Metal Lords, nuovo film targato Netflix, è, tanto per capirci fin da subito, una nuova versione dello storico School of Rock con Jack Black.
Girato a circa vent’anni di distanza, Metal Lords ruota nuovamente attorno al concetto di musica come strumento di competizione nell’ambiente scolastico e come forma di autodeterminazione nella lotta adolescenziale.
La prima importante differenza è il genere musicale, profondamente appesantito rispetto al film con Jack Black. Del resto, c’è un motivo se un film si intitola School of Rock e l’altro Metal Lords.
Sparpagliati per l’abbondante ora e mezza di durata del lungometraggio, abbiamo una miriade di pezzi iconici di tutte le sfumature di Metal. Riconosciamo The Trooper degli Iron Maiden, Painkiller dei Judas Priest, For Whom The Bell Tolls dei Metallica, alcune chicche un pochino più sofisticate (Blood and Thunder dei Mastodon), nonché citazioni all’immagine e al repertorio di Black Sabbath, Meshuggah, Lamb of God, Dimmu Borgir e chi più ne ha più ne metta. (Forse riconoscendo tutti gli easter egg musicali si vince un premio? Chi scrive non è riuscito a riconoscere tutto!)
Metal Lords ruota principalmente attorno a una classica storia un po’ stereotipata del disagio adolescenziale. Sono presenti tutti i cliché di questo genere di teen drama: abbiamo i bulli e i ragazzi bullizzati, dove i primi ascoltano musica Pop o non ascoltano affatto musica, mentre i secondi suonano (il vero e unico) Metal. Abbiamo i fighetti, che suonano musica Pop e sono accerchiati dalle ragazzine alle feste e abbiamo i disadattati e i ragazzi con problemi psicologici, che ascoltano e suonano Metal. Abbiamo i giovani a contatto con le prime forme di tossicodipendenza e le prime disavventure con l’alcool.
Di più. Abbiamo i ragazzi ingenui e un po’ sfigati, fino al classico stereotipo del ragazzo con gli occhiali sempre in disparte, che diventano eroi, mostri sacri adorati dal pubblico e dalla scolaresca. Abbiamo le ragazze con problemi di carattere psicologico, timide, spaventate dalla vita e da se stesse, che diventano delle valchirie. Fino alle prime avventure amorose, descritte con toni piatti e innaturali, con dialoghi assolutamente illogici e irreali.
Metal Lords è quindi una sequela di stereotipi del mondo adolescenziale, delineati con tratti superficiali e schematici, in una nettissima distinzione tra buoni e cattivi fin troppo squadrata e non sufficientemente approfondita.
Si prenda ad esempio la vicenda del chitarrista coprotagonista Hunter Sylvester, interpretato da Adrian Greensmith: il suo dramma familiare di figlio di famiglia ricca, ma fondamentalmente abbandonato da una madre mai presente nel film e da un padre estremamente distratto, poteva essere trattato in tantissimi modi diversi. È evidente come la solitudine e la rabbia nei confronti delle figure genitoriali, della scuola e della società in generale lo abbiano portato ad approfondire una passione, quella per la musica, che si è trasformata in ossessione di rivalsa nei confronti del mondo.
Ridurre questo dramma a una serie di stereotipi del metallaro rabbioso che fa le corna come forma di saluto e chiama la sua band gli Skullf*ckers (a voi la traduzione) è un modo un po’ misero di raccontare un dramma di questo tipo, perché in un solo colpo si è messo in ridicolo un genere musicale, con tutto quello che rappresenta, e i vari problemi che gli adolescenti affrontano.
Ad ogni modo, per raccontare questa tipica e stereotipata competizione liceale è stato scelto il genere del Metal. Effettivamente si tratta di una novità non da poco: i film o le serie TV in cui sia presente anche uno solo dei brani proposti da Metal Lords si contano sulle dita di una mano. Il problema è come questo genere viene impiegato. Infatti qui l’uso dei brani Metal avviene spesso in maniera illogica e fine a se stessa.
Facciamo un confronto rapido con un’altra serie televisiva sull’impiego di brani classici nelle colonne sonore. Nel prodotto Disney+ Moon Knight in una scena concitata con azione e inseguimenti viene usato il brano Wake me up before you go-go dei Wham!: sembrerebbe fuori luogo e invece è perfettamente azzeccato per rappresentare il particolare disturbo del sonno e della personalità del protagonista, o meglio di un protagonista buono ignaro e spesso vittima collaterale delle violenze compiute dalla sua controparte cattiva e violenta.
In Metal Lords in una scena dove vengono mostrate scene di bullismo ascoltiamo Blood and Thunder dei Mastodon, una canzone che parla della rabbia del Capitano Achab nei confronti della balena bianca Moby Dick e la sua sete di vendetta nei suoi confronti che si trasforma in una sorta di personale fanatismo religioso. Qual è il nesso con una scena in cui il protagonista è vittima di comportamenti intimidatori e violenti?
Ancora meglio: in una scena di inseguimento in auto, ascoltiamo Painkiller dei Judas Priest. Sarà anche un brano veloce e intenso, ma forse per il contesto non era meglio scegliere, senza andare troppo lontano, Turbo Lover, sempre dei Judas Priest?
Il problema di Metal Lords è non aver deciso se essere un teen drama raccontato a suon di musica Metal o magari una storia della musica Metal raccontato attraverso un teen drama. Di conseguenza entrambi i temi appaiono gestiti superficialmente. Il film sembra quindi soprattutto un esperimento paternalistico di messa in mostra di due mondi senza conoscerli o comunque senza averli studiati adeguatamente a priori.
Il Metal viene rappresentato come un genere caotico, rumoroso, volgare, necessariamente blasfemo, truculento, legato al satanismo e al dolore. Una lunga lista di stereotipi e luoghi comuni che risalgono agli anni Settanta e contro cui praticamente tutti i grandi gruppi del genere hanno dovuto faticosamente lottare per scrollarseli di dosso, dai Black Sabbath ai Led Zeppelin agli Iron Maiden ai Metallica fino alle pubblicazioni più recenti.
L’adolescenza è una fase complicata della vita, forse quella in cui si compie il maggior numero di stupidaggini e di scelte infelici, ma anche quella in cui si cominciano a vivere tutta una serie di esperienza importanti e fondamentali per il resto della vita. Ridurre quella fase della vita in una chiave ironica e ridicolizzante vuol dire scegliere di non comprendere e di non ascoltare quello che i giovani stanno chiedendo.
Infine, per chi ama delle favole ben girate e con una bella (e inusuale) colonna sonora di sottofondo, Metal Lords si può vedere tranquillamente. Per chi è un po’ stanco dei cliché e spera anno dopo anno in continui passi avanti nella produzione artistica in generale questo film sarà una cocente delusione, a maggior ragione se grande fan del Metal.
P.S. Rock of Ages è un brano stupendo. Non critichiamo più i Def Leppard: anche loro hanno contribuito e non poco alla storia del Metal
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