Possiamo dirlo senza indugi, la quarta stagione di The Crown è dominata dalla donne. Il maestoso dramma di Netflix ruota intorno alla storia della “principessa del popolo” Diana e all’ascesa del primo ministro Margaret Thatcher a Downing Street, mentre punteggia la narrazione con eventi caratteristici della storia britannica
Costumi, scenografia, fotografia, ambientazioni, colonna sonora, regia accurata e dettagliata, ricostruzione storica e recitazione di alto livello. Ritroviamo tutto questo, e un po’ di più, nella quarta stagione di una delle serie migliori in circolazione. In cabina di comando c’è sempre lui, il geniale e mastodontico Peter Morgan, ideatore e produttore di The Crown.
Parliamoci chiaro, la storia della famiglia reale è avvincente ed appassionante. Vuoi per l’abdicazione di Edoardo VIII, per il matrimonio tra Elisabetta e Filippo, per gli amori infelici di Margaret e Carlo, per l’iconica figura materna di Diana; fino ad arrivare ai giorni nostri con l’entrata in scena di Kate Middleton e Meghan Markle.
La fiaba e la tragedia, ma anche l’ironia pungente e il drammatico presentimento sono stati parte integrante della casata inglese.
Come abbiamo visto nelle precedenti stagioni, anche nella quarta siamo testimoni di un delizioso, nonché importantissimo, arco temporale, scandagliato da episodi di caratura storica che percorrono Buckingham Palace e Downing Street.
L’assassinio di Lord Mountbatten per mano dell’IRA, il matrimonio più visto del secolo scorso; la visita reale di Carlo e Diana in Australia; i problemi alimentari di Diana e il tradimento di Carlo; la violazione della sicurezza a Buckingham Palace; la tragica spirale discendente della principessa Margaret; la guerra nelle Falkland e l’apartheid in Sudafrica; ed infine la tanto chiacchierata spaccatura tra la Regina e la Thatcher.
Sono tutti gli ingredienti che condiscono una deliziosa minestra servita in 10 porzioni, ognuna delle quali è stata abilmente concettualizzata e perfettamente studiata nei minimi dettagli.
Le porte di The Crown 4 si aprono nel 1979, con un primo piano dell’ormai stabile Regina Elisabetta (Olivia Colman). Se nelle passate stagioni era il sole tra i pianeti, adesso si trova a dover fronteggiare altre due stelle altrettanto luminose. Stiamo parlando della neo-eletta primo ministro Margaret Thatcher (Gillian Anderson), alle prese con un disagio personale e con le politiche di divisione indette al numero 10 di Downing Street, e della giovanissima Diana Spencer (Emma Corrin), che da ragazza spensierata e piena di sogni, si trova ingabbiata in un matrimonio infelice.
Ciò che contribuisce a rendere la quarta stagione affascinante sono i dialoghi ed il contrasto – quasi – ad armi pari tra la Regina e la Thatcher. Due donne forti e scavate, nate per comandare e che sanno esattamente cosa vogliono da questo mondo. Tra loro nasce un gioco di potere, uno scontro tra titani che tiene banco per tutto il corso della stagione, fino all’ultimo e coinvolgente epilogo.
Mentre Elisabetta II domina il palazzo, e non solo, con un atteggiamento distaccato e solenne, la Lady di Ferro è chiamata a muoversi in una scena completamente maschile che sa che l’appartiene, ma a cui fatica ad imporsi, come politico e come donna. Le due si tengono testa continuamente, empatizzano e discutono, si uniscono e si dividono in uno scenario internazionale che alla fine darà ragione ad una sola di loro.
E poi c’è Lady Diana, la giovane ragazza che lotta incessantemente per adattarsi alla famiglia più famosa del mondo. Un matrimonio, quello con il principe Carlo (Josh O’Connor), partito male fin dall’inizio, con l’ombra pesante e pressante del primo amore, mai passato, dell’erede al trono per Camilla Parker Bowles (Emerald Fennell).
L’unica a cercare di fermare le nozze e capire che Carlo non amasse Diana ma Camilla è la principessa Margaret (Helena Bonham Carter), perché ha vissuto sulla propria pelle, alcuni anni prima, la stessa identica situazione con Peter Townsend, nonostante sapessero tutti che non avrebbe mai indossato la corona. E con sguardo basso e mesto, consapevole che alla fine quel matrimonio si sarebbe celebrato, si è resa conto che nonostante siano passati decenni nulla era cambiato.
Se inizialmente ero rimasta delusa per non aver visto la riproduzione del matrimonio reale in The Crown, in seguito l’ho trovata una scelta intelligente. Suvvia, sappiamo tutti come è stato, davanti a quelle immagini ci emozioniamo ancora nonostante fosse tutto finto, almeno da parte di lui.
Pertanto, Morgan decide di concentrarsi sul lato oscuro della favola di Diana. L’angoscia ed il dolore della “principessa triste” sono rappresentati in diversi modi: dalla relazione extraconiugale al disturbo alimentare, quest’ultimo portato per la prima volta sullo schermo in maniera cruda e sfacciata.
Ma Carlo è troppo concentrato su sé stesso per accorgersi di quanto la moglie stesse male. Lui si comporta da vecchio, noioso, pedante, fedifrago. E’ risentito per l’attenzione della stampa su Diana; è ripugnato dalle manifestazioni d’affetto in pubblico, come quando lei ha ballato a sorpresa per lui per il suo compleanno sulle note di Uptown girl; è sconvolto dal video in cui lei canta in suo onore; è geloso perché lei è amata per il solo fatto di essere sé stessa e non appartenere a nessuno.
Diana non chiedeva tanto. Voleva solo un po’ di amore, voleva essere considerata come donna ed essere umano. Disarmante quando abbraccia la Regina – l’unica figura materna che la circonda – mentre lei ricambia in maniera gelida e impassibile, voltandole le spalle immediatamente. E pensare che le è bastato un “ti amo”, tra l’altro bugiardo, per farla stare meglio e per farla sorridere.
A volte sono riuscita ad empatizzare con Carlo. Perché è stato condizionato dalla sua famiglia che non gli ha permesso di sposare Camilla; perché gli è stato rubato l’amore di una madre che non riusciva a mostrargli affetto perché troppo concentrata a prepararlo per la corona; perché ha avuto un padre assente e per niente amorevole; perché accanto a lui aveva una moglie che brillava di luce propria mentre lui, l’erede al trono, era sempre un passo indietro.
Però poi mi ricordo che il “povero” Carlo è lo stesso che ha insistito così tanto per togliere a Diana il titolo di Altezza Reale – mentre la regina, ricordiamo, voleva che lo mantenesse – in modo da darle l’umiliazione di doversi inchinare davanti a lui e ai suoi stessi figli. E allora pure quel briciolo di empatia che ho provato per lui è diventato insignificante come quel “sì” detto a Diana durante il giorno del loro matrimonio.
The Crown è una macchina che funziona alla perfezione
I costumi sontuosi, i set opulenti, la regia minuziosa. E’ incredibile come sia tutto impeccabile. Che bella la profondità di quella ripresa dall’alto mentre Diana scende entusiasta le scale del suo vecchio appartamento a Londra, guardando le amiche, andando incontro a quella che sperava fosse una vita da favola e allontanandosi dalla normalità, salutandola per l’ultima volta. Per non parlare del primo incontro tra Carlo e Diana, costruito magnificamente; della scena in cui lei balla sola in una stanza del palazzo, prima di crollare a terra in tutta la sua fragilità; della sofferenza in volto di Margaret Thatcher nell’affrontare i problemi di politica estera.
La colonna sonora di The Crown 4 è imponente, ma non è mai prevaricante. Per ogni scena in cui è presente Diana, ad esempio, viene utilizzato il suono in maniera minuziosa e particolare. Il silenzio di quanto è sola, così pesante e fastidioso; il sottolineare il rumore del getto dell’acqua del lavandino e dello sciacquone, o dello spazzolino passato sui denti dopo aver vomitato. E poi la totale euforia della musica di quando è in pubblico, volteggiante e sorridente. Due facce della principessa del Galles, due umori raccontati attraverso le note.
Ma ciò che si distingue di più, e ancora una volta, sono le straordinarie interpretazioni di un cast eccellente.
Ormai Olivia Colman ci ha abituati a delle performance straordinarie come regina, ed anche questa volta è stata magnifica nell’essere distaccata e dignitosa in mezzo ai tumulti che la circondano. Gillian Anderson offre invece un ritratto estremamente complesso e dignitoso di “the Iron Lady”, è stata capace di catturare meticolosamente la leader del governo britannico degli anni Ottanta, brava – quasi – quanto Meryl Streep.
Prestazioni davvero eccellenti e strazianti provengono da Josh O’Connor ed Emma Corrin. Lui impersona il ruolo del principe travagliato e condannato in un matrimonio che non ha mai voluto. Lei dà vita alla donna, probabilmente, più amata del Novecento, raccontando quel bagliore luminoso nei suoi occhi mostrato solo in pubblico e il disagio e lo sconforto che navigano nel labirinto reale. Josh ed Emma sono riusciti a funzionare nello stesso identico modo in cui non ha funzionato il matrimonio tra Carlo e Diana. Assolutamente ineccepibili!
Come i protagonisti, anche noi spettatori sappiamo perfettamente cosa sta per accadere. Sappiamo come il castello della Thatcher sta per finire bruscamente e come il matrimonio tra Carlo e Diana andrà in mille pezzi.
Eppure continuiamo a tifare, a stare lì incollati allo schermo; a imprecare con Carlo per quelle prese in giro alla moglie con Camilla; a rigettare – almeno io – le politiche di destra della Thatcher; a sperare che la principessa Margaret alla fine trovi un meritato happy ending. Ed è questo che io giudico un capolavoro: rendere avvincente un storia vera che si conosce alla perfezione.
Dunque, nella quarta stagione di The Crown c’è sicuramente un’atmosfera femminista nell’aria. Con Margaret Thatcher e Diana che si uniscono alle donne che fanno scalpore nella Gran Bretagna degli anni Ottanta. E’ la stagione della fragilità e della forza delle donne.
La dolcezza e la tristezza di Diana nell’amare per due, a provarci fino alla fine, prima di spezzarsi. L’ambizione ed il carisma di Margaret Thatcher, prima donna primo ministro nella storia britannica, nell’affrontare un mondo di soli uomini. L’angoscia e l’astuzia della principessa Margaret nell’aver sempre cercato e difeso la verità, in un ambiente che sapeva solo celarla. Il dinamismo e la diplomazia di Elisabetta nell’essere la solida e preponderante Regina.
The Crown è la serie delle serie. Quella che non puoi fare a meno di vedere, sia se simpatizzi per la corona britannica, sia se non la sopporti o ti è indifferente. Perché rappresenta non solo la storia di una famiglia, ma la storia attraverso gli occhi della monarchia più longeva al mondo.
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