Un arco temporale di 36 anni, 3 paesi, un ragazzo e una ragazza della Corea del Sud e le loro emozioni che si inseguono. Nora e Hae Sung, cresciuti assieme a Seul tra amicizia, affetto e rivalità scolastica si devono separare per il trasferimento della famiglia di lei in Canada. Il tempo passa e lei si trasferisce a New York, i due ritornano in contatto e cominciano a sentirsi regolarmente via Skype.
Rinasce l’affetto ma per lei è troppo difficile la gestione a distanza e, a malincuore, lo lascia per concentrarsi sulla sua vita. Nora viene poi presa in una residenza per scrittori dove conosce Arthur. Sboccia l’amore, si sposano e vanno a convivere a NY. Ora i due Coreani hanno 36 anni e Hae Sung, ancora con la cicatrice aperta, decide di fare a visita a Nora. Una settimana li porta a rievocare i decenni passati dove la distanza sembra aver mantenuto inalterata l’intesa.
Past Lives è l’ultimo prodotto coreano a sbarcare il lunario e oltre. Ha viaggiato verso ovest tra Sundance, Berlino, Bafta e Golden Globes per atterrare con due nomination agli Oscar (miglior film e sceneggiatura originale). Sono anni di grande lustro per il cinema coreano che, a titolo indicativo e non esaustivo, includono botti assoluti come Parasite, fenomeni sociali come Squid Game e grandi talenti affermati come quelli di Park Chan-wook o Lee Chang-dong. Ma tra questi si può considerare anche l’esordiente Celine Song?
In tutta sincerità, se fossi stato un produttore forse avrei fatto molta fatica a credere nella sceneggiatura di Past Lives. Una storia piuttosto semplice, senza alcun particolare colpo di scena che non sono sicuro mi possa lasciare qualcosa. Ma il risultato sullo schermo è tutt’altro. Per fortuna che non sono un produttore. Prego.
Il film ha personalmente ricordato il romanzo Stoner di John Williams. In comune, a livello di eventi, hanno poco se non che non c’è alcun fuoco d’artificio, raccontano una storia X e hanno l’abilità di intrattenere come poche storie hanno saputo fare. Cameron, nella prefazione del romanzo di Williams, scrive una frase che può essere rigirata anche per questo film: “La verità è che si possono dirigere pessimi film su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe cinematografica”. Past Lives è questo: una semplice opera artistica che riesce a sfruttare l’incrocio di due storie d’amore rendendole potenzialmente universali.
La delicatezza e l’eleganza colpiscono come una serie di pugni costanti e ben assestati. 105 minuti su un ring, passivo a provare un senso di piacere a prendere schiaffi emotivi da un dramma romantico. (Che smielato). Si vive questa forza registica che racconta la storia con intenzione poiché deriva da un’esperienza personale.
E, in una catena di responsabilità, la recitazione riesce a brillare per veridicità. Infatti, Celine Song, sul set, ha voluto ricreare un ambiente il più realistico possibile. Greta Lee (Nora) e Teo Yoo (Hae Sung) non potevamo in alcun modo abbracciarsi al fine di preservare l’autenticità del loro primo incontro fisico a NY; stesso discorso per John Magaro (Arthur) e Teo Yoo che, tramite vari stratagemmi produttivi, si sono visti per la prima volta solo in scena.
Questi oramai 30enni devono far fronte al leitmotiv del film In-Yun, che può significare sia “provvidenza” che “fato”. Past Lives non affronta alcun tipo di sliding door, non ci sono what if, ma solo un’oggettiva constatazione delle scelte che delle persone hanno preso. Le vite passate potrebbero avere un significato ma ciò che conta è l’Adesso. E il singolo spettatore viene lasciato al proprio giudizio, a scegliere per quale sponda dello In-Yun propendere.
N.d.a Quando entro in sala e ho anche solo leggermente fame, se il film non mi convince, passerò il resto della proiezione a pensare agli spaghetti al pesto che mi mangerò dopo. Quando sono andato a vedere Past Lives stavo morendo di fame ma questa, come per magia, mi è sparita appena iniziata la proiezione. E questo distacco dalla realtà è perdurato per tutto il film. Sarei voluto rimanere più freddo (e affamato) ma il piano sequenza finale, nella sua pellicola argentata 35mm, mi ha strappato delle lacrime per la potenza emotiva e per la sua disarmante semplicità.
Per rispondere alla domanda di qualche paragrafo fa: assolutamente sì, Celine Song, si può assolutamente considerare come un punto di riferimento tra i cineasti e le cineaste Coreane. Non so più che dire. Andate a vedere Past Lives. E Mangiate spaghetti al pesto.
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