Kazuo Ishiguro in Non Lasciarmi (Never Let Me Go) dipinge con delicatezza frammenti di vite fragili e inconsapevoli. L’affresco di inquietudine ricreato viene portato avanti dallo sguardo di Kathy, voce narrante della storia e finestra su un mondo dispotico e angosciante.
Non lasciarmi (Never Let Me Go) è un romanzo del 2005, pubblicato in Italia nel 2006, dell’autore britannico, di origini giapponesi, Kazuo Ishiguro. Il Time ha giudicato l’opera come il miglior romanzo dell’anno e l’ha inserita nella lista dei cento migliori romanzi in lingua inglese pubblicati dal 1923 al 2005. Infine, nel 2010 è stato tratto un suo adattamento cinematografico, diretto da Mark Romanek.
La storia è ambientata in Inghilterra, in un presente dispotico, e segue i ricordi della protagonista Kathy e dei suoi compagni. Il contesto fa da padrone e incornicia la vita di Kathy, Ruth e Tommy, che vivono il loro tempo, solo in apparenza normale. Il libro vaga tra tematiche riguardanti l’amicizia, l’amore e la conflittualità. Ciò che tuttavia emerge e diventa predominante ai fini della narrazione è il tema dell’identità; più precisamente, la sua ricerca. Nonostante il tema sia comune a molte storie di formazione, questa se ne allontana, diventando, semplicemente, la storia di Kathy, Tommy e Ruth, incastrati in una realtà che non permette vie di uscita.
I tre personaggi principali sono studenti in un collegio di nome Hailsham, una struttura immersa in una campagna inglese e lontana dalla città. Questi non sono orfani, tuttavia non hanno genitori, né una casa in cui tornare. Crescono al fianco dei propri compagni, sostenuti da un gruppo di tutori interessati alla loro crescita e alla loro educazione. Gli studenti, all’interno della struttura, appaiono tutti diversi e ognuno con le proprie inclinazioni; ciò che tuttavia li unisce è un obiettivo comune: quello di diventare dei Donatori.
Per tutta la narrazione i lettori, quanto gli stessi personaggi, sembrano rimanere all’oscuro di cosa questo significhi realmente. È soltanto nell’ultima parte del romanzo che qualcosa finalmente comincia ad intuirsi. Infine, il loro destino, appare ben chiaro: gli studenti di Hailsham sono destinati a donare i loro organi, ossia, diventare donatori della loro stessa esistenza al fine di salvare vite altrui. Ogni cosa è programmata da uno schema superiore e la loro vita è nelle mani di qualcun altro, a loro sconosciuto.
Hailsham, proprio per questo, diviene allora un luogo sicuro e di speranza, un’istituzione che cerca di urlare a gran voce i diritti di questi ragazzi, di dar valore ad una minoranza e dimostrare come questi siano dotati della stessa umanità riconosciuta negli uomini e nelle donne nella vita reale.
Kazuo Ishiguro, in maniera magistrale, riesce a cancellare qualunque barriera o distinzione tra un clone umano e un essere umano, trasmettendo, in ultimo, un sentire universale che ha a che vedere con la libertà di scelta.
La ricerca della propria identità e la tragedia di una visione compromessa
La ricerca della propria identità diventa, per i personaggi del romanzo, una corsa ad occhi chiusi. I ricordi di Kathy accompagnano il lettore alla visione di un mondo spaventoso e disumano. Pagina dopo pagina, i personaggi rincorrono risposte a domande che lentamente emergono e che chiedono di essere ascoltate. I ragazzi, affamati di conoscenza, decidono di scavalcare il muro che li allontana dal mondo reale, e che, pezzo dopo pezzo, delude completamente le loro aspettative.
L’opera fa emergere una tematica, ad oggi, sempre più attuale, che ha a che vedere con l’ambiente d’origine e su come questo accresca o limiti il percorso della vita. La storia di Kathy, Ruth e Tommy mette allora in rilievo la parte più macabra, triste e ingiusta, ed evidenzia non soltanto la mancanza di un lieto fine, tanto quanto la certezza della perdita a priori. La volontà di combattere e di acquisire diritti, diventa per i ragazzi – quanto per il lettore – un continuo scavare su una ferita che non verrà rimarginata.
C’è, inoltre, un sentimento che aleggia per tutta la narrazione. Questo ha a che fare con l’inconsapevolezza iniziale dei personaggi, di essere, agli occhi degli altri, meno di quanto loro non siano in realtà. I ragazzi, successivamente più consapevoli, rimangono comunque vittime di una forte passività, accettando qualsiasi privazione e ingiustizia e vivendo, per quanto possibile, la propria vita. Il lettore, per questo, si approccia con assoluta sofferenza a gesti ricorrenti e in apparenza semplici, cogliendo in un sorriso, in una carezza o in un pianto, tutta l’umanità che tanto andrà persa.
L’abilità di Kazuo Ishiguro ha a che vedere con la capacità di rappresentare, con delicata ma struggente capacità, la tragedia di una visione manipolata e destinata ad essere compromessa per sempre. L’autore porta alla luce una storia fatta di situazioni, di avvenimenti, di percezioni. Questi, descritti attraverso un un velo di nostalgia, richiamano al lettore un dolore per ciò che sarebbe potuto essere e per ciò che, effettivamente, non sarà mai.
L’impossibilità di agire per sé stessi diventa allora un limite con il quale i personaggi si ritrovano a scontrarsi, alle volte, chinando la testa e accettando il proprio destino, altre, lasciando che la propria anima prenda il sopravvento. L’esplosione di rabbia e le urla di Tommy, fanno allora da contrasto al silenzio sino a quel momento tenuto protagonista, acceca con la potenza della propria umanità e dà nuovo peso ad una consapevolezza e ad una volontà che sembrava essere ormai compromessa. D’improvviso, il mondo, come lo si era accettato, diventa una terra sbagliata, una realtà contro cui urlare e sparare ad occhi chiusi.
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