Iamthemorning – Abbiamo parlato, negli episodi precedenti, di band, di artisti in grado di lasciare il segno grazie a delle personalità estremamente spiccate, dei sound unici, lavori di ricerca straordinari in grado di dare alla vita ad episodi musicali realmente e unicamente singolari tra loro. Mai, però, se non di sfuggita ci siamo fermati sulla capacità intrinseca di emozionare, legarsi ai ricordi e toccare, con drammatica delicatezza, le corde più e meno esposte della nostra sensibilità.
Proprio per questo oggi facciamo un altro salto stilistico notevole. Ci spostiamo dai tasti d’avorio dell’armeno Tigran Hamasyan per ricadere, dolcemente, su quelli del duo russo più più noto nel mondo della musica progressive e non: gli Iamthemorning.
Si definiscono progressive da camera, non sbagliando
Le composizioni portate alla luce dalla stupenda preraffaelita Mariana Semkina e dal virtuoso Gleb Kolyadin sono un tripudio acustico dove un sound tra il gotico/barocco/rinascimentale si fonde con i concetti della musica prog e pop moderna. Pianoforti, quartetti d’archi, strumenti acustici di ogni genere, fiati, batterie e percussioni vanno a formare l’articolata amalgama alla base del genio sonoro degli Iamthemorning.
Ancor più che la loro originalità, elemento per cui il duo russo merita di rientrare tra le migliori singolarità musicali del nostro panorama, a renderle notevole il lavoro portato avanti dalla Semkina/Kolyadin.inc è l’immane candore e semplicità con cui sono in grado, di volta in volta, di legarsi all’animo umano, raccontandolo e, soprattutto, emozionandolo.
In circolazione dal 2012, data di pubblicazione dell’omonimo album d’esordio, Iamthemorning, la musica proposta di volta in volta, episodio dopo episodio, è dotata di un inimitabile fascino e charm
Tra note di pianoforte, leggere fughe di chitarra e “prati” di archi ove si appoggia la voce incantevole della Semkina, vengono a crearsi dei panorami quasi fatati. Stop-motion ove vanno a figurarsi scene ambientate in tempi lontani (quelli in genere appartenenti ai libri del 6/700) con, come protagonisti, gli uomini. Anzi, l’umanità.
Gli Iamthemorning salgono alla ribalta nel 2016 con l’album Lighthouse, vincitore ai Prog Awards nella categoria “Album of The Year”. Lightohouse è un faro, letteralmente, puntato sulla vita interiore ed esteriore di una donna tragicamente malata. Non è, però, la malattia fisica ciò che la tormenta, bensì quella mentale. L’isteria, la depressione, la nevrosi, la follia. Tutti aspetti del dolore che sono in grado di contorcere la nostra visione del mondo, quel mondo già di per sé grigio, contorto, abrutito. Così, con toni spesso solenni e delicati gli Iamthemorning vanno a raccontare i temi più grigi, più oscuri, talvolta più macabri e crudi della vita di tutti i giorni.
Temi che si concretizzano anche nel meraviglioso The Bells, quarto lavoro in studio rilasciato nello scorso autunno 2019. L’umanità, anche questa volta, torna protagonista. Non però nella narrazione degli episodi di un singolo soggetto. Questa volta, infatti, quella che ci viene presentata è una vetrina di episodi, ciascuno ritraenti diversi tipi di mali che possono colpire le nostre vite: quelli intimi, interiori, quelli portati dalla malvagità altrui, dalla ferinità del mondo esterno o dall’ingenuità dei nostri stessi errori.
E così, cullati nell’ascolto di note troppo dolci nella loro immensa malinconia, non possiamo non riflettere e, talvolta, ricordare
Al decimo giorno di clausura casalinga, in tempi tremendamente tristi ove ad ogni sorgere del sole e calare della luna si incasellano l’una dopo l’altra notizie sconfortanti e preoccupanti, il ricordo di quanto è già stato è probabilmente uno dei pochi balsami esistenti, anche se talvolta ammantato da un velo di tristezza.
Svesto i panni del recensore, dell’esperto, vesto quelli dell’uomo e inizio a parlarvi, a confidarmi. Gli Iamthemorning sono probabilmente uno degli scrigni più belli in cui chiedere i propri ricordi, felici o tristi che siano. Non è stato un puro caso il volerli trattare oggi, in uno dei tanti ormai giorni di quarantena, divisi tra la voglia di tornare alla vita di tutti i giorni, la paura di ritrovarsi sorpresi da un male che ormai spaventa sempre più, il timore che magari possano esserne affetti i nostri cari.
Fa impressione quando le persone la fuori si avvicinano e il primo istinto è quelle di fuggirle, come se fossero quei mostri narrati proprio nelle storie tragiche e allo stesso tempo favolistiche del duo russo
Fa impressione il voler richiamare a sé, come cenno di vita, ricordi passati o recenti che ricordino “la vita”, quella effettiva, anche nella loro malinconia e tristezza. E, credetemi, ad un album come The Bell ho legato il sapore dei momenti di speranza, il bruciore dei momenti di perdita e della sconfitta. Fotogrammi su fotogrammi di momenti irripetibili anche nella loro intensità. E forse è proprio quell’intensità il punto critico, la cui assenza, per tanto tempo, ha svalutato tutto il resto del mio accaduto giornaliero.
Mentre il Covid-19 si preparava alla sua volata, io ero lì, preso a pensare e ragionare su quei massimi sistemi su cui proprio il virus, oggi, ci sta spingendo a riflettere. Su tutti il bisogno, costante, di una connessione (il videogioco evento del 2019, Death Stranding, ne sa qualcosa) con l’altro.
Così, allora, sono tornato sugli Iamthemorning. La loro capacità di connettermi ai miei ricordi, alle sensazioni del passato, ad eventi e persone trascorse. Musica che nasce dall’anima e che racconta l’anima non può far altro che legare, tenerci in vita, ricordarci quanto sia importante non tagliare quei fili che ci circondano e si diramano ovunque nella loro lunghezza, formando il nostro passato, presente e futuro su di un piano tridimensionale ed in costante evoluzione.
Non è solo una questione di suono, nella sua estrema bellezza e originalità, nel suo carattere così meravigliosamente levigato come fosse una stupenda statua marmorea
Non è solo questione di quei paesaggi pittoreschi e incantati che vengono dipinti battuta dopo battuta o della maestria nell’esecuzione di un duo preciso come un chirurgo ed intenso come un Millais. E’, soprattutto, questione di ricordo, di comunicazione, di connessione. E pochi sono gli “eventi” artistici al mondo in grado di costruire ponti e legare come fanno gli Iamthemorning.
Musica che viene dall’animo e parla delle anime, le anime umane perse in un mondo sempre meno umano. Le loro storie, i loro dolori, le loro fragilità. In questi scrigni possiamo includere e chiudere le nostre esperienze per poi riesumarle, accarezzarle e mantenerle vicine. Un bene prezioso, specie quando tutto appare tremendamente distante.
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