David Andersson, Soilwork: Intervista

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David Andersson è il chitarrista compositore dei Soilwork, la leggendaria band Melodic death metal svedese. Il loro ultimo lavoro è l’EP A Whisp From The Atlantic. David è chitarrista e mente anche dei Night Flight Orchestra, e l’avevamo incontrato proprio in occasione dell’uscita di Aeromantic, ultimo album della band. E’ anche un medico, gastroenterologo, in Svezia.

È un piacere poter intervistarti David.

È un piacer anche per me essere qui.

Parliamo del nuovo EP, qual è il tema fondante di quest’ultimo lavoro dei Soilwork?

Il tema fondante è l’alienazione dal mondo, un posto molto diverso da quello dell’anno scorso per esempio.

Quindi possiamo dire che l’EP è stato notevolmente influenzato dalla pandemia di quest’anno?

Sì, ma l’alienazione viene anche fuori dal fatto che la vita in generale non è un’impresa facile, perché noi in quanto esseri umani siamo esseri imperfetti. L’EP parla di questo e in particolare la title track parla di come ci si pone di fronte alla nostra imperfezione e di che cosa fare per migliorarsi.

Parlando proprio della title track: A Whisp From The Atlantic è di sicuro il vostro pezzo più ambizioso che abbiate mai scritto, contiene influenze da generi mai toccati prima dalla band. Come è stato sperimentare con essi?

In realtà è stato abbastanza facile per me, voglio dire ho suonato in ogni genere di band e tutti gli altri membri del gruppo hanno grandi e variegate formazioni musicali. E’ stato molto divertente incorporare tutte le nostre influenze e a me è venuto naturale e direi che lo è stato anche per tutti gli altri.

Siete tutti musicisti con una grande esperienza.

Sì, ecco noi tutti amiamo il metal ma non è l’unico genere che abbiamo suonato, perciò è stato bello far sentire a tutti la musica che ho in testa.

David Andersson, Soilwork: Intervista 1
la copertina dell’EP

Procedendo con Il resto dell’EP, si nota l’influenza di The Night Flight Orchestra, il progetto Synth Rock che hai insieme a Bjorn Strid. Nei vostri prossimi lavori continuerete con questa contaminazione degli anni 80′ o ascolteremo ulteriori sperimentazioni?

Beh, ecco noi torneremo in studio a gennaio con i Soilwork e inizieremo delle nuove registrazioni e scriveremo delle nuove canzoni. Voglio dire, scrivere dei pezzi per me è un processo spontaneo, il mio songwriting viene dal subconscio. Ho scritto sia canzoni molto accattivanti sia canzoni molto…blast beat (risata), molto black metal. Si tratta di un mix di tutto, in effetti penso che negli anni come band siamo divenuti sempre più estremi ma allo stesso tempo siamo diventati anche più accattivanti. Amo il mix di blast beat appunto e per esempio del canto melodico che siamo riusciti a creare.

uno dei 5 video musicali di A Whisp From The Atlantic

Prendendo in considerazione la parte più estrema del vostro sound, in quest’EP in particolare si sentono molte influenze di un vostro album precedente: The Living Infinite. Che sia perché entrambi i lavori prendono come iconografia dei grandi corpi d’acqua?

Questo non lo so con precisione. Il fatto è che avevo in mente il titolo: A Whisp From The Atlantic e volevo scriverci una canzone epica (risata). Però effettivamente è bello ed è importante avere una sorta di tema fondante, dove i Soilwork sono l’acqua, The Night Flight Orchestra sono l’aria, lo spazio. Come artista a volte non si può sapere da dove vengono fuori le idee e se queste hanno un effettivo significato più grande, sono solo contento di potermi esprimere attraverso la mia arte. A volte mi succede di riscoprire un significato più grande in quello che ho scritto ma non subito, almeno due o tre anni dopo (risata).

Vista la situazione attuale, con la pandemia in corso, sono sempre più presenti le live stream dei concerti di varie band anche metal, I Soilwork hanno intenzione di farne una?

Beh…no (risata), ne abbiamo già fatta una con i The Night Flight Orchestra un paio di mesi fa ed è stato molto divertente. Con i Soilwork penso non sia possibile perché con il metal c’è bisogno di sentire l’energia, il volume di un concerto e non si può esprimere tutto questo in un una live stream, bisogna essere in presenza. Con i Soilwork continueremo a scrivere e rilasciare pezzi, a meno che non ci venga in mente qualcosa di spettacolare. Aspetteremo la fine della pandemia e finalmente potrete ritrovarci in concerto col volume al massimo.

Proprio riguardo i concerti dal vivo, con la prospettiva di un vaccino l’anno prossimo, I Soilwork stanno già pensando al futuro, un possibile periodo in cui ritornare sul palco?

Non ne è ho proprio idea, so che la semplice organizzazione per distribuire un vaccino richiederà del tempo, perciò la più ottimistica delle previsioni che posso fare è che ricominceremo ad andare in tour per giugno di sicuro non prima.

Eugenio Gabrielli
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