Il nuovo album di Ghostemane uscito l’ottobre scorso, ANTI-ICON, oltre a dimostrare, ancora una volta, il suo continuo evolversi, lancia anche un ultimatum alla scena metal, che dovrà essere brava a cogliere
Immaginate di essere Ghostemane e di trovarvi davanti ad una grande casa e che essa abbia un’insegna con su scritto “scena metal”. Una casa in cui si può entrare solo se si rispettano certe regole, che negli ultimi anni sono diventate sempre più severe. Tu Eric Whitney non rispetti a prescindere queste regole, visto che hai osato unire la Trap al Metal, ma vuoi entrare ed un modo devi pur trovarlo. L’unico modo possibile diventa quello di partire dal basso, scavare un tunnel che passa sotto quella casa per poi salire nella casa ed apparire in grande stile. Tutto questo senza che nessuno si accorga di nulla.
Tutti gli album, EP e le demo di Ghostemane fatti dal 2014 al 2017 corrispondo ai vari pezzi di tunnel costruiti, mentre l’album N/O/I/S/E (2018), l’EP Opium (2019) e questo ultimo album ANTI-ICON corrispondo rispettivamente al pezzo finale del tunnel, all’entrata nelle casa e al farsi notare da chi abita quella casa chiamata “scena metal”. Ovviamente nessuno si è accorto di nulla ed essendo stati presi alla sprovvista gli animi cominciano ad alterarsi, senza rendersi conto di quanto il trapper sia utile lì dentro.
Possiamo parlare di due ANTI-ICON “diversi”, uno in cui ci si concentra sui testi e l’altro in cui ci si concentra sul sound
Ognuno di questi due ANTI-ICON ha delle sue tracce chiave, quelle in cui ci si può concentrare sui testi, e quelle in cui ci si può concentrare sul sound, in cui troviamo anche novità nelle sonorità di Ghostemane. Il trapper riesce a collegare bene due argomenti, la popolarità delle “icone” con il suo vivere in un mondo tutto suo popolato anche dai demoni che lo perseguitano. Questi due argomenti vengono amplificati dal solito sound dell’artista che trova anche una grande novità.
Come da titolo Ghostemane vuole distruggere il concetto di “icona” con il suo solito stile di testi espliciti e duri. Tutto questo parte dalla title-track, “AI” in cui il trapper tiene a portare la “cattiva notizia” a chi ancora oggi crede nel concetto di “icona”, ovvero quello dire che in realtà sono tutte copie delle altre, per poi dire con “Sacrilege” che a lui non interessa scalare le classifiche o diventare un qualche tipo di icona, e se lo fa è tutto merito suo e che non ha mai trovato “rifugio” in nessuna casa discografica o in un altro produttore.
Tutto questo si collega all’altro ANTI-ICON, ovvero quello del sound in cui Ghostemane aggiunge al suo sound gli strumenti (intesi come chitarre, batteria, basso che prima erano presenti solo nei live), come in “Lazaretto” e “Anti-Social Masochistic Rage [ASMR]”. Due tracce in cui c’è una forte presenza di altri strumenti, ma che dimostrano quando Eric Whitney non voglia staccarsi dal suo stile originale, mantenendo comunque l’atmosfera cupa e “splatter” a cui ci ha abituato.
Si torna sulla linea narrativa di ANTI-ICON, questa volta però più sulle classiche liriche diciamo “alla Ghostemane”
Un argomento ricorrente negli album di Ghostemane è la sua continua guerra con i demoni nella sua testa, come in “Hydrochloride” in cui il trapper affronta il suo “demone della droga” per poi passare al tema dell’autolesionismo causato dall’essere stato abbandonato dal padre con “Vagabond”. Due temi trattati, anche in questo caso, esplicitamente e brutalmente, a dimostrazione che a lui di diventare un’icona non interessa, preferendo non essere seguito se necessario.
A questo punto l’ultimatum lanciato da Ghostemane verso la scena metal è chiaro, ed è facile coglierlo, perchè ANTI-ICON è un nuovo inizio per il metal
Non essere consapevoli di quanto Ghostemane con ANTI-ICON sia utile alla scena metal significa non voler salvare il Metal da morte certa. Con questo album c’è la possibilità di far ricominciare a respirare, anche un minimo, la scena, che con Eric Whitney ha la grande occasione di ritrovare la dignità che merita. E’ inutile star qui ad isolare la Trap-Metal, a tenerla fuori dalla porta solo per la parola “Trap”, e il trapper metalhead ci lancia un messaggio importante in cui dice “avete bisogno di me”. Lo fa senza nessuna mancanza di rispetto, anzi potrebbe essere anche un buon punto di partenza per far tornare in classifica altri artisti che negli anni, piano piano, sono finiti nel baratro.
Leggi anche
- Plakkaggio: Verso la Vetta di ogni genere e oltre - Settembre 29, 2022
- Five Finger Death Punch: AfterLife [Recensione] - Settembre 7, 2022
- Formula 1 d’autore: pagelle del GP di Francia - Luglio 26, 2022