Roma di Federico Fellini, autopsia di uno spettacolo eterno

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Il 23 Aprile si è tenuto il quarto appuntamento della rassegna cinematografica Nouvelle Vogue, come sempre al Cinema Modernissimo di Bologna. Il film scelto per l’occasione, e presentato da Gian Luca Farinelli e Francesca Ragazzi, è stato Roma di Federico Fellini, del 1972.

Questa celebre pellicola, che il regista riminese dedica alla città simbolo della sua filmografia, è un’opera anarchica e strabordante, difficile da delimitare e confinare: si tratta di una serie di episodi, o meglio ancora di vignette (che richiamano gli inizi di Fellini proprio come vignettista), caratterizzate dal tipico sguardo onirico e visionario del regista, che si muovono avanti e indietro nel tempo come un pendolo continuo. Partendo dagli episodi ambientati negli anni ’30 e ’40, ovvero quelli dell’Italia fascista e della guerra ricalcati sull’infanzia e l’adolescenza di Fellini, si arriva fino alla contemporaneità post-sessantottina, con uno sguardo che ci restituisce Roma come un luogo dell’anima prima ancora che fisico. Autopsia di uno spettacolo eterno, in Roma la Storia con la S maiuscola irrompe in maniera prepotente all’interno della vita popolare, come nell’episodio del teatro di varietà interrotto dalle sirene dei bombardamenti, e nei numerosi riferimenti al fascismo e a Mussolini, e allo stesso tempo la Storia viene cancellata dall’irruzione della modernità (il ritrovamento della domus romana all’interno dei tunnel della metropolitana, con la luce e l’aria che distruggono le preziose pitture decorative).

In questo affresco surreale, la capitale non viene più vista come una città-cartolina, eterna, ricca e mondana, ma tutto è filtrato dallo sguardo del regista, che cerca di dare una sua visione di un luogo così inesplicabile; la sensazione è quella di trovarsi all’interno della mente di Fellini, che compare egli stesso nel film fingendo di stare girando un documentario con la sua troupe, intervistando e scambiando opinioni con la gente del luogo (c’è anche Anna Magnani, scelta come icona simbolo della romanità).

roma fellini recenisone

Ciò che stupisce forse maggiormente è il ritratto di una vita popolare così viva e autentica, che passa attraverso la rappresentazione del romano: una vera e propria parata di corpi, facce, espressioni, un campionario di insulti e gesti osceni, che richiesero a Fellini un casting di mesi e un numero infinito di foto tra cui scegliere (un po’ come si vede in È stata la mano di Dio di Sorrentino) per rappresentare il romano perfetto, a detta del regista “un uomo dalle prospettive molto ravvicinate, attorniato da storia e monumenti ma rapportato soltanto alle consuetudini quotidiane e alla tribù familiare”. Il risultato è una serie di caricature che sembrano essere state disegnate da Fellini in persona.

Fondamentale è poi l’apporto dello scenografo e costumista Danilo Donati, che riesce a creare un immaginario che ha fortemente influenzato il mondo della moda: una delle sequenze più celebri della pellicola è infatti quella del défilé di moda ecclesiastica, in cui un gruppo di alti prelati assiste a una sfilata di vestizioni sempre più bizzarre. Uno sfarzo esagerato e grottesco che fonde glamour e religione, sacro e profano, metafora del lusso ecclesiastico (“è il mondo che deve seguire la Chiesa, non il contrario, esclamerà uno dei personaggi durante l’evento), che nel 2018 è stato preso di ispirazione per la sfilata del Met Gala, il cui tema per il dress code era Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination.

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Come sarà poi anche per la Rimini di Amarcord, che per certi versi è il suo film-specchio, con Roma, vivisezione di una città che è quasi un corpo vivo e pulsante, Fellini sonda l’inconscio, il mondo dei sogni e il paranormale, facendo un punto sulla sua vita e cambiando ancora il suo modo di raccontare rispetto al passato.

L’appuntamento è al mese di maggio con il prossimo film della rassegna, ovvero Bella in rosa (Pretty in Pink) di Howard Deutch, che inaugurerà il decennio degli anni ’80, ovviamente sempre a Bologna, e sempre sugli schermi del Cinema Modernissimo.

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