Un carisma straordinario, una presenza scenica teatrale. Freddie Mercury era molto più che un’icona pop. Freddie aveva una voce unica, scriveva testi meravigliosi – a tratti folli, onirici, sexy, surreali – e componeva armonie e armonizzazioni magiche. Era un virtuoso della musica, un amante del pianoforte e un profondo conoscitore di numerosi strumenti.
Un’istrionico animale da palcoscenico. Questo era Freddie Mercury. E scusate se rido a crepapelle quando lo paragonano a Harry Styles o qualsiasi altro cantante. Perché Freddie era – ed è – l’unico capace di far andare in delirio le persone e comandare le folle. Un talento feroce, una leggenda preziosa.
Il 24 novembre 1991, a distanza di ventisei anni da “A night at the opera”, album dei Queen, tra i più belli e conosciuti nel panorama musicale internazionale, contenente canzoni del calibro di Bohemian Rhapsody (qui la recensione del biopic) e Love of my life, ci lasciava Freddie Mercury.
Erano le ore 18.48 di domenica 24 novembre 1991, quando, all’età di 45 anni, Freddie Mercury si spense nella sua casa di Earls Court a Londra, per una broncopolmonite aggravata con complicazioni dovuta alla malattia del secolo: l’AIDS. Una malattia tenuta nascosta fino all’ultimo giorno. Pochi giorni prima, esattamente il 23 novembre, dieci mesi dopo l’uscita dell’ultimo album “Innunendo”, il frontman dei Queen aveva rilasciato, tramite il suo manager, un comunicato ufficiale da dare in pasto alla stampa:
Desidero confermare che sono risultato positivo al virus dell’HIV e di aver contratto l’AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere riservata questa informazione fino a questo momento al fine di proteggere la privacy di quanti mi circondano. Tuttavia è arrivato il momento che i miei amici e i miei fan in tutto il mondo conoscano la verità e spero che tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa tremenda malattia.
Freddie Mercury
Freddie Mercury una vita per la musica
Farrokh Bulsara, in arte Freddie Mercury, nasce il 5 settembre 1946 a Stone Town, la parte vecchia della capitale di Zanzibar, in Tanzania. I suoi genitori originari di Gujarat, in India, sono migrati nel Regno Unito, a Feltham, pochi chilometri a Sud di Londra, quando Freddie era poco più che adolescente. E’ proprio nella città britannica che si appassiona alla musica, unico filo conduttore della sua vita stravagante.
Numerose ed eterogenee sono state le influenze musicali di Freddie. Ascolta Jimi Hendrix, John Lennon, Robert Plant, Elvis Presley, Jim Croce ed Eric Clapton. E’ influenzato dai Led Zeppelin, The Beatles, Rolling Stones, Black Sabbath e The Who. Ma dora anche “Cabaret”, interpretato da un’energetica Liza Minnelli.
Nel 1970, dopo aver suonato in svariati gruppi, Freddie fonda il gruppo rock britannico dei Queen composto dal chitarrista Brian May, dal batterista Roger Taylor, dal bassista John Deacon, e da sé stesso alla voce e pianoforte. I concerti della band londinese sono stati veri e propri spettacoli teatrali, animati da un Freddie Mercury leader indiscusso.
Il suo carisma, la sua voce mirabile e stupefacente, tanto da essere studiata dalla scienza, la sua personalità istrionica, teatrale e fisica sono stati tutti elementi che hanno contribuito ad eleggerlo miglior frontman di tutti i tempi.
Scrisse e cantò brani che sono passati alla storia, come Bohemian Rhapsody, Don’t Stop Me Now, Somebody to Love, Love of My Life e We Are the Champions. Con i Queen dominò la scena della musica pop e rock mondiale, facendo incetta di dischi di platino e vendendo tra i 150 e i 300 milioni di dischi. D’altronde stiamo parlando di un cantante con un’estensione vocale di quattro ottave con un movimento delle corde vocali fuori dal comune.
Amo Freddie Mercury come solo si può amare con l’incoscienza, la gioia, la passione, la leggerezza e l’entusiasmo dei sedici anni. Lo amo perché la sua è un’Arte incorruttibile e irripetibile.
“Non diventerò una rock star, diventerò una leggenda”.
Ci sei riuscito, Freddie.
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