The Substance, la nuova frontiera del body horror: recensione

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The Substance è il nuovo film di Coralie Fargeat, in uscita il 30 ottobre 2024 per IWonders.

Ho visto il trailer del film, poi incontro mio fratello (che è tutt’altro che un cinefilo) e mi chiede cosa sarei andato a vedere: “Mah, un film su una celebre attrice che scopre di una sostanza che crea una sua sosia giovane dove le cose vanno ovviamente male”. Mio fratello alza gli occhi al cielo e io aggiungo ridendo: “Sì, dev’essere quel genere di film dove poi lei alla fine muore”. The Substance a livello dello scioglimento degli eventi non riserva grandi sorprese. Gli step vengono mandati agli spettatori con delle lettere. Si può dire che, già dai primi dieci minuti, la regista firma con noi un contratto che ci viene presentato tramite dettagli ben visibili e udibili.

Per approfondire meglio la trama raccontata a mio fratello, il film segue il declino dell’ultra-cinquantenne Elizabeth Sparkle (Demi Moore) che, il giorno del suo compleanno, dopo un incidente in auto, scopre della “sostanza” venduta illegalmente in uno scantinato. Le regole dell’assunzione sono chiare: la vita tra l’originale e la sosia giovane deve essere perfettamente bilanciata, sette giorni per una e sette giorni per l’altra. La routine dentro al corpo della nuova ragazza, Sue, interpretata da Margaret Qualley, rivive il lustro di un tempo, ottenendo ruoli di primo piano in programmi televisivi. Ma l’eccitazione per la novità porta Sue a sforamenti del tempo concesso, così danneggiando fisicamente Elizabeth. Inizierà una violenta faida tra le due che, come ricordano i “bugiardini”, sono la stessa identica persona.

The Substance, la nuova frontiera del body horror: recensione 1

Coralie Fargeat, regista, sceneggiatrice e co-produttrice, porta sullo schermo un body horror che spinge qualche metro più in là la frontiera dell’audio-visivo. In questo film high-concept dove “cosa succederebbe se potessimo vivere in un corpo migliore del nostro attuale?” vengono enfatizzate le tematiche del difficile rapporto media-corpi femminili. Le telecamere, alla costante ricerca di bellezza e perfezione, sognano il modello idealizzato di donna. La vecchiaia e la decadenza non rendono economicamente quanto un corpo giovane. E così Fargeat utilizza queste tematiche come base per portare un messaggio di body positivity. Queste sono le fondamenta per una straordinaria scrittura tant’è che il film ha riportato a casa migliore sceneggiatura a Cannes. La sua messa in scena e il “come” sono violenti, stupefacenti, disgustosi da farci rigirare su noi stessi ma sono anche ironici.

Per questo ultimo aggettivo vale la pena citare una conferenza di Aronofsky all’American Film Institute dopo l’uscita in sala di Madre!. È stato un film poco riuscito dove la prima metà fluisce ma, nella seconda parte, si prende talmente tanto sul serio da suscitare sincero imbarazzo. Uno studente italiano, durante la conferenza, chiese ad Aronofsky: “Quanto si può ridere del film?” E il regista ridendo: “È una bella domanda. Alla première a Venezia non rideva nessuno mentre a Londra la gente si sbellicava. Come filmmaker quello che vuoi che accada nell’audience è una reazione”.

The Substance, la nuova frontiera del body horror: recensione 2

Per ricollegarci al soggetto, The Substance si spinge talmente lontano da polarizzare le reazioni che vanno dalla fuga dalla sala alle risate isteriche. Personalmente, il ridere è stato spontaneo e tanto necessario davanti all’assurdità della messa in scena. In un film di tale violenza visiva, causata da questi corpi mostruosi, la risata ha un effetto catartico, quasi di bilanciamento dell’umore. Ma si ride del delirio, non della regia che si dimostra solida e credibile.

Le performance delle attrici sono di grande potere comunicativo: sul set sono state di grande supporto l’una per l’altra, soprattutto nelle difficili scene di nudo. Demi Moore era in dubbio se accettare o meno la parte. Disse di sentirsi come quando lesse la parte per Ghost perché le possibilità che fosse un film incredibile o un disastro erano le stesse. Ancora una volta l’attrice statunitense ha saputo leggere oltre le parole.

Vale citare tutti gli aspetti tecnici a partire dai suoni ipersaturi che rendono l’esperienza totalizzante e di una cinematografia che distorce facendoci sedere scomodamente davanti a un cinema dell’irreale. La menzione speciale va al make up e agli special effects dove è stato fatto un enorme lavoro prostetico per rendere al meglio questi corpi dilaniati e dilanianti. È interessante leggere la pagina Wikipedia del film per scoprire dettagli extra.

The Substance, la nuova frontiera del body horror: recensione 3

Fargeat porta in scena un’iperbole di una società che sogna che Dorian Gray possa essere realtà. È un film che porge anche omaggio al genere del body horror. Si passa da Kubrick, a Rosemary’s Baby, al classico Cronenberg e a tutti quei film che hanno turbato la mia gioventù, come Denti, che oggi al confronto di The Substance sembrano più la Peppa Pig. Non è certamente un film per mio fratello, che vuole finali positivi, ma è per tutte quelle persone che si vogliono avventurare fino alle frontiere del cinema di provocazione.

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