Il potere del cane, dove gli altri non vedono

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Il Potere del Cane è l’ultimo film di Jane Campion, l’acclamata regista di lezioni di piano ed altri capolavori, presente su Netflix. La storia è tratta dall’omonimo romanzo di Thomas Savage del 1967. Proprio con il passaggio che da il titolo al film si apre e si chiude il romanzo di Savage da cui la Campion ha tratto l’ultimo suo lavoro.

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Il potere del Cane vede protagonisti due ricchi allevatori, i fratelli Burbank. Caratterialmente i due sono agli antipodi: Phil (Benedict Cumberbatch) è il classico esemplare di maschio alfa che manifesta la sua carismatica autorità con atteggiamenti prevaricatori e mascolini giustificando la sua boria con la maggiore abilità rispetto agli altri nelle attività da cowboy; George (Jesse Plemons) ha un’indole docile e remissiva, si direbbe placida.

Quando George sposa senza preavviso Rose, vedova e madre di un figlio, l’equilibrio di casa Burbank si sgretola. Da qui Phil comincia una guerra di logoramento psicologico sulla sua nuova cognata (Kirsten Dunst) che scivolerà piano piano nell’alcolismo come estremo rifugio delle sue fragilità non capite nemmeno dal marito.

Il racconto si muove sul crinale dei non detti, delle cose non viste, dell’abilità o meno dei personaggi di cogliere quello che non c’è. È tutto esplicitato dalla metafora della collina su cui quasi tutti non riescono a cogliere nulla di particolare mentre Phil e George (il gracile e apparentemente indifeso figlio di Rose) invece colgono chiaramente la sagoma di un cane. Stesso dicasi per il tema dell’omosessualità che si coglie dalle sfumature, il vero perno della sofferenza di Phil che per il ruolo che quella società rurale di inizio 900 gli ha cucito addosso sa che non potrà mai affrancarsi da quella dimensione.

Davanti ai suoi occhi invece c’è il fratello che seppur più debole ha trovato, almeno in apparenza, la sua dimensione. In queste dinamiche George avrà un ruolo subdolo e importante, perché fungerà prima da burattinaio nel indirizzare la madre verso un matrimonio rassicurante e poi vivrà un rapporto altalenante con Phil, facendogli quasi pregustare una sintonia che appena comincia a palesarsi viene spazzata via dalla tragica fine di quest’ultimo.

Il racconto de Il potere del cane quindi, prendendo le mosse da un passo della Bibbia, ci conduce in un’epopea western che in find dei conti è una storia senza tempo, fatta di parole non dette, di ruoli da cui è difficile affrancarsi e da false vittime e oscuri carnefici.

Raffaele Calvanese
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