Tra le opere italiane più belle annovero I Cento Passi, film coinvolgente quanto storicamente corretto di Marco Tullio Giordana basato sulla vita di Peppino Impastato
Durante gli anni Ottanta, l’impegno politico che ha alimentato gran parte del cinema realista italiano del dopoguerra, così come lo conosciamo, è quasi interamente svanito. La settima arte è stata vittima sia del dominio della televisione che del declino, ahimè, della sinistra politica. Però l’impegno politico al cinema non è scomparso, è mutato, mettendosi sullo sfondo di storie – spesso – vere. Tuttavia, registi come Marco Bellocchio, Paolo Virzì, Nanni Moretti e Marco Tullio Giordana non hanno mai abbandonato il vecchio filone politico. Così, mentre il XX secolo volgeva al termine, Giordana realizzò I Cento Passi, un film biografico su Giuseppe “Peppino” Impastato, un giornalista di sinistra assassinato in Sicilia dalla mafia.
Il 9 maggio 1978 è stato un giorno nero per l’Italia, in cui si sono scritte due pagine buie e drammatiche della nostra storia repubblicana. In quello stesso giorno venivano uccise due personalità diverse, ma allo stesso modo imperanti che non hanno avuto la stessa risonanza pubblica. Mentre l’Italia parlava del delitto Moro, una stessa tragedia nazionale veniva consumata a qualche chilometro di distanza. L’omicidio di Peppino Impastato passò del tutto inosservato e la mafia chiuse la vicenda il prima possibile.
La morte di Peppino venne catalogata prima come incidente sul lavoro e poi addirittura come suicidio. Fino a quando il processo è stato riaperto per ben tre volte, grazie alla contro inchiesta dei familiari e degli amici, anche se non è stata ancora emessa nessuna condanna. Tuttavia, le vicende di Peppino rimasero ignote per più di vent’anni, fino a quando Giordana non decise di far conoscere la sua storia, mettendo il suo nome e la sua lotta davanti gli occhi del pubblico.
Il potere di denuncia ne I Cento Passi è altissimo.
Ci troviamo a Cinisi, in Sicilia, negli Settanta, nel pieno degli anni di piombo. La cui comunità si trova in preda alla mafia organizzata che gestisce ormai da tempo le attività locali: dalla speculazione edilizia ai traffici di stupefacenti negli Stati Uniti, infettando il sistema democratico ed influenzando politica ed economia con il denaro, la violenza e il terrore psicologico. Marco Tullio Giordana riesce con delicatezza ad entrare nella vita di Peppino Impastato, estrapolando e raccontando la sua lotta contro la criminalità di provincia senza strafare o esasperare i protagonisti della vicenda e senza scadere nella retorica documentaristica/didascalica.
Il film è come se fosse diviso in due parti: una in cui viene narrata l’infanzia felice di Peppino Impastato (Luigi Lo Cascio), ignaro dei traffici criminali di suo padre, e poi segnata dall’omicidio di suo zio, implicato nel clan mafioso del paese. Una seconda parte in cui vediamo Peppino cresciuto, intento a costruirsi una coscienza politica e civile. La sua formazione antimafiosa, socialista e ribelle viene stimolata dal pittore comunista Stefano Venuti (Andrea Tidoni), proprio ai piedi della rivoluzione settantottina. In seguito agli insegnamenti del suo “padre etico”, il giovane inizia a scrivere articoli, uno dei quali è intitolato La mafia è una montagna di merda, che lo rendono malvisto agli occhi della criminalità.
In seguito apre Radio Aut, emittente radiofonica in cui attacca e prende in giro la mafia, soprattutto gli illeciti di Tanto Badalamenti (Tony Sperandeo), di cui è testimone da quando era un bambino. Candidatosi alle elezioni per il partito Democrazia Proletaria, la sua frase «noi comunisti perdiamo perché ci piace perdere» risuona come una sorta di preludio alla sua tragica morte, avvenuta proprio durante la sua campagna elettorale, ed architettata dal clan mafioso come se fosse suicidio.
I Cento Passi – il titolo prende il nome dal numero di passi di distanza tra la casa della famiglia Impastato e quella del boss mafioso Gaetano Badalamenti – è un film necessario, degno di essere visto almeno una volta nella vita. Non solo per conoscere la storia di Peppino Impastato, che incarna ancora oggi la lotta alla mafia e dà valore a quel sentimento antimafioso insito in molto italiani, ma anche per godere di un film davvero ben diretto, nonostante il budget ridotto. Un’opera con un’ottima fotografia, una sceneggiatura perfettamente pianificata, una colonna sonora evocativa e performance recitative maestose.
Luigi Lo Cascio, nei panni del giornalista e attivista italiano, offre probabilmente la sua massima interpretazione – diciamo che se la gioca con quella ne La Meglio Gioventù -, regalando una prestazione straordinaria, tanto che gli valse il David di Donatello come miglior attore protagonista. Magistrale anche l’interpretazione di Tony Sperandeo, capace di non eccedere e non enfatizzare la sua recitazione.
I Cento Passi è un film potente su una persona che ha cercato di fare, ed ha fatto, la differenza in una cittadina tradizionale, gestita dalla mafia locale. E’ una biografia che offre qualcosa di più profondo nella trama, mettendo al centro la vita di Peppino, la mafia e l’idealismo politico. E’ il racconto di un uomo coraggioso che ha messo da parte l’omertà, insita in una società fortemente diseguale, in cui i rapporti non erga omnes hanno costituito la norma della gestione del potere per secoli, relegando la società in una sorta di Medioevo anche in epoca moderna e contemporanea.
Hanno ammazzato l’uomo, ma non le sue idee e il suo essere libero.
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