta in vita sua, non ha un piano di fuga. La notizia sconvolge tutto il gruppo che deve immediatamente pensare ad una soluzione concreta per cercare di uscire vivo da quella situazione che pare senza una via di fuga. Proprio quando sembra andare storto, dove la banda è seriamente in difficoltà, entra in scena un nemico molto più potente di tutti quelli che hanno affrontato prima: l’esercito.
Tuttavia, una volta dentro la banca, Lisbona prende le redini del gruppo e sale in cattedra. Soprattutto adesso che Il Professore è messo alle strette da Sierra. Ma l’ex ispettore della polizia non è da sola in questa battaglia. La prima a starle accanto è Tokyo (Ursula Corbero) che trova in Raquel Murillo la persona giusta con cui confidarsi e ricordare il suo ex fidanzato. Tra le due nascerà una collaborazione ed una complicità inaspettata, sicuramente pericolosa per le forze dell’ordine. Un legame che sicuramente prenderà un’evoluzione interessante negli altri episodi de La Casa di Carta 5.
Nelle prime due puntate del nuovo capitolo della serie ritroviamo tutti quei personaggi che abbiamo conosciuto in queste stagioni: lo charme psicopatico di Berlino (Pedro Alonso), l’inesperienza di Rio (Miguel Herran), l’irriverenza di Denver (Jaime Lorente), l’empatia di Stoccolma (Esther Acebo), la durezza di Helsinki (Darko Peric) ed il carisma di Palermo (Rodrigo De La Serna). Tra loro ci sarà anche Manila (Belén Cuesta), conosciuta nell’ultimo episodio della precedente stagione.
Abbiamo fatto la conoscenza anche di tre nuovi personaggi: René (Miguel Angel Silvestre), l’amore della vita di Tokyo che compare in numerosi e malinconici flashback; Sagasta (José Manuel Seda), Comandante delle Forze Speciali dell’Esercito Spagnolo, pronto a tutto pur di sconfiggere la banda, anche passando sul cadavere degli ostaggi; ed, infine, Rafael (Patrick Criado), figlio di Berlino, nonché un ingegnere informatico che lavora al MIT e che non vuole avere nulla a che fare con la vita malavitosa del padre.
La serie spagnola continua ad avere tutto quello che lo spettatore medio sembra apprezzare da qualche anno a questa parte: azione, intrighi, romanticismo, umorismo, attenersi all’establishment. Tutto questo è presente in abbondanza ne La Casa di Carta 5. Ora, però, dopo quattro stagioni, lo spettacolo inizia a sgretolarsi poco alla volta.
Mentre le prime due stagioni sono riuscite a concludere una breve storia piena di amore e dramma, i ladri in tuta rossa ora sembrano persi per strada, e con loro anche le storie e gli intrecci che si portano dietro. Non dico che la serie ha perso d’interesse e quel appeal che ha coinvolto gli spettatori in tutti questi anni, raccontando le storie di questi personaggi eclettici. D’altronde il merito più grande di Alex Pina è proprio quello di aver creato il gruppo di ladri in tuta rossa e con la maschera di Dalì un simbolo iconico per la resistenza contro il capitalismo.
Quello che voglio dire è che le prime due stagioni de La Casa de Papel sono le parti migliori del racconto. Gli sceneggiatori avevano in mente una trama semplice e chiara, senza troppe pretese, ed hanno fatto presa sul pubblico. Quello che non sono riusciti a dare alla terza e alla quarta stagione e dove, per il momento, la quinta sembra seguire questa scia. E’ come se non sapessero cosa fare con il budget stratosferico messo a disposizione da Netflix, se non dare allo spettacolo qualche effetto speciale in più e portare il cast in giro per il mondo.
Ciò non toglie il lavoro fantastico fatto dagli attori, dove ognuno di loro è cresciuto nelle performance individuali, arricchendo ogni personaggio e regalando al pubblico l’occasione di scegliere il profilo preferito tra le diverse personalità nel gruppo. Quasi ogni singolo interprete del cast merita elogi per il loro lavoro, anche quando la scrittura si incurva e perde linfa un po’ sotto le continue tensioni della storia.
In conclusione, La Casa di Carta 5 continua ad essere un intrattenimento enorme, roboante e popolare; uno show incredibilmente veloce, visivamente ricco di colpi di scena, sicuramente ben recitato, con una prospettiva piacevolmente femminista e scritto con l’intento più populista del termine, con tutti i pro ed i contro del caso.
Ma i fuochi d’artificio delle prime due stagioni continuano ad essere lontani anni luce, almeno in queste prime due puntate del quinto capitolo.
Forse, il modo più giusto ed equilibrato per dirlo è che probabilmente questa formula che ha portato al successo la serie sta iniziando a mostrare segni di usura. Ti continui a divertire, per carità, solo che ad un certo punto dell’episodio ti senti esausto, a tratti snervato, come se ad un tratto non ti senti parte più della storia e vai avanti per inerzia.
La cosa che mi auguro è che il finale renda giustizia ad un lavoro che ha legato allo schermo milioni di persone. Non sono una fan dell’idea di lasciare alcune cose non dette, inspiegabili, lasciate per sempre in uno stato di incertezza poetica nei cuori dello spettatore. Quindi attendo di vedere il restante degli episodi di questo primo volume e soprattutto aspetto con impazienza dicembre, per assistere al destino finale della banda.
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