Gianni Rodari, maestro di scuola elementare, poeta, scrittore, ha educato e fatto divertire intere generazioni di bambini accompagnandoli nella loro crescita con fantasia, giocosità ma anche sentimento, senza tralasciare le importanti questioni della vita.
Gianni Rodari nasce il 23 ottobre del 1920 ad Omegna. Insignito nel 1970 di quello che viene chiamato “Il Piccolo Nobel” o “Il Nobel dei Bambini”, ovvero il premio Hans Christina Andersen, Premio che ad oggi solo Gianni Rodari, può vantare in quanto italiano.
La sua produzione letteraria è molto ampia: tra filastrocche, poesie, romanzi, opere teatrali, la sua bibliografia conta più di 70 titoli. Produzione ampia, sì, ma di grande qualità senza perdere mai di credibilità e di ingegno.
Alla morte del padre, causata da una broncopolmonite, si trasferisce con la madre ed il fratello Cesare a Gavirate. Nel 1932 entra in seminario di San Pietro Martire di Seveso, che abbandona dopo tre anni. Studia da privatista e nel 1934 si diploma al terzo Ginnasio. Si ritira dall’istituto Manzoni che frequentava dal 1934, e si diploma come maestro, a Gavirate, nel 1937.
Ebbe qualche breve esperienza come insegnante privato finché vinse il concorso di maestro ed insegnò come supplente a Uboldo dopo essere stato esonerato dal servizio militare a cause della sua salute cagionevole.
Prima di divenire autore, però, Gianni Rodari collabora come giornalista con riviste quali “L’Ordine Nuovo”, periodico di impronta politica, con il “Corriere Prealpino”, ove pubblica racconti anche sotto pseudonimo, e anche con “L’Unità”, dove apre una rubrica intitolata “La Domenica dei Piccoli”, dal 1949 al 1950, e ancora con il periodico per ragazzi “il Pioniere” al fianco di Dina Rinaldi, che negli anni ’50 lo spinge a raccogliere tutte le sue filastrocche per ripubblicarle poi in tre edizioni.
Quella de “L’Unità” fu una rubrica talmente accattivante e talmente divertente che alla fine il capo redattore ne fece una rubrica festiva all’apparenza per bambini, ma che in realtà era adatta a tutta la famiglia.
“Il linguaggio dei bambini è fatto di immaginazione, di pensiero logico e quindi i genitori che la perdono, perdono qualcosa per loro stessi. I bambini trovano sempre un modo di usare la loro immaginazione.”
Gianni Rodari
Negli anni ’50 decolla la carriera da scrittore dapprima con “Le carte parlanti”, “Le avventure di Scarabocchio”, “Il Contafavole”, “Il libro dei mesi”, “Il treno delle filastrocche” e poi con “Cipollino e le bolle di sapone” sotto lo pseudonimo di Giampiccolo.
Seppur per bambini e famiglie, le sue opere non sono solo frutto di giocosità ma anche di un attento studio della letteratura tra atmosfere dickensiane e influssi bretoniani e surrealisti, attento all’attualità e alle richieste educative dei bambini (qui un’intervista in cui spiega proprio a dei bambini i suoi segreti).
“Il mondo di oggi non parla al bambino solo tramite le parole dei genitori ma parla attraverso le immagini, attraverso le macchine, attraverso tutto quello che anima il mondo di oggi. Bisogna trasformare tutto questo in parole se si vuole fare un libro e non bamboleggiando ma se mai un gradino più in su perché al bambino piace salire un po’, perché quando il bambino sposta i mobili non si accontenta di spostare il seggiolino che è piccolo ma sposta il tavolo. Perciò il linguaggio deve farlo crescere però deve essere un linguaggio moderno. Deve essere fatto con gli oggetti, con le immagini, con tutto ciò che fa parte del mondo.”
Gianni Rodari
L’arte di inventare, dunque, è la sua cifra stilistica ma nulla viene lasciato al caso, tanto che negli anni Rodari appunta le sue tecniche e le sue invenzioni in un quaderno che verrà poi pubblicato come “Quaderno di fantastica” ripubblicato come “Grammatica della fantasia” accostando la fantasia apparentemente illogica e senza senso alla logica e al senso senza lasciare fuori i sentimenti. Tra i suoi temi infatti troviamo lo spaesamento, il diverso, il problema della povertà, la morte, le infanzie vessate.
L’aggancio di Rodari va sempre ai bambini, ai loro desideri e alle loro esperienze concrete passando dal Novel al Romance come accade con “La Freccia Azzurra”, grande classico, titolo fra i più belli del maestro Rodari in cui c’è un intreccio tra la narrativa vera di personaggi che potrebbero essere concreti, e la favola composta da giochi che parlano tra loro.
Sopra ogni cosa però è da sottolineare il grande rispetto di Rodari per il genere maschile e femminile spiegando ad uno dei suoi personaggi, la bambina Livia, che non deve accontentarsi di giocare solo con la bambola ma ha il diritto di scegliere anche tra macchinine, aeroplani, treni.
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