L’oscura e suggestiva creazione di Angela e Luciana Giussani torna di nuovo sul grande schermo per mano dei Manetti bros. che si sono spinti, ancora una volta, nel trasporre cinematograficamente la storica dicotomia tra bene e male. Diabolik – Ginko all’attacco è il secondo capitolo della trilogia firmata da Marco e Antonio Manetti, un sequel concupiscente e visivamente sontuoso.
La fredda determinazione del Re del Terrore è messa sotto scacco dall’ispettore Ginko, deciso nel voler catturare lo spietato ladro. È questo il tema centrale del soggetto scritto dai Manetti bros. e Mario Gomboli, dove alla sceneggiatura c’è la firma anche di Michelangelo La Neve. La seconda parte della trilogia – in tutte le sale cinematografiche dal 17 novembre – si slega quasi in parte dalla prima, dove ad avere una centralità narrativa era la voglia di emancipazione di Eva Kant ed il suo primo incontro con Diabolik. Questa volta, invece, c’è stato un lavoro più corale, un approccio maieutico che non ha perso il focus dei fumetti del 1964.
Diabolik – Ginko all’attacco omaggia fedelmente il “genio del male” delle sorelle Giussani e si oppone ai cinecomic che spopolano nelle multisale, monopolizzando l’industria cinematografica.
Torniamo a tuffarci negli anni ’60, in una lussureggiante Clerville, un piccolo stato fittizio che si presume sia allocato nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, in pratica nell’attuale dipartimento francese del Var. È qui che Diabolik (Giacomo Gianniotti) ha messo a segno un altro dei suoi incredibili colpi. Ad aiutarlo è stata la donna che ha sciolto il suo cuore di ghiaccio: Eva Kant (Miriam Leone), sua partner in crime a tutti gli effetti, lontana dal suo passato da femme fatale misteriosa e da outfit sgargianti. La ritroviamo appassionata e mefistofelica in tutina nera.
A minare la loro forza, però, c’è l’ispettore Ginko (Valerio Mastandrea), pronto a tutto per acciuffare il Re del Terrore, perché stufo di vedere sotto il suo naso furti e colpi mancini, tanto da escogitare un piano rocambolesco che lo porta ad un passo dal mettere le mani su Diabolik. Ginko è risoluto e ossessionato, tanto da decidere di mettere in secondo piano i suoi sentimenti per Altea di Vallenberg (Monica Bellucci), donna fascinosa e pragmatica, arrivata a Clerville con una scusa solo per passare del tempo con l’uomo che ama.
Nel secondo capitolo ci sono due storie d’amore parallele: quella tra Diabolik ed Eva e quella tra Ginko e Altea.
La prima rappresenta un sodalizio ‘professionale’ e sentimentale che li travolge e coinvolge in mille peripezie, dove l’uno ha bisogno dell’altra incessantemente, perché ‘nessuno si salva da solo’ e loro ne sono più che consapevoli. Tra Eva e Diabolik c’è un’assoluta parità di ruoli e di intenti, sia in casa che fuori. Un rapporto stabile e complice, tra amore e crimine. Anche se nelle mura domestiche non mancano litigi e battibecchi alla “Sandra e Raimondo”, per citare Miriam Leone.
La seconda è una coppia che vive il loro amore segretamente per via della differente estrazione sociale. Ginko è un ispettore, fedele al suo ruolo e all’autorità che rappresenta, Altea è una duchessa apparentemente algida che cerca disperatamente la passione. Una presenza enigmatica, un punto di rottura e squilibrio nella vita e nella professione di Ginko. Trovo interessante la scelta dei Manetti bros. di presentare in anticipo Altea, visto che nei fumetti arriva qualche numero dopo.
È in questi rapporti così dicotomici che esce fuori la contrapposizione tra crimine e legalità che si insinua nell’emotività dello spettatore e nei suoi protagonisti.
Giacomo Gianniotti nei panni di Diabolik è convincente, incaricato di dare vita al ladro dai mille volti con cupa freddezza al posto di Luca Marinelli che non lo ha fatto rimpiangere, mettendo in essere una recitazione volutamente ossequiosa. Lavora tanto di espressività: cinico criminale durante i suoi obiettivi, tenero e amorevole nel focolaio domestico con Eva. Valerio Mastandrea nelle vesti di Ginko riesce a restituirci quell’uomo tutto d’un pezzo che abbiamo conosciuto nei fumetti, dove impersonifica l’indulgenza e la rettitudine della legge. Il suo punto debole? L’amore.
Miriam Leone conferma di nuovo di essere nata per essere Eva Kant, l’anti-principessa per antonomasia. Uno sforzo studiato nei minimi dettagli nel restituirci l’immagine della compagna del Re del Terrore intrisa di una sensualità raffinata e misteriosa, che si discosta da ogni tipo di volgarità. Monica Bellucci possiede le caratteristiche perfette per rappresentare Altea: bruna e affascinante, fisicità calzante per reggere il paragone inevitabile con Eva.
Diabolik è un lavoro che va oltre l’inquadratura.
I Manetti sono riusciti a dare, anche questa volta, una coerenza cinematografica al non-mondo sospeso dei fumetti. Hanno saputo giocare tra classico e contemporaneità, aggiungendo del loro, ma senza perdere la ‘verità’ del lavoro delle Giussani. Hanno puntato su una narrazione che attraversa una società ancora profondamente conservatrice, dove il clima di rivoluzione e cambiamento degli anni ’60 si ritrova nel ruolo delle donne: Eva Kant e Altea. Seppur diversissime tra di loro, in qualche modo, Eva e Altea si somigliano. Due donne che non sono docili, due femministe ante litteram che non vedono l’ora di emergere, a loro modo.
In merito alla parte tecnica, Diabolik – Ginko all’attacco ha quel tocco di immoralità ed erotismo sepolti nella prima pellicola, anche se non siamo ai livelli di visceralità del fumetto. La produzione presenta l’agilità e la chiarezza narrativa, nonostante un ritmo irregolare e a tratti sofferente. Nelle due ore si avverte quel senso di minaccia e pericolo, quel soffio di fredda perversione, di emozione ed eccitazione del proibito nello sfidare la legge. Ma anche quell’accenno divertente ed ironico, firma irresistibile di ogni opera dei Manetti bros., al di là della sobrietà ‘stretta’ di alcuni passaggi.
Sempre splendida è la fotografia asettica dai colori fumè a cura di Francesca Amitrano. Così come la scenografia, amministrata maniacalmente da Noemi Marchica, che mantiene il suo appeal visivo rendendo il bizzarro incrocio tra l’urbanistica svizzera, il paesaggio costiero italiano e le decorazioni interne austriache affascinante ed elegante. Straordinario il lavoro di Ginevra De Carolis sui costumi che è riuscita a ricreare lo stile di fine anni ’60. La materializzazione cinematografica delle maschere indossate da Diabolik è al tempo stesso semplice ma straordinariamente efficace.
Gli effetti speciali, supervisionati da Simone Silvestri, non sono invasivi e accarezzano parti della pellicola senza stancare. Il tocco di eleganza viene dato dalla colonna sonora firmata anche questa volta da Pivio e Aldo De Scalzi. Le musiche sono calzanti e mai triviali, che ricalcano incessantemente le avventure di Diabolik e l’attacco di Ginko. Menzione a parte va fatta per la canzone originale di Diodato Se mi vuoi, con una sorpresa all’inizio della pellicola per gli spettatori.
Al di là di ogni opinione o aspettativa, da amante dei fumetti delle sorelle Giussani, non posso non confermare il mio apprezzamento su come i Manetti abbiano deciso di mantenere il contesto dell’opera originale in un’ambientazione e in uno spazio idealizzato. E quindi non abbiano scelto di aggiornare il personaggio di Diabolik e ricreare il suo contesto in chiave più moderna. Anche per questo la regia può apparire fredda e calcolata, a tratti scontata, ma è una scelta voluta e ricercata. In questo senso, l’azione è molto contenuta per lasciare spazio alla caratterizzazione dei personaggi nei quali esce la parte emotiva di ognuno di loro, ma senza cadere nel melodramma.
Per chiudere, la trama ci riporta agli anni ‘60 grazie alle sue atmosfere e alla messa in scena, ma con una narrazione che non nasconde sfumature più contemporanee. In un certo senso possiamo dire che sia un ibrido con cuciture classiche, ma concepito su una macchina moderna. Di conseguenza, glamour e romanticismo palleggiano con mistero e azione, il tutto raccontato all’interno di uno scenario retrò e lussurioso. L’appuntamento è con il terzo ed ultimo capitolo.
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Sono un lettore incallito di Diabolik, ho tutta la collezione ed ho amato a dismisura il primo film di Diabolik… Non vedo l’ora di vedere la seconda parte! Bella recensione!