Il Mi Ami 2024: tre giorni pieni di Sax, Stage Diving e performance di alto livello

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Il Mi Ami 2024 Festival dimostra che la musica italiana ed i festival italiani sono vivi e reclamano spazio. 30.000 persone hanno invaso il Magnolia sfidando il fango e la pioggia torrenziale, due avversità che hanno segnato inevitabilmente le dinamiche del festival.

Foto: Luca Taddeo
in copertina: Colapesce e DiMArtino

A parte queste variabili esogene, non ci sono state particolari difficoltà logistiche. Il sistema del braccialetto per i pagamenti ha snellito file e risolto molte problematiche, candidandosi come valida alternativa ai fastidiosi token spesso utilizzati in simili circostanze.

È stato bello vedere un pubblico così variegato. Ho parlato con persone che hanno partecipato per tre giorni e hanno visto concerti e artisti completamente differenti, a riprova della varietà di generi musicali proposti.

La trasversalità della provenienza musicale nel Mi Ami 2024 è stata un punto di forza di questa edizione. Non c’è stata un’etichetta di riferimento e molti artisti sono stati veri e propri indipendenti, rappresentati da piccole label, arrivati sul palco grazie alla loro musica. Oltre ai soliti nomi più noti il cartellone è stato riempito da band con una buona viralità social (Diss Gacha, Bello Figo, Tamango ),  fedelissimi (Ministri, Dente, Ex-Otago..) e musica sperimentale (Whitemary, Daniela Pes, Coca Puma..).

Le solite lamentele che accompagnano ciclicamente la musica contemporanea si sono scontrate con set che hanno dimostrato il valore concreto di molti artisti.

Daniela Pes, in particolare, ha portato un’immensa aura musicale, con uno show sotto la pioggia che rimarrà nella storia del festival. I Ministri hanno ricordato cosa vuol dire fare un concerto rock, nel senso più puro del termine. Lucio Corsi e Venerus invece hanno portato un mare di fan, valorizzando un percorso artistico senza hit classiche ma pieno di spunti musicali. Hit invece che non sono mancate nei set di Colapesce & Dimartino, Bello Figo o Ex-Otago, dove le ugole dei fan sono state messe a dura prova.

Tra tutti però, il re di questa edizione è sicuramente Marco Castello. Oltre ad uno show completamente suo, tra i migliori per suono e performance, è salito sul palco di 5 diversi artisti, partecipando a tutte le serate del festival.

La sua presenza costante è figlia del sound protagonista di questa edizione: un funky mediterraneo, un groove tribale con tocchi di jazz, che ha contaminato moltissime performance anche di artisti diversi tra loro.

Non solo Marco Castello, ma anche Selton, Tropea, Mago del Gelato e Tamango avevano tutti una sezione fiati predominante, con lunghi assoli e outro ballerini.

È stato anche il trionfo del dream pop, nel Mi Ami 2024.

In generale comunque c’è stato un massiccio ritorno agli strumenti, in tutti i generi e in tutte le forme, dal rap al pop.

Forte, come sempre, anche la quota trap/rap che continua ad avere un seguito enorme. Pochi nomi ma tutti seguitissimi, da Tony Boy a Diss Gacha, passando per l’unexpected stage di Rhove.

Non ci sono stati indizi chiari sulla nuova wave della musica emergente italiana ma, rispetto al passato, c’è stata una diminuzione della quota indie canonica in stile Gazzelle, con meno performer di questo genere sui palchi principali.

Un altro spunto fondamentale nel Mi Ami 2024 è stata la valorizzazione della performance in senso stretto. Il live è ormai parte predominante del progetto musicale di un’artista e questa edizione ne è stata la riprova. Tutti gli artisti saliti sul palco hanno cercato di creare uno show che rimanesse nella memoria, che potesse stupire e catturare l’attenzione del pubblico. Anche le band più giovani hanno dimostrato la volontà di restituire al pubblico l’energia ricevuta. I Tropea che suonano il sax rotolandosi nel fango, Willie Peyote e Tropico con gruppo di supporto e coristi, i Selton con cinque feat diversi, Diss Gacha con un coro gospel, Bello Figo con una nuova live band, Sibode con  visual provocatori, Auroro Borealo con un musical, potremmo continuare all’infinito citando cover, feat imprevedibili, fiori lanciati, bandiere sventolate, spogliarelli, balletti, inni e poghi.

Per concludere, è doveroso menzionare le performance che hanno confermato grandi aspettative, segnato esordi significativi o rappresentato consacrazioni nel panorama musicale italiano.

Marta del Grandi, per esempio, dopo una critica buona sul nuovo album si è confermata anche nella prova live.

Ele A, si è presa la scena anche proponendo un singolo inedito addirittura con Neffa.

Anna and Vulkan, Vale LP e Coca Puma hanno portato tre sfumature diverse di musica pop, tutte con un’identità ben precisa che fa ben sperare.

Centomilacarie ha cantato con un’intensità ed una profondità vocale notevole. IRBIS, al fianco di Frah Quintale, ha fatto vedere di poter calcare palcoscenici grandi con naturalezza.

 Ultime due citazioni per il Mi Ami 2024 riguardano OkGiorgio, che con il suo set di soli 15 minuti ha portato in Italia una tipologia di Djset che sta funzionando tanto all’estero (Barry Cant’ Swim e Fred Again) e Laila Al Habash che con il suo secondo album può finalmente consacrarsi nella scena italiana.

Chissà se anche loro diventeranno fedelissimi del festival e li ritroveremo in futuro sulla collinetta, tra le solite birre, gli occhiali da sole ed i vestiti colorati, immersi in un pogo di fango, passione e freschi sorrisi.

Ed è tutto, dal Mi Ami 2024.

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