Drive to Survive, torna dopo il grande successo della prima stagione su Netflix. Durante questa seconda stagione ci troveremo davanti al racconto di quella che è stata la stagione di Formula 1 del 2019, anche con il racconto di alcuni top team, assenti durante la prima stagione.
Dieci scuderie e due piloti, titolari, per scuderia, per un totale di venti piloti. Ogni pilota di Formula 1 è invidiato da tutto il mondo. Infondo guidano le macchine più potenti al mondo, macchine in grado di fare una curva a quasi 300 all’ora e di percorrere circuiti lunghi anche sette chilometri in meno di due minuti.
Tutto questo visto alla tv, durante una normale programmazione di un Gran Premio di Formula 1, sembra facile, sembra che per i piloti sia un gioco da ragazzi, ma non è così. Drive to Survive vuole mostrarci, nel suo piccolo, tutte le difficoltà che si hanno nel fare il pilota di F1, che siano fisiche o che siano mentali. Dieci episodi per raccontare un’intera stagione di Formula 1, tra litigi, obiettivi falliti, obiettivi raggiunti e momenti che ti fanno pensare se veramente, tu pilota, stia facendo la cosa giusta nel salire in una delle macchine più veloci del mondo. In questa stagione vedremo anche il dietro le quinte dei top team, che non si mostrano spesso.
I test pre-stagionali sono terminati, il primo assaggio di stagione lo abbiamo avuto, ed ora non ci resta che aspettare il 15 marzo data della prima gara della stagione 2020 che partirà, come da tradizione da Melbourne, Australia. Ma l’attesa è dura e l’unica cosa che ci può rendere meno noiosa quest’attesa è appunto la nuova stagione di Drive to Survive.
Il formato della serie cretata da Netflix e Formula 1 non cambia. Anche quest’anno ritroviamo molti protagonisti della passata stagione, come il team principal della Haas, Guenther Steiner o Cyril Abiteboul team principal della scuderia Renault. Una seconda stagione in cui ritroveremo molti piloti che hanno cambiato scuderia prima e durante il campionato. Ci sarà Daniel Ricciardo pilota passato dalla Red Bull alla Renault o Carlos Sainz che è passato alla McLaren dopo che lo stesso Ricciardo gli ha “soffiato” il posto alla Renault.
Una serie che come idea di partenza ha quella di far vedere una Formula 1 senza filtri, che ci mostra, in parte, la vita quotidiana dei piloti, dentro e fuori dal paddock. Ma soprattutto è una serie che punta ad attirare nuovo pubblico verso la Formula 1.
L’emozione di vedere un Gran Premio di Formula 1 (che sia dal vivo o dalla televisione) a noi appassionati non verrà mai tolta, ma è mancato sempre qualcosa (soprattutto nella Formula 1 moderna). Quel qualcosa è Drive to Survive. Di certo per un appassionato come me sa, o meglio, si può immaginare, come si senta un pilota dopo un ritiro da una gara o dopo una brutta prestazione. Insomma un’idea riesci a fartela leggendo approfondimenti o sentendo le interviste fatte ai piloti dopo un certo tipo di gara. Quindi mentre si vede la serie tv uno come me pensa: “ah vabbè lo sapevo che stavano così le cose”, insomma, è già tutto calcolata.
Ma questo discorso appena fatto è facile quando la brutta o buona prestazione viene fatta da un team che fa parte degli “altri”, sono quelli che si espongono di più avendo bisogno di visibilità. Ma quando la brutta/buona prestazione viene fatta da uno dei top team (Mercedes, Ferrari e Red Bull) quel “ah vabbè lo sapevo” diventa più difficile.
Probabilmente la seconda stagione di Drive to Survive non avrebbe avuto molti occhi addosso se non avesse inserito nei dieci episodi da cui è composta delle puntate in cui si mostrava il dietro le quinte dei top team. Mi duole dirlo, ma di certo non molti sarebbero stati interessati a vedere il dietro le quinte della deludente stagione della Haas o di come, la Williams sia riuscita a cadere così in basso. Sicuramente questi episodi non reggono il confronto con il backstage della deludente gara della Mercedes ad Hockenheim, o magari di sentire i pensieri di Charles Leclerc dopo la vittoria della Ferrari a Monza, dove non vinceva da dieci anni.
Tra i tre top team la Red Bull è stata la scuderia che si è raccontata di più, soprattutto per cambio di piloti in corsa che ha portato Pierre Gasly a retrocedere in Toro Rosso ed Alexander Albon ad essere promosso appunto in Red Bull. E probabilmente sono proprio questi due piloti che fanno capire cosa voglia dire essere piloti di Formula 1, grazie alle loro interviste inedite e di tutti i sacrifici che hanno fatto negli anni per arrivare a sedersi sui sedili delle macchine più potenti al mondo.
Ma è una serie che posso guardare anche da non appassionato? Capirei qualcosa di quella che è la Formula 1?
Sì, Drive to Survive è una serie che come ho detto va bene per tutti, per gli appassionati e non. Magari chi non è appassionato si potrà avvicinare alla Formula 1 anche senza vedendosi ogni singola sessione di prova e seguendo ogni notizia, magari più in là diventerà molto più appassionato di chi lo è già. Ma diciamo che questa serie tv è solo un piccolo punto di partenza. Ma il passo più grande sarà sempre quello di vedere un Gran Premio in Televisione o dal vivo, provare tutte quelle emozioni che sia hanno vedendo magari una lotta per il podio durante gli ultimi 4 giri o vedere il tuo pilota preferito andare fuori pista.
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