Intervista agli A Tergo Lupi: dark folk italiano

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E’ difficile pensare che esista una band nel Nostro Paese che produca musica dal gusto norreno, similmente ai Wardruna o agli Heilung: eppure, gli A Tergo Lupi, da Modena, – Fabio Del Carro e Camilla Ferrari – hanno, tramite l’uso di strumenti tradizionali riadattati, mediterraneizzato le sonorità dark folk del Nord Europa. Ne avevamo già parlato qui, con la recensione del loro LP del 2022, Hide.

Piacere ragazzi, allora voi siete gli In Culo al Lupo, giusto?

Fabio
No, non è proprio così…

Camilla
In tanti ce lo dicono, effettivamente. (ridono)

 

Qual è dunque il vero significato del nome?

Camilla
È la seconda parte di un detto latino, che intero sarebbe “a fronte praecipitium, a tergo lupi. “Di fronte il precipizio, alle spalle i lupi”: come a dire “cosa fare?”

 
Molto meglio che in culo al lupo, comunque, come spiegazione.

Camilla
Sono carini tutti e due, no? (ride) Quando lo abbiamo scelto ci sembrava coerente con lo spirito del periodo che stavamo vivendo all’epoca della fondazione del nostro duo, poi, insomma, ci siamo affezionati, ed è rimasto con noi.

 
Camilla e Fabio, mi potete raccontare un po’ di voi? Camilla, fai la liutaia, giusto?

Camilla
Sì, cioè, non uso questo termine perché mi sento sempre come se non usassi la parola giusta, essendo che in realtà non faccio violini né liuti, e non voglio inserirmi nella categoria, rispetto ad altri artigiani che effettivamente costruiscono questi strumenti. Il termine come inteso oggi è forse più generico ma tendo a non usarlo.
Comunque, ho iniziato facendo tutt’altro tipo di strumenti, finché, grazie a una mia amica mi sono trovata ad approfondire quello che era stata una parte della storia della musica della Norvegia e della Finlandia, in particolare tra ‘800 e ’900. Quindi cose abbastanza recenti.

Da lì, mi sono appassionata e sono andata sempre più indietro.
Per coincidenza, nello stesso periodo cominciavano anche ad emergere le primissime band (Heilung, Wadruna, NdR). Con la tagelharpa in particolare, è stato praticamente un colpo di fulmine per me. Allora ho cercato di indirizzarmi verso quella strada.
Infine poi, anche la musica è arrivata.


Fabio

Il nostro progetto è nato proprio per iniziare a mostrare i suoi strumenti, e mostrare che mantenendo lo stampo antico, potevano essere contestualizzati in una musica più moderna. Non avevamo quindi alcun particolare traguardo prefissato.


Camilla

Non è nato subito come un progetto musicale, abbiamo iniziato facendo qualche video col cellulare, proprio cose terribili (ride). Poi ci siamo davvero appassionati, ed abbiamo deciso di andare avanti.

Fabio

È un genere musicale (il dark folk, NdR), che da quando l’abbiamo scoperto anche come musicisti, ci ha effettivamente folgorati.
 
E tu invece Fabio, che formazione hai?

Fabio

Io lavoro in una fabbrica (ride)

E musicalmente? Com’è nata la tua passione?

Fabio

Noi iniziamo con l’industrial. Quindi musicalmente ha il suo senso (ride).

A parte gli scherzi, io non ho un effettivo percorso di studi musicale, a parte qualche anno alle scuole medie in cui ho studiato chitarra classica per tre anni e basta.

In realtà però, per me la musica è una vera e propria ossessione sin da quando ero piccolissimo, ricordo che mi costruivo la batteria con le scatole dei giochi e con le pentole di mia mamma.
Crescendo ho sempre fatto musica con altri amici, con altre persone.
Ci siamo conosciuti così con Camilla.  Ci siamo avvicinati a questo genere, e poi è nato tutto.

 
OK, allora partiamo proprio dall’inizio: Out of the Fence (2018), perché questo titolo? È un insieme di canzoni diverse, e suona come una compilation di brani che avevate necessità di pubblicare tutti assieme.

Fabio

È estremamente eterogeneo, sono assolutamente d’accordo, e all’epoca lavoravamo su mille cose diverse. Si è sviluppato nell’arco di due anni, in un momento in cui stavamo ancora cercando di capire esattamente cosa volessimo fare, dove volessimo andare.
 
Al contrario di Vesper.


Fabio

Volevamo vedere se questa musica potesse funzionare, e Out of the Fence dà proprio il senso di essere “fuori dal recinto”.  In realtà, per quanto sia stato divertente e particolare cercare di provare a mischiare influenze diverse, abbiamo capito che non convinceva neppure noi.

Camilla

Sì, un po’ ci siamo anche trovati dentro al tour de force di voler finire l’album.
Avevamo forse anche poca visione di insieme di quello che stava venendo fuori, perché procedevamo avanti pezzo dopo pezzo, cercando di fare delle cose nuove, cose diverse, cose che ci piacessero sempre di più. Siamo arrivati in fondo così e sul momento ci sembrava anche un lavoro accettabile. Poi però, già dopo un mese ci siamo guardati indietro e abbiamo detto “oddio” (ride)…

Fabio

Abbiamo voluto sperimentare, distorcendo lire ed arpe, per cercare cose particolari. Però c’era anche una certa immaturità di fondo.

Camilla

Immaturità nostra, naturalmente.

Intervista agli A Tergo Lupi: dark folk italiano 1



 
Infatti per quello vi dico che con Vesper avete trovato la vostra via come A Tergo Lupi, avete capito dove andare, cosa fare. È veramente un album piacevolissimo.

Fabio

Ci ha insegnato come ritrovarci musicalmente, anche se, per numero di brani, è più un EP.

Camilla

Di mezzo c’è stato il periodo della pandemia, che in Emilia-Romagna è arrivata, mi pare, già in febbraio

 
Voi siete modenesi.

Camilla
Sì, esatto.

 
Avrei detto qualcosa di lì vicino, dall’accento diciamo.

Camilla

…si sente?
 
Un pochino.

Camilla
E quindi, forse, anche il fatto di attraversare questo periodo molto strano ha influito. Fabio è rimasto a casa dal lavoro, come tutti eravamo in isolamento – inoltre non viviamo insieme, ed eravamo separati anche musicalmente.
È stato un periodo difficile, però ha avuto il suo impatto anche nei lavori successivi di A Tergo Lupi, questo sì.
 
E quindi fino a Vesper, gli A Tergo Lupi non sono stati un progetto live, praticamente.

Fabio
Non lo sono mai stati.


 
D’accordo, non sarete mai un progetto live, ma io vi voglio vedere dal vivo!

Fabio

Il problema più grande è proprio il fatto che abbiamo entrambi un lavoro a tempo pieno e la parte di composizione ci porta via tutto il tempo libero rimanente.
In questo momento non avremmo idea di come fare per organizzare anche soltanto delle prove. Oltre a questo, sarebbe molto difficile trovare delle persone, magari in zona, che sappiano suonare certi strumenti e abbiano voglia e tempo per un progetto del genere.

 
No, quello no, quello effettivamente sembra arduo, però sarebbe veramente fantastico.

Camilla
Ci sarebbe piaciuto molto.

Fabio

È solo che, se dovessimo farlo, vorremmo farlo quanto meglio possibile, senza dover contare per la maggior parte degli strumenti su basi preregistrate.

Speriamo che in futuro si creino le condizioni, sarebbe fantastico.


Speriamo, speriamo. E quindi come ci siamo arrivati a Hide? Perché Hide? Chi si nasconde dove si nasconde?


Fabio

Hide, è una parola inglese che ha molteplici significati. Non è solo nascondere o nascondersi, ma indica anche la “pelle”, ad esempio del tamburo. È una parola che in sé già nasconde tante sfumature.


Camilla

Anche noi siamo un po’ così caratterialmente, un po’ introversi…

Hide credo sia un album più maturo, molto più omogeneo.
È qualcosa che avevamo dentro di noi da molto tempo e che ne ha richiesto molto altro per poter essere tradotto in musica, in qualcosa di condivisibile.

Hide per noi è più un riferirsi a ciò che c’è dentro di noi e che a un certo punto ci riesce di far emergere. Su questo in particolare c’è anche un brano intitolato UnHidden, uno dei nostri brani più vecchi. È una risposta alle domande, alle esigenze interiori che ti chiedono di uscire.

Ciò che sentiamo può uscire da noi, può tradursi in qualcosa.
Poi speriamo che, insomma, possa essere qualcosa di apprezzabile.

a tergo lupi intervista


 
Assolutamente apprezzabilissimo. Io vi ho scoperto proprio con UnHidden perché mi è comparsa su Youtube… E ha un sacco di visualizzazioni, anche perché avete scelto delle canzoni stupende come singoli, inclusa Kominn Heim. Per non parlare dei video: quello di Hear Me l’avete girato nella Tuscia, giusto?

Fabio

Siamo venuti lì apposta, a marzo, verso la fine del mese.

Camilla
Esatto, eravamo tra Sorano e Pitigliano.

È bellissimo, luoghi dimenticati dal mondo, ma bellissimi.

Camilla

Eravamo praticamente soli, ne siamo rimasti anche sorpresi perchè sono posti veramente stupendi. Le vie cave sono incredibili, si respira lo spirito antico di un altra epoca.

Oltretutto, nonostante ci fossimo preparati il più possibile e in pochi giorni abbiamo esplorato molti luoghi diversi, una volta partiti abbiamo scoperto che poco distante c’erano altrettanti posti magnifici.
È davvero una zona indescrivibile.
 
E chi è il regista dei vostri videoclip? Oppure girate da soli?

Camilla
Si, siamo noi.
 
Ma siete incredibili.

Camilla

È una fatica infinita, però è molto bello, ci piace farlo. In effetti, a questo punto sarebbe difficile da lasciare in mano a qualcun altro, siamo abituati a gestire tutto da soli.


Fabio

C’è solo un video che non abbiamo girato noi, il video di Hoar Frost, il primo singolo.

Le riprese naturali sono state girate da un videomaker svizzero, Art of Yggdrasil, che ci aveva proposto una collaborazione, perfetta in periodo di pandemia.
Noi abbiamo girato le nostre scene al chiuso e lui ha aggiunto le sue riprese delle Alpi svizzere.

Tolta questa eccezione, il resto è farina del nostro sacco, come si suol dire.
 
E invece della ricerca linguistica dei testi chi se ne occupa?

Camilla

Per i testi in tedesco ci siamo fatti aiutare da un amico, Björn Hoppen di Bjorth, con il quale abbiamo fatto anche una collaborazione (Nornir, NdR).
Per quanto riguarda invece Kominn Heim, in islandese, dopo aver steso il testo ci siamo fatti aiutare da una ragazza madrelingua che si occupa proprio di traduzioni, e che ci ha potuto aiutare anche per la corretta pronuncia delle parole.

 
Il lato produzione degli A Tergo Lupi invece, mixing e mastering. Immagino facciate sempre tutto voi, giusto? Vi faccio i complimenti in ogni caso, perché i suoni di Hide sono ben rifiniti, molto belli.


Fabio

Si fa tutto qua in casa diciamo, oggi i mezzi che lo permettono ci sono.
È un percorso sempre nuovo per me, nel senso che lo faccio da anni per la mia musica, non come professione.
Oggi fortunatamente non è forzatamente necessario andare in un grande studio per produrre un proprio album, è anche possibile perseguire un percorso autodidatta.
Naturalmente la differenza tra un lavoro professionale e quello che abbiamo fatto noi c’è, però sono molto contento che risulti comunque un lavoro fatto bene, per quanto possibile.



 
Assolutamente, assolutamente. Io quando ho scoperto che vi auto producevate sono rimasta abbastanza sbalordita perché pensavo che comunque foste una di queste band che stanno sotto contratto o con la Seasons of Mist o con la Relapse, cioè questo tipo di case discografiche comunque trattano cose molto, molto più di nicchia. Invece quando ho scoperto foste italiani, e che la vostra musica fosse quanto di più lontano da trap o neomelodica… Come mai nessuno vi ha approcciato, ancora?


Fabio

Tanto, beccano un no probabilmente (ride). Oggi sono cambiate tante cose perché c’è un’autonomia, un’indipendenza del mercato musicale molto differente dal passato, che permette di crescere anche senza un’etichetta. Allo stesso tempo, probabilmente le stesse etichette valutano se può essere un momento conveniente per agganciare una persona o un progetto, a seconda delle loro necessità. Per conto nostro, è forse anche più difficile avere un margine di contrattazione per noi appetibile, essendo un progetto che si autoproduce.


Però voi siete anche orgogliosamente indipendenti, diciamo.

Fabio
Sì, ormai.

Camilla
In questo momento sì.

Non siamo nemmeno molto appetibili per un’etichetta, se non altro in questa fase, sia perché siamo un piccolo progetto emergente sia perché non facciamo nemmeno live.
Oggi, di positivo c’è che, se hai una piccola band, un piccolo progetto e vuoi arrivare a registrare il tuo album, non hai necessariamente bisogno dell’intermediazione di un’etichetta.
 
Anche perché tra passaparola, Youtube e Spotify, se uno vale qualcosa effettivamente prima o poi le visualizzazioni arrivano…


Fabio
C’è una vetrina enorme.

Camilla

Si ha la possibilità di provarci senza dover passare necessariamente da un intermediario. Come giustamente dicevi tu, cioè tra Youtube, Spotify puoi fare da solo. Noi, dopo tanto tempo che lavoriamo insieme, siamo arrivati ad avere anche un po’, diciamo le funzioni, i compiti divisi, completandoci nel lavoro.


Fabio

Più che altro è questo, non abbiamo e non sentiamo l’esigenza di intromissioni, al momento nessuno dei due ha una lacuna che l’altro non riesca a compensare.


In più col fatto che ti costruisci gli strumenti da sola, il problema tecnico sicuramente si risolve.

Fabio
Dovrei riuscire a costruire fotocamere allora! (ride)

 
Camilla, da dove è nata questa passione per la costruzione di strumenti, e, soprattutto come si impara? Cioè qual è stato il tuo percorso che ti ha portato ad imparare a costruire uno strumento ed elettrificarne il suono, cioè digitalizzarlo?


Camilla

Ho sempre avuto la passione per la musica e per l’artigianato, anche perché vengo da una famiglia di artigiani e musicisti. Era normale per me vedere queste attività in casa mia.
Ho iniziato quando si è rotto il mio pianoforte – all’epoca studiavo pianoforte, ho fatto alcuni anni di conservatorio, ma non ho concluso il percorso. Era un vecchio pianoforte verticale usato. C’erano da sostituire e risistemare molte cose. Ho smontato tutto, fatto ciò che volevo e potevo. Mi sono divertita moltissimo.

 
E dopo?

Camilla
Dunque, non era mia intenzione e non avrei nemmeno potuto di certo iniziare costruendo da zero un pianoforte, sono partita piano piano da altri strumenti, molto più semplici, fino ad arrivare ai salteri, alle tagelharpe e alle lire. Quindi è stato un percorso che si è delineato strada facendo.

La tagelharpa si sente effettivamente molto ultimamente nella musica contemporanea, però l’utilizzo che ne fate voi è molto più duttile, diciamo. Come hai imparato a suonare questo strumento, sempre autodidatta?

Camilla

Quando ho iniziato a suonarla, la diffusione del dark folk non era ancora esplosa, e trovavo pochissimo materiale. Non avevo un riferimento preciso. Di video ne trovavo pochi, spesso poco recenti, e il più delle volte molto distanti da quello che avrei voluto fare.

Fabio

Allora ci siamo detti: ma perché non proviamo noi a buttare fuori qualche video di tagelharpa?

Camilla

In sostanza quindi sì, ho imparato da autodidatta, come tanti oggi.
Sono consapevole che ho un modo di suonare molto lontano da quello dei bravissimi musicisti tradizionali. La nostra intenzione è sempre stata quella di cercare di rispettare lo spirito dello strumento, la sua storia, il suo nome antico ma utilizzandolo in un contesto presente. Quindi, anche le intonazioni, il modo in cui è costruito, la ricerca del suono, ha sempre perseguito questo obiettivo. Non sono strumenti di tradizione o filologici, sono consapevolmente costruiti per essere utilizzati in questo modo.
 
Cosa vedete nel vostro futuro? C’è ispirazione per nuovi videoclip?

Fabio
C’è, senza dubbio. Ci sono sempre video da fare, registrare, e pubblicare.

Camilla
Anche perché è la nostra “finestra” sul mondo in un certo senso, non facendo concerti.


E insomma, anche le visualizzazioni non guastano mai. Ma voi, nella vostra vita privata, che generi ascoltate? Che artisti?


Camilla

Ci sono delle cose su cui siamo d’accordo, che sono i nostri punti di incontro.

Fabio

Anche se io in passato ho fatto anche del rap…


Camilla

Diciamo che nel nostro passato e presente, in comune ci sono i Nine Inch Nails innanzitutto. Ci incontriamo sui Rammstein, Tool, Solstafìr


Fabio

E ognuno di noi parte per la propria tangente.
In primis per me Wardruna. E anche in realtà tanti altri artisti, molti anche, tra virgolette “minori” come noi, che per me sono stati sempre una grande ispirazione.

Camilla
Il neofolk in generale mette d’accordo entrambi, ma per me anche la scena post new wave.

 
Va bene ragazzi, io sono felicissima di avervi conosciuto e spero di vedere gli A Tergo Lupi live un giorno!


 

Giulia Della Pelle
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