Mad Men – Buoni motivi per recuperare la serie cult con John Hamm e Elisabeth Moss

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Ci sono serie che iniziano immediatamente coinvolgendo gran parte del pubblico, vuoi per la spettacolarità, vuoi per il marketing, e ci sono invece quelle serie che iniziano in sordina, per poi diventare un vero fenomeno di culto: parliamo di Mad Men, la serie andata in onda sulla rete statunitense AMC tra il 2007 e il 2015.

Mad Men continua a far parlare di sé, anche dopo cinque anni dalla sua conclusione. In questo approfondimento cercheremo di capire perché si tratti di una serie semplicemente imperdibile, e in grado di attraversare indenne la prova del tempo.

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Iniziamo con il contestualizzare: la serie trova spazio durante gli anni ’60, in una New York centro del mondo, dove trova spazio l’agenzia pubblicitaria Sterling & Cooper, vero nucleo intorno al quale ruotano le vite dei molti protagonisti. A fare il ruolo del leone troviamo John Hamm, interprete del creativo Donald Draper, e della sua segretaria e fidata alleata Peggy Olson, con il volto di Elisabeth Moss, inizialmente sua segretaria e nel tempo destinata a fare una strepitosa carriera.

Proprio gli anni ’60 sono parte del successo di questa serie: in Mad Men non troviamo infatti un mondo fiabesco, popolato da personaggi perfetti, bensì ci viene mostrata una realtà cruda, fatta di discriminazioni di ogni tipo. Razzismo, omofobia, misoginia: non c’è alcun tentativo, da parte della produzione, di mistificare la società di quegli anni, mostrata nella sua integrità, puntando il riflettore sui tanti difetti.

Proprio gli uomini sono coloro che vengono passati sotto la lente della critica, senza che nessuno di essi riesca a emergere in maniera positiva: ognuno dei protagonisti finirà per generare disprezzo negli spettatori. Troviamo tradimenti, menzogne, violenze domestiche, patriarcato a più livelli: Mad Men ci mostra davvero uno specchio di quegli anni.

Non solo: guardando Mad Men viene spesso da chiedersi se, a distanza di decenni, il mondo sia davvero così cambiato. L’uguaglianza di genere è realtà o solo una apparente illusione? Siamo sicuri che la nostra società abbia davvero fatto passi avanti?

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Da notare come Mad Men non cerchi la spettacolarizzazione a ogni costo, con tragiche scomparse o elementi a tratti poco plausibili. Sembra quasi che agli sceneggiatori non interessi un simile elemento: quella che viene narrata è una storia, ovviamente in grado di appassionare, con degli elementi chiaramente tipici di una vicenda romanzata, eppure ciò che conquista è anche l’apparente normalità di alcuni episodi. Il cliffhanger forzato non esiste in Mad Men, donando anche una preziosa lezione di scrittura televisiva.

Altro elemento in grado di conquistare è la maniera in cui le vicende sono calate nella realtà di quegli anni. Dalla rivalità Nixon-Kennedy, passando per la Crisi di Cuba e la morte di JFK, fino allo sbarco sulla Luna: guardare Mad Men diventa anche un modo per vivere la storia, attraverso le emozioni che la storia stessa genera nei protagonisti. La paura che sconvolse il mondo per la Crisi di Cuba, così come la gioia per l’allunaggio, sono parti del racconto imperdibili, in grado di far presa su ogni spettatore.

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Con sette stagioni e 92 episodi (con un minutaggio che si avvicina solitamente ai cinquanta minuti), Mad Men è ideale per una maratona estiva, seppur evitando il binge-watching. Non perché le vicende siano particolarmente complicate, ma perché una visione ben ritmata può aiutare a scendere davvero con l’animo in quegli anni, a vivere le vicessitudini di Mad Men e degli anni ’60, dando il giusto spazio e il giusto respiro a quanto vediamo sullo schermo.

Curiosità: all’interno della serie troviamo, nel ruolo della figlia del protagonista, una piccolissima Kiernan Shipka, oggi nota per interpretare Sabrina in Le Terrificanti Avventure di Sabrina.

La serie è attualmente disponibile su Amazon Prime Video, con tutte e sette le stagioni.

Andrea Prosperi
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