La prossima edizione della Mostra del Cinema, in programma dal 2 al 12 settembre, con madrina Anna Foglietta, sarà un’edizione speciale. Infatti, Venezia 77 si svolgerà in totale sicurezza e con importanti novità.
E’ difficile, quasi impossibile, capire chi sarà il vincitore del Leone d’Oro a Venezia 77. L’anno scorso abbiamo visto Luca Marinelli alzare la Coppa Volpi per la sua straordinaria interpretazione in Martin Eden, mentre l’ultimo italiano a riuscire nell’impresa a conquistare il premio per il miglior film è stato Gianfranco Rosi nel 2013, con il suo acclamato documentario Sacro GRA. Tra l’altro è stata anche l’unica pellicola di casa nostra a vincere l’ambito premio negli ultimi 20 anni.
Adesso, all’alba della Mostra del Cinema di Venezia 77, vogliamo raccontare gli ultimi 10 vincitori al Lido: dalla Russia agli USA, passando per Messico e Filippine.
2010: Somewhere di Sofia Coppola (USA)
Stephen Dorff è Johnny Marco, una star di Hollywood che vive all’interno dello Chateau Mormont, il celebre e lussuoso hotel di Los Angeles, completamente alienato rispetto al “mondo reale”. La sua vita cambia quando irrompe nella sua vita la figlia undicenne Cleo, interpretata da Elle Fanning, di cui si dovrà prendere cura.
2011: Faust di Aleksandr Sokurov (Russia)
Con il capitolo conclusivo della sua tetralogia sul potere, il russo Sokurov reinterpreta alla sua maniera la storia del tormentato dottor Faust goethiano, disposto a stringere un patto col diavolo pur di realizzare i propri desideri, diventando un pensatore e un anarchico, un farabutto e un sognatore che desidera spingersi oltre, anche al di là del concetto stesso di “tentazione”.
2012: Pietà di Kim Ki-duk (Corea del Sud)
E’ la storia di un uomo sadico e brutale, cresciuto nei sobborghi di Seul, che lavora per conto di uno strozzino, menomando gli indebitati senza rimorso. La pietà nei confronti delle sue vittime affiorerà solo nel momento in cui una donna gli si presenterà sostenendo di essere la madre che lo aveva abbandonato 30 anni prima, ancora in fasce. Da questo momento incomincia a provare rimorso e pietà per le sue vittime.
2013: Sacro GRA di Gianfranco Rosi (Italia)
Per la prima volta un documentario riesce nell’impresa di vincere il Leone d’Oro. Il sacro GRA del titolo non è altro che il Grande Raccordo Anulare, l’anello autostradale che circonda Roma, raccontato attraverso le storie di chi vi abita. L’alternarsi delle storie dei vari protagonisti è inframmezzato da numerosi e più brevi episodi interlocutori.
2014: Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza di Roy Andersson (Svezia)
E’ un perfetto esempio di slow cinema, che mette in scena una serie di piccole scene al limite del nonsense, che nonostante la loro stravaganza riescono ad offrire interessanti ed originali spunti di riflessione sulla società contemporanea. Il film inizia descrivendo 3 diversi incontri con la morte, per poi basarsi sulla storia di un venditore ed un’altra persona affetta da ritardo mentale.
2015: Ti guardo di Lorenzo Vigas (Venezuela)
E’ la storia di Armando, un uomo che gestisce un negozio di protesi dentarie a Caracas, che fuori dal lavoro adesca ragazzi per portarli nella sua abitazione, dove però si limita a guardarli. Un giorno entra nella sua vita Elder, un ragazzo di strada che in principio sembra interessato solamente al tornaconto economico di quell’uomo che gli si è palesato davanti.
2016: The Woman Who Left – La donna che se ne è andata di Lav Diaz (Filippine)
Per la prima volta nella storia, il Leone d’Oro viene consegnato ad un film filippino. La pellicola racconta di Horacia Somorostro, una donna condannata per un crimine che non ha commesso. Uscita di prigione, questa scopre che il marito è morto e il figlio è scomparso. Dietro la sua ingiusta incriminazione c’è però un uomo che lei conosce molto bene. Da quel momento Horacia inizia a tramare la sua vendetta.
2017: La forma dell’acqua – The Shape of Water di Guillermo del Toro (USA)
A Venezia trionfa una “classica” love story, che poi si prenderà anche quattro Oscar e due Golden Globe. Protagonisti sono Elisa Esposito, una donna affetta da mutismo, un’inserviente muta di un centro di ricerca militare negli USA durante la Guerra Fredda, e un misterioso uomo anfibio catturato in Amazzonia. Il loro amore è impossibile e contempla un’unica possibilità: scappare.
2018: Roma di Alfonso Cuarón (Messico)
Il successo dell’arte messicana riaffiora anche l’anno dopo. Un film che ha ricevuto il plauso universale, vincendo non solo il Leone d’Oro, ma anche tre Oscar e due Golden Globe. Ci troviamo agli inizi degli anni ’70, in una Città del Messico in bianco e nero, dove una famiglia vive il trauma dell’abbandono da parte del capofamiglia. Il racconto viene affidato attraverso lo sguardo della fedele domestica di casa, Cleo.
2019: Joker di Todd Phillips (USA)
Per la prima volta arriva la vincita di un “cinecomic” all’interno di un Festival del Cinema del prestigio come quello di Venezia. Un premio meritato per la potenza narrativa e registica con cui viene raccontata la genesi di questo villain, interpretato da un Joaquin Phoenix in stato di grazia, che prima di rappresentare l’antagonista di Batman era Arthur Fleck, un uomo qualunque piegato dalla vita.
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