L’ultima stagione di Tredici è un errore sotto tutti i punti di vista

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Il 5 giugno è approdata su Netflix la quarta ed ultima stagione della discussa serie tv. Nel guardarla, però, una domanda sorge spontanea: ne è valsa la pena?

Il suicidio di Hannah Baker nella prima stagione di Tredici ha sollevato una catena di eventi disastrosi che nessuno sarebbe mai arrivato ad immaginare. Il cardine della storia, che teoricamente fa esaurire la storia nella prima stagione, viene pian piano a scomparire nelle stagioni successive per dare spazio ad avvenimenti che cambiano completamente la trama del telefilm. E questo forse avviene eccessivamente, visto che Tredici altera in larga parte il proprio genere e, dal cupo teen drama iniziale che era, diventa uno pseudo-thriller di bassa, bassissima qualità.

Tredici segue il percorso tipico delle serie tv che non hanno più nulla da dire e vengono perciò riempite di seccanti sensazionalismi; un po’ come Élite, che si può considerare la versione telenovelizzata della serie di Brian Yorkey. Dopo dieci episodi che oscillano ripetutamente tra il monotono, l’imbarazzante e l’irritante, si può affermare con una certa sicurezza che questa quarta stagione di Tredici non è stata altro che un errore colossale, qualcosa di totalmente non necessario.
Prima di vedere nel dettaglio perché, è bene raccogliere gli eventi principali attorno ai quali si snoda la trama dell’ultima stagione di Tredici.

tredici quarta stagione recensione

I punti salienti della quarta stagione di Tredici

Il trailer dell’ultima stagione aveva fornito a sprazzi una serie di elementi che lasciavano presagire alcune ipotesi su determinati personaggi come Clay (Dylan Minnette) e il nuovo arrivato Winston (Deaken Bluman). Quest’ultimo, infatti, entra ufficialmente a far parte della Liberty High dopo essere stato espulso da Hillcrest e coglie l’occasione per far luce su due decessi misteriosi: quello del suo amato Monty (Timothy Granaderos) e quello di Bryce (Justin Prentice), nonostante i due non si conoscessero.

Clay, dopo aver assistito a fin troppe morti per la sua giovane età, comincia a dare segni di squilibrio; accusa frequenti attacchi di panico e inizia ad avere pensieri intrusivi e visioni. La sua instabilità mentale preoccupa alcuni suoi amici e arriva a spazientirne altri, dal momento che si manifesta in comportamenti davvero eccessivi.

Una misteriosa scritta rossa appare su uno dei portoni interni alla Liberty High: Monty was framed, “Monty è stato incastrato”, indice del fatto che qualcuno vuole rendere noto il segreto che avvolge la morte di Bryce. I sospettati sono tanti e questo mistero contribuisce ad accentuare gli impulsi paranoici di Clay, che si farà carico di questo enigma e arriverà ad incolpare diverse persone.

In tutto ciò, i protagonisti di Tredici si preparano ad affrontare l’ultimo anno di scuola e i colloqui con i rappresentanti delle università più prestigiose d’America. La tensione è alta e cominciano a sorgere dubbi per ognuno di loro riguardanti cosa ne sarà del loro futuro.

L’ultima stagione di Tredici è un errore sotto tutti i punti di vista 1

Partiamo dal fatto che questa stagione oscilla senza vie di mezzo tra monotonia, sensazionalismo e melodramma;

nei momenti in cui si esauriscono gli elementi spiazzanti è difficile non addormentarsi, mentre quelli più movimentati portano a sgranare gli occhi di continuo e a chiedersi se davvero gli sceneggiatori hanno avuto il coraggio di scrivere fandonie simili.            
A dir poco imbarazzanti anche gli elementi simil-horror e a tratti anche semi-splatter che si limitano a comparire in episodi isolati. Però compaiono, ed è già troppo.

Snervante da morire la presenza ridondante dei fantasmi di Bryce e Monty, continuamente immaginati da Clay e un po’ meno frequentemente da Jessica. L’assenza di creatività non dovrebbe essere una giustificazione per riempire gran parte della stagione con gli inutilissimi dialoghi tra Clay e gli spettri dei suoi ex nemici, che non aggiungono assolutamente nulla alla trama e il più delle volte infastidiscono soltanto. Bryce e Monty hanno avuto tre stagioni per parlare abbondantemente di loro stessi tramite le azioni; non c’è più altro da aggiungere dopo la loro morte. Le ripetitive comparse dei loro spettri non sono altro che una scusa per procrastinare il mistero irrisolto attorno ai loro rispettivi omicidi.

Non solo fantasmi; l’aggiunta di argomenti “vuoti” che non aiutano l’avanzamento della storia è una costante.

Prendiamo il caso di Estela (Inde Navarrette), new entry e sorella del defunto Monty. Un personaggio del genere avrebbe potuto dare il proprio contributo; certo, non brilla d’originalità il tropo del parente che vuole vendicare un suo caro ma nel caso di Tredici sarebbe comunque stato qualcosa.

E invece no. Estela viene introdotta, etichettata come sorella di Monty e poi abbandonata nel dimenticatoio senza un ruolo ben definito. Neanche la sua amicizia con Tyler Down (Devin Druid) aggiunge nulla di interessante.
La presenza di Estela è meramente riempitiva, così come lo è l’alcolismo avanzante di Zach Dempsey (Ross Butler). L’ex giocatore di football era stato gravemente ferito al ginocchio da Bryce nella terza stagione e tale evento gli aveva precluso la possibilità di giocare; il fatto di incrementare l’uso di alcolici può essere additata come una reazione negativa a tutto ciò e fin qui ci siamo. Assistiamo ad una serie di comportamenti sregolati che l’abuso di alcolici comporta, e ci siamo anche qui.              
Pian piano, però, anche il problema di Zach viene abbandonato al caso senza essere stato esplorato e sradicato in una maniera pienamente funzionale.

La stupidità e l’incoerenza dei personaggi rende impossibile – o comunque estremamente difficile – empatizzare con loro.

Clay Jensen paga a caro prezzo il suo eccessivo altruismo, rimettendoci la propria salute mentale. Questo lo porta a compiere azioni assurde che, anziché indurre alla comprensione nei suoi confronti, non fanno altro che renderlo ancora più insopportabile.       
L’isteria di Clay non convince e tutto questo è simbolo di qualcosa che non va nella descrizione fornita da Tredici dei disturbi mentali, contaminata da stupidi cliché che non rendono giustizia alla realtà di problemi gravi come l’ansia e la depressione.

La delusione di Jessica Davis (Alisha Boe) per essere stata scaricata da Justin Foley (Brandon Flynn) sfocia nella volontà di lei di far ingelosire il suo ex fidanzato iniziando a frequentare l’affascinante Diego (Jan Luis Castellanos). Di fronte a tutto ciò viene quasi da chiedersi: seriamente? Non solo si attribuisce a Jessica un’azione troppo immatura per lei, ma s’inserisce un elemento narrativo che è trito e ritrito. Un vero e proprio schiaffo all’inventiva, insomma. Jessica e Justin meritavano molto di più.

Winston Williams: seriamente?

Il personaggio di Winston Williams era stato introdotto come comparsa nella conclusione della terza stagione e nella quarta diventa una new entry a tutti gli effetti come nuovo componente della Liberty High.

Winston ricorda molto Ani (Grace Saif) e condivide con lei l’abilità a farsi odiare ferocemente: entrambi sono presuntuosi ed entrano in questioni dove la loro voce non è minimamente richiesta.
Winston, infatti, s’intrometterà nella questione della morte di Bryce Walker al fine di dimostrare che non è stato Monty ad ucciderlo. E anche qui continuano a sorgere dubbi: vale la pena rischiare così tanto per un ragazzo con cui hai trascorso una solta notte e che ti ha anche malmenato prima della notte stessa? Melodramma portami via (per l’ennesima volta).

Inserito all’inizio, dimenticato lungo il percorso e ripreso casualmente nel finale senza ulteriori impulsi alla trama, anche Winston si classifica a pieno titolo come mero elemento riempitivo.

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Cosa sarebbe dovuto andare in maniera diversa? La risposta è semplice: tutto.

Quest’ultima stagione di Tredici è la prova lampante del fatto che la serie avrebbe tranquillamente potuto fermarsi alla seconda stagione, la terza al massimo. Una quarta stagione così inutile non si vedeva dai tempi de La casa di carta e, per fare un paragone del genere, la situazione è evidentemente grave. Non siamo in presenza di una serie tv dall’eccelsa qualità e quindi non possiamo certo aspettarci risultati fenomenali, ma questa volta Tredici ha davvero toccato il fondo.

Non era necessario trascinare la serie così a lungo da renderla imbarazzante. Tredici è diventato uno schiaffo al mondo della narrazione, un vero oltraggio nei confronti dell’evoluzione (mancata) dei personaggi, della coerenza narrativa, dello sviluppo dei conflitti e soprattutto della grande assente: l’originalità.

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5 commenti su “L’ultima stagione di Tredici è un errore sotto tutti i punti di vista”

  1. Personalmente, credo che la tua recensione sia priva di fondo, insensata e tutt’altro che critica. Nessun parere tecnico, soltanto una carrellata di insulti figli probabilmente di un narcisismo intellettuale senza arte né parte.

    Con affetto,
    Giacomo D’Elia

    • Ciao, Giacomo!

      Esatto, quest’articolo è una “carrellata di insulti” e lo è volutamente. Quello a cui forse non hai fatto caso, però, è che ogni singolo insulto è accuratamente motivato; se non avessi avuto opinioni ben precise sull’argomento trattato sarebbe stato inutile scriverci una recensione a riguardo.

      Perciò:

      A) “Priva di fondo”?
      L’unica cosa che mi sembra priva di fondo è il narcisismo intellettuale di cui parli, onestamente. Le motivazioni a ciò che ho scritto – come ti ho appena spiegato – le ho elencate tutte.
      Questo pezzo contiene nient’altro che le mie riflessioni su ciò che ho visto: a mio parere l’ultima stagione di Tredici è stata realizzata con una trascuratezza unica (e questo, a dir la verità, è stato un parere abbastanza condiviso).

      B) “Insensata”.
      Mi farebbe piacere se tu ti spiegassi di più su questo punto. Cos’è che hai ritenuto senza senso in questa recensione, nello specifico?

      C) “Tutt’altro che critica”.
      Vedi punto A).

      Concludo col dire che questa è una recensione appositamente incentrata sul punto di vista narrativo; mi spiace per te se le tue aspettative sul lato tecnico non sono state soddisfatte, ma sono certa che online troverai molti pareri di altri autori al riguardo.

      Cordialmente,

      Giulia, autrice della recensione.

      • Ciao Giulia,

        ho fatto caso all’accuratezza con cui hai pesato ciascun parere, ma francamente trovo le tue parole eccessive.

        Rispondo per punti:

        a) Ho definito il tuo pezzo “privo di fondo” perché sostanzialmente hai fatto un elenco delle motivazioni, con tanto di analogie e riferimenti, senza però spiegarne alcuna. Inoltre, le tue opinioni dal punto di vista narrativo le trovo piuttosto superficiali e frivole.

        b) Ciò che credo sia insensato è il modo in cui hai esposto le tue idee, senza delucidare alcun che. Non hai fatto alcuna analisi delle vicende o dei personaggi, non hai messo in luce quelli che potrebbero essere gli aspetti da migliorare o da eliminare. Hai semplicemente detto che va cambiato tutto. Vale a dire? Francamente credo che un’affermazione del genere sia inutile, lasciata così a sé stessa, senza alcuna argomentazione in merito.

        c) Vorrei capire dov’è che hai esposto le critiche, perché io ho notato soltanto una serie di insulti belli ordinati, senza nessuna spiegazione.

        Mi pare ovvio che le nostre idee in merito a come sia stata prodotta questa serie siano in netto contrasto.
        Quando dici “e questo, a dir la verità, è stato un parere abbastanza condiviso” in riferimento alla trascuratezza narrativa, stai dando un’idea fuorviante secondo me: è stata condivisa da coloro che non hanno apprezzato questa stagione (come te), mentre è stata discussa da chi come me l’ha trovata entusiasmante, in linea col resto della storia, giusta e onesta rispetto al format scelto dai produttori. E francamente credo che la fine sia più che dignitosa e per nulla inadeguata, diversamente da quanto è successo per diverse serie ormai concluse, fra le quali numerose cult-series.

        Comunque sia, ognuno è libero di pensarla come vuole.

        Saluti,
        Giacomo D’Elia

        • Caro Giacomo,

          Chiaramente abbiamo opinioni diametralmente opposte e questo era evidente già da prima, quindi non mi dilungo ulteriormente su ciò che penso riguardo questa stagione perché sarei ripetitiva.
          Nello scrivere questa recensione ho voluto usare uno stile un po’ pungente che mi pare tu non abbia apprezzato molto, ma questa scelta è stata tutt’altro che casuale ed è dovuta al serio disprezzo che ho provato nel vedere una stagione da me ritenuta inconcludente e noiosa.
          Riprendiamo per punti:

          A) Sinceramente non vedo come ancora avrei potuto dilungarmi. Ho scelto di mettere in luce argomenti specifici (evidenziati nei diversi sottotitoli) che secondo me sono stati quelli contenenti più falle in assoluto. È ovvio che non ho parlato di tutto, altrimenti 1. mi sarebbe venuto fuori un romanzo (ricordiamoci che questo è pur sempre un articolo su una testata online) e 2. sarebbe stato ricco di spoiler pesanti.

          B) Mi aggancio alla risposta del punto precedente: non ho parlato di tutto quanto ed è stata una scelta consapevole. Non ho voluto riempire l’articolo di spoiler anche in favore di chi non ha ancora visto la conclusione di Tredici.
          Ho detto esattamente quello che volevo dire. Non avevo intenzione di andare nei dettagli di ogni singola vicenda; ho espresso la mia opinione sulle lacune più gravi, analizzandole in modo tale da non rendere pesante la lettura di questo articolo.
          Ribadisco che secondo me andrebbe cambiato tutto perché ho trovato questa stagione di una noia mortale fin dall’inizio; ad ogni modo nell’articolo ho parlato di quelli che ritengo gli errori più gravi, quindi gli aspetti da modificare sono in un certo senso sottintesi.

          C) L’intero articolo è una critica. Brutale, ma pur sempre una critica. E di singole spiegazioni per ogni argomento che ho portato in ballo ne ho date parecchie.

          Quello che intendevo con “parere abbastanza condiviso”, invece, era relativo al fatto che ho notato come quest’ultima stagione non abbia riscosso in generale molte opinioni positive.

          Saluti,
          Giulia

  2. Cara Giulia,

    non ho intenzione di rispondere all’ultimo commento, poiché risulterei ripetitivo a dir poco. In base a quanto hai scritto, comunque, ho appurato che non solo abbiamo idee differenti sulla produzione di questa serie-TV, ma anche in generale sul modo di scrivere, sul come affrontare un tema. Poco male, la diversità è un bene, considerato che non esiste un solo pubblico.

    Saluti,
    Giacomo D’Elia

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