Ginevra Elkann torna dietro la macchina da presa con Te l’avevo detto, prodotto da The Apartment con Rai Cinema, Tenderstories e Small Forward Productions; un film che strizza l’occhio alla commedia all’italiana, un’opera corale che racconta le fragilità della borghesia e le paranoie di personaggi incespicati in una Roma soffocante e inaridita.
Presentato in anteprima al Festival di Toronto e poi alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma, Te l’avevo detto è un melodramma moderno ambizioso nel raccontare un tutt’altro che semplice fine settimana di gennaio romano, un weekend che si trasforma in uno scenario semi apocalittico: le temperature salgono all’improvviso, fino a raggiungere livelli insopportabili, e i protagonisti si troveranno a fare i conti con le loro esistenze, in preda alle loro ansie, nevrosi, dipendenze e ossessioni, intrappolati in una realtà afosa, a tutti gli effetti, alla quale devono rifuggire per intraprendere una metamorfosi di sé stessi.
Te l’avevo detto è un’opera corale molto femminile: Gianna (Valeria Bruni tedeschi), una timorata di Dio e invasata religiosa con i suoi santini, rosari, cimeli di Medjugorje e acquasanta; la donna è ossessionata da Pupa (Valeria Golino), un’ex pornostar eccentrica in declino, colpevole di aver “rubato” il marito all’ex amica ormai vedova e in fissa dalla fama, dai social media e dal botox. Il tormento di Gianna si riflette anche sulla figlia Mila (Sofia Panizzi), una ragazza in preda all’angoscia familiare affetta da binge eating disorder, il cui unico rifugio è il cibo.
Nella rovente Città Eterna si muove anche un’altra donna, Caterina (Alba Rohrwacher), alle prese con la dipendenza da alcol mentre prova in tutti i modi ad ottenere la custodia del figlio Max (Andrea Rossi) affidato all’ex marito (Riccardo Scamarcio). C’è poi Padre Bill (Danny Huston), un prete italo-americano ed ex tossicodimendente, e sua sorella (Greta Scacchi), arrivata dagli USA per disperdere le ceneri della madre.
Ognuno di questi personaggi è in preda all’asfissiante caldo mentre prova a sfuggire alle proprie debolezze e dipendenze. Ognuno di loro è alle prese con un dramma personale e una frustrazione che li porta a confrontarsi con sé stessi, prima che con gli altri, adottando approcci profondamente differenti. Tutte le relazioni sono legate da un fil rouge, creando un tragicomico mosaico di segmenti di vita.
La sceneggiatura, scritta da Ginevra Elkann insieme a Chiara Barzini e Ilaria Bernardini, affronta temi sociali importanti, provando – non pienamente – a scavare l’animo umano con delicatezza e al tempo stesso con spietatezza. Ogni soggetto ha un vizio: quello di Gianna è la religione, quello di Pupa è la popolarità, quello di Mila è il cibo, quello di Caterina è l’alcol e quello di Padre Bill è la droga. E ognuno di essi si comporta in modo ossessivo, facendo scelte autodistruttive.
La relazione tra Gianna e Pupa è sicuramente la più interessante e articolata per le tante sfumature del loro legame e le differenze nello stile di vita; bello come è stata realizzata la giustapposizione di pietà e promiscuità, in grado di far empatizzare prima con l’una e poi con l’altra. Da apprezzare anche come le sceneggiatrici hanno affrontato il tema della maternità: Gianna è totalmente assuefatta dalla sua ossessione nei confronti di Pupa tanto da dimenticarsi della figlia Mila; mentre la depressione di Caterina rende difficile prendersi cura di suo figlio e l’infettività della madre di Bill, invece, ha ripercussioni sulla sua vita e quella della sorella.
Sebbene ci siano spunti oggettivamente interessanti, la narrazione di Te l’avevo detto inciampa talvolta su alcuni dialoghi, non riuscendo a incidere in modo netto come ci si aspettasse in alcuni momenti, non accompagnando lo spettatore completamente nelle implicazioni dei vari episodi. La fotografia di Te l’avevo detto, firmata da Vladan Radovic, è sorprendentemente d’impatto, i colori pastello sono ipnotici e incantevoli, conferendo all’ambientazione un aspetto tra lo stilizzato e il surreale; un’estetica crepuscolare giallastra e arancione meravigliosa che enfatizza le temperature soffocanti. Impeccabile anche la colonna sonora firmata da Riccardo Sinigallia che scandisce ogni storia.
Ginevra Elkann è una visionaria, già con l’opera prima Magari si era notata la sua capacità di creare mondi specifici e originali, raccontando personaggi unici. In Te l’avevo detto mette in mostra la sua attitudine nel declinare l’indole umana con le sue mille sofferenze ed esperienze. L’essere umano ne esce vittima di se stesso, succube delle passioni e delle distorsioni sulla prospettiva con cui guardare al mondo. Probabilmente, la dark comedy corale non sarà il lavoro più maturo della regista italiana, ma è un tassello importante per il futuro della sua cinematografia.
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