Le parole hanno il peso della coscienza: la poetica di Primo Levi

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Oggi la cultura occidentale, celebra la ricorrenza della morte di Primo Levi, un uomo che per una parte della sua vita si è visto negare i più fondamentali dei diritti. E’ sopravvissuto alla più grande tragedia umana del Novecento: il nazismo, e ne è divenuto uno dei testimoni più vividi.

Primo Levi nasce a Torino, nel 1919 da famiglia di origine ebraica. Sperimentò quanto di più atroce si possa vivere. Il campo di concentramento di Aushwitz dove sopravvisse grazie al coraggio e a una serie di incontri e coincidenze fortunate, lo segnò profondamente nell’animo.

Tanto che l’incubo vissuto nel lager lo spinse sin da subito a scrivere “Se questo è un uomo” un testo che fa da testimonianza e memoria delle atrocità accadute ad Auschwitz. – L’opera di Primo Levi fu uno dei primissimi memoriali dei deportati.

Lo stile letterario in  Se questo è un uomo, Levi sviluppa una descrizione smilza, quasi ermetica ed esauriente per comprendere i sentimenti e lo sfondo sociale dell’ambientazione dell’opera. Tuttavia il testo è denso di una profonda conoscenza dei classici, appresa sia nei periodo scolastico sia grazie a molte letture personali.

Scrittore ma anche autore di poesie liriche; verso la fine dei suoi anni pubblica dal 1945 al 1984 “Ad ora incerta” una raccolta che in tutta la sua bellezza fa emergere le debolezze di un uomo nel pieno abbandono di sé stesso, dove l’unico e vivo pensiero è il ricordo della persona amata, nello specifico di Lucia Morpurgo, poi diventata sua moglie. Egli la descrive con versi stupendi e tremendamente toccanti proprio in questa poesia, una delle più belle liriche d’amore della poesia italiana moderna.

Primo Levi

11 febbraio 1946
Cercavo te nelle stelle
Quando le interrogavo bambino.
Ho chiesto te alle montagne,
Ma non mi diedero che poche volte
Solitudine e breve pace.
Perché mancavi, nelle lunghe sere
Meditai la bestemmia insensata
Che il mondo era uno sbaglio di Dio,
Io uno sbaglio nel mondo.
E quando, davanti alla morte,
Ho gridato di no da ogni fibra,
Che non avevo ancora finito,
Che troppo ancora dovevo fare,
Era perché mi stavi davanti,
Tu con me accanto, come oggi avviene,
Un uomo una donna sotto il sole.
Sono tornato perché c’eri tu.

  1. In essa il poeta indica, nella speranza di una donna quasi misticamente intesa («cercavo te nelle stelle»), l’unico elemento in grado di rappacificarlo con il creato («perché mancavi, nelle lunghe sere / meditai la bestemmia insensata») e soprattutto con la vita a venire («Sono tornato perché c’eri tu»). Sempre su questo tema, nella poesia Avigliana, il poeta gioca sull’analogia tra il nome dell’amata (Lucia) e la luce, così agognata, così preziosa: «Guai a chi spreca la luna piena / che viene solo una volta al mese»; e sull’analogia di quel nome con le lucciole, «miti e care» donatrici di luce, capaci di far «svaporare ogni pensiero».
  2. Marco Nicastro, La resistenza della scrittura. Letteratura, psicoanalisi, società, Ladolfi Editore, 2019].

Le poesie sono chiare e semplici composte con una lexis forbita e articolata e tutte hanno uno stile chiaro e potente a differenza della prosa si ritiene possibile sostenere che Primo Levi non si trovasse completamente a proprio agio nello scrivere versi come invece nello scrivere in prosa: lo testimonia l’ampio intervallo temporale che separa le poesie l’una dall’altra, segno di quanto rara sia stata nel tempo l’attività propriamente poetica nella sua esperienza di scrittore.

Le poesie e i racconti di Primo Levi, rappresentano una realtà a noi oggi impensabile ma esistente. Rappresentano ciò che è accaduto e che potrebbe riaccadere.

Le parole hanno un peso, un anima, un ricordo ed in ognuna di loro è inciso un sentimento che vi rimarrà stampato in eterno. Sentimenti come l’amore, la speranza, la resilienza, la desolazione, la tristezza; sono la descrizione di un Primo Levi che ha visto con gli occhi la malvagità più recondita ma non troppo, dell’essere umano. Le parole hanno un peso, cambiano il mondo. Ci permettono di andare oltre con la mente, nello spazio tra ogni verso, ogni lemma percepiamo degli elementi n più, una possibilità.

Primo Levi verrà trovato esanime l’11 aprile 1987 nella propria casa di Torino a seguito di una caduta: rimane il dubbio se la caduta sia dovuta a cause accidentali o se sia stato un suicidio. “Il suicidio di Levi” rimane un mistero, un’ipotesi contestata da molti. Di lui non ci rimangono che le testimonianze, i pensieri, le opere e una consapevolezza.

 “Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo. In questo libro se ne descrivono i segni: il disconoscimento della solidarietà umana, l’indifferenza ottusa o cinica per il dolore altrui, l’abdicazione dell’intelletto o del senso morale davanti al principio d’autorità, e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale, in maschera di virtù guerriera, di amor patrio e di fedeltà a un’idea.”

Primo Levi

Erica Trucchia
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