The Mandalorian – Sarebbe bastato poco, in fondo, per tenere in alto la bandiera di quel brand che per anni ha incantato grandi e piccini: Star Wars
A ridosso dell’uscita dell’episodio IX, terzo e ultimo della terza trilogia che narra le avventure di quella galassia lontana lontana partorita dalla mente di George Lucas, a permettermi di tirare le somme di quello che è considerabile un mezzo fallimento è The Mandalorian, serie TV ancora in onda su Disney + concepita dal genio di Jon Favreau.
Non mi sono ancora recato al cinema per guardare L’ascesa di Skywalker (qui la recensione) lo ammetto. Il mio parere, quindi, sarà momentaneamente piuttosto parziale
So bene, però, che non basterebbe un capolavoro (e sono sicuro non sia questo il caso) per mettere una pezza sui disastri fatti dagli ultimi due episodi della trilogia di guerre stellari. E, incredibile ma vero, ci voleva un altro spin off per regalare ai fan un poco di vero Star Wars.
The Mandalorian di fatto, come Rogue One nel 2016, è una perla che splende di luce propria in un panorama torbido dove la Disney, paradossalmente, sembra aver sbagliato tutto lo sbagliabile nella gestione delle uscite di punta della saga.
Al centro della storia un cacciatore di taglie mandaloriano (interpretato dal brillante Pedro Pascal) e le sue avventure e vicissitudini in quell’orlo esterno che per tutti i fan è sempre stato simbolo di caotica criminalità
In un’era post imperiale, dove i rimasugli delle forze di Darth Sidious cercano di raccogliere i pezzi mentre la Nuova Repubblica si impegna in un non semplicissimo assestamento, il nostro eroe Mandaloriano gira in lungo e in largo mietendo vittime e, soprattutto, regalando momenti di incredibile sentimentale dolcezza assieme a quella creaturina misteriosa e dalle sembianze famigliari che nella cultura popolare risponde al nome, per ora, di Baby Yoda.
Con The Mandalorian, su cui scriverò una reveiw complessiva alla fine della serie, ci si cala nuovamente nei bassifondi dell’universo di Star Wars, percependone le sfumature, le sensazioni, i sapori. Nella sua incredibilmente non pretenziosa semplicità, il cacciatore di taglie e le sue avventure sono in grado di risvegliare nei fan tutto quello che riguardava le guerre stellari che, per anni, ci hanno coinvolto ed emozionato.
E forse è proprio questa semplicità rivolta ai fan più affezionati e accaniti che ha permesso all’idea di Favreau di spiccare il volo e farsi apprezzare, bene o male, da gran parte dell’audience
Una serie che sembra realizzata con il cuore e il divertimento di qualcuno che non prende in mano un brand per incidervi sopra il proprio nome (come hanno tentato di fare, fallendo miseramente, Johnson e Abrams) ma con la semplice intenzione di portarlo avanti nel modo più sincero possibile, arricchendolo e riempiendolo di nuovi personaggi e interessanti sfaccettature.
L’arroganza quasi fastidiosa della nuova trilogia che non solo tenta di ricopiare blandamente il passato ma, soprattutto, di cogliere il pubblico generalista tramite scelte forzate e a dir poco deprecabili va a scomparire nella trama semplice ma così genuinamente star warsiana di The Mandalorian. Una serie a cui non interessa osare e stupire, una serie che non vuole incantare e che, proprio per questo, riesce ad entrare nei cuori degli amanti del genere.
The Mandalorian, assieme a Rogue One, è quella lezione che chi ha gestito la trilogia principale avrebbe dovuto cogliere e raccogliere
per realizzare un prodotto non solo di livello ma, soprattutto, attinente e affine ad un mondo che nella sua dimensione più macroscopica è andato a cadere nel banale, nel noioso, nel prevedibile e nell’insopportabile.
Non ho idea di cosa Episodio IX conterrà al suo interno essendo riuscito ad evitare, fortunatamente, tutti gli eventuali spoiler involontari. Quando mi siederò sui rossi seggiolini del cinema affronterò la visione senza pregiudizi e preconcetti nella maniera più assoluta. E’ impossibile, però, riuscire a risolvere le gravi mancanze mostrate nelle precedenti uscite. Buchi di trama, scelte giullaresche, personaggi privi di carisma e incapaci di lanciare un messaggio, di far affezionare e, soprattutto, utilizzati male. Unico aspetto interessante, forse, quel Kylo Ren da molti bistrattato. Personaggio pieno di potenziale ma, anche li, a tratti tremendo copiaticcio di quell’Anakin Skywalker della trilogia prequel, creazione inarrivabile ed impossibile da imitare per chiunque dotato di un minimo di sale in zucca.
Con The Mandalorian, invece, ci ritroviamo di fronte ad un personaggio semplice, taciturno, dotato del suo incredibile carattere e in grado, con davvero poco, di farti capire e cogliere le sue sfaccettature, guadagnando carisma e facendo affezionare il fruitore.
Che dire, dobbiamo ringraziare Favreau e i mandaloriani se finalmente abbiamo avuto la possibilità di respirare nuovamente un poco di sana e sincera aria di guerre stellari
Un peccato, però, non vedere la stessa sincera attenzione in questa nuova trilogia così attenta alle banalità del generalista da perdere l’identità di se stessa e dei suoi avi.
La speranza è che anche i nuovi spin off in programma (tra cui quello riguardante Obi Wan Kenobi) siano in grado di bissare il successo dei suoi predecessori, così da poter stendere un velo dolce su quella che sembrerebbe, almeno per ora, l’amara conclusione di una serie gloriosa. Un gigante caduto dietro la confusione di molti e l’aspirazione di pochi. Quei pochi che non sanno che, nelle proprie aspirazioni, si può anche soffocare…chiedetelo pure ad Orson Krennik. Lui lo sa bene.
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