A distanza di 7 anni dall’ultimo album, Samuele Bersani ci accompagna nella proiezione di dieci opere cinematografiche intimistiche e suggestive. Cinema Samuele ha un fascino enigmatico, dato da testi misteriosi e da parole evocative che scuotono chi le ascolta.
Il giorno dopo il suo 50° compleanno, Samuele Bersani si è fatto – e ci ha fatto – il regalo più bello, forse il più grande. Perché arriva in un momento particolare, in un periodo storico delicato, sia da un punto di vista sociale che musicale. Perché, in un ambiente frenetico, dove “veloce” è la parola d’ordine, le canzoni sono tormentoni e i cantanti cacciano un album all’anno, Bersani ha avuto il coraggio di prendersi il suo tempo, di analizzarsi dentro e indagare l’esterno.
Non si è lasciato ingolosire da motivetti “mordi e fuggi” ed è tornato in scena quando ne aveva voglia e aveva qualcosa di serio e sincero da dire. Perché i grandi artisti fanno così: arrivano, ti ammaliano, se ne vanno e tornano per farti capire che tutto il resto è una menzogna, che la vera bellezza non sta nella banalità delle hit estive, ma è custodita nelle canzoni autentiche e nelle poesie semplici.
L’ascolto di Cinema Samuele l’ho vissuto come un percorso ad ostacoli, come una sorta di serie tv ad episodi, come una scoperta di anime, come uno stimolo all’immaginazione. Ogni sala ha una sua storia, ogni trama è intrisa di significati reali e racconti sinceri.
La cosa che mi ha sbalordito di più è l’attenzione ai dettagli, la minuzia delle parole e la cura degli arrangiamenti. Ogni cosa si intona perfettamente. Quei testi profondi sono un abbraccio caldo e avvolgente, la sua ironia tagliente e intelligente è acqua nel deserto, la sua arte è un punto di riferimento inesauribile. Che bello ritrovarlo, proprio così, dopo 7 anni.
La prima sala di Cinema Samuele ci conduce alla visione di Pixel in cui «Respiro frammenti di vita volanti nell’aria pesante e viziata» di un principe ormai decaduto e confuso. Se qualcuno aveva dubbi sugli arrangiamenti, il cantautore bolognese è stato lieto di farli ricrederli con la seconda proiezione, Tiranno, brano a tema dark che va in crescendo, in cui sperimenta musiche elettroniche celestiali.
In Mezza Bugia arriva la chitarra e un testo che spiega la prepotenza della società che ci circonda: «Si comincia a discutere come fossimo dentro ad un partito, arrivato al suo atto finale per mancanza di democrazia. Non esiste una maggioranza alternativa alla tua».
Il Tuo Ricordo è La canzone del disco, forse quella più bersaniana delle dieci sale cinematografiche, quella che ti fa volare con la fantasia che ti mette davanti la rabbia, il dolore e la cura, è lo scontro tra passato e presente: «Il tuo ricordo trova un buco nella rete, si infila dentro il mio cervello e fa il padrone, il tuo ricordo quando arriva ha fame e sete e quel poco equilibrio che ho si disintegra».
Harakiri è il manifesto con cui ha deciso di trainare Cinema Samuele. Nel singolo troviamo un testo ermetico, sconcerto, sarcasmo, humour noir, immagini surreali, linguaggio psicanalitico, personaggi a tratti fantascientifici che vivono in contesti irreali e che galleggiano in mondi fatti di sentimenti e storie vissute fino in fondo.
L’amore tra due donne, fatto di cose semplici, Samuele ce lo spiega poeticamente con la sesta proiezione, Le Abbagnale: «Non hanno il minimo interesse di cosa la gente può pensare». Con Te è il racconto di un amore in crisi e la dissoluzione di tutti quei muri costruiti col tempo: «Sei una poetessa in piena come un fiume, superi l’argine e allaghi di rime il mio campo».
Scorrimento Verticale poteva essere benissimo la colonna sonora di The Social Dilemma – docu-film di Netflix – perché descrive perfettamente, come pochi sanno fare, la dipendenza tecnologica e questo mondo frenetico che gira troppo veloce «Vivo la realtà come se fosse soltanto una replica. Non conta altro più di quello che clicco».
L’Intervista è forse la canzone che sento più vicina a me, perché racconta la fatica della stampa e la prostituzione dello show business nei confronti di artisti egoisti e di dubbio valore morale. E’ un brano di denuncia, bellissimo e significativo: «mi risponde scocciato, sono le 10 ed è già completamente ubriaco. Scusa ma come l’hai trattato, sai che l’artista ci serve e tu sei licenziato».
A Distopici (Ti Sto Vicino) è affidata la chiusura di Cinema Samuele. Un brano cinico, che è un pugno allo stomaco, soprattutto per quello che stiamo vivendo: «Sono bruciati tutti gli alberi, nessuno può più perdersi».
Cinema Samuele è un album confortevole e raffinato, un abbraccio necessario e inderogabile, una luce in fondo al tunnel.
Il ritorno sulla scena musicale di Samuele Bersani, con la sua valigia piena di immagini e parole e con le sue indagini sull’anima, è quanto di più bello potessimo chiedere ad un anno che ci ha dato poco e tolto tanto.
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