Una delle cinque date dell’Overdose d’Amore Tour ha fatto tappa allo Stadio Adriatico Giovanni Cornacchia di Pescara dove Zucchero ha incantato ed emozionato il pubblico.
Per Adelmo Fornaciari – in arte Zucchero – sembra che il tempo si sia fermato. Per lui vale la “regola del vino”… da evoluzione, anche se il nostro artista non ha mai nascosto la sua passione per altre bevande quali rum e tequila. È evidente fin dalle prime note di Spirito nel buio – primo brano di una scaletta fitta di successi che negli anni hanno attraversato generazioni, ma anche qualche sorpresa con l’inedito Amor che muovi il sole – che Sugar, in una non troppo calda serata estiva pescarese, rasenti la perfezione con una vocalità mai in affanno e una band di altissimo livello.
Quello dell’artista emiliano è un atto di fede e passione che miscela gioia e malinconia, che gioca tra sacro e profano, alternando momenti di riflessione ed entusiasmo per un viaggio durato quasi tre ore – dalle ore 21 alle 24, circa – di pura magia, fondendo intimità e carnalità, due anime tanto care al cantautore, maestro di ballate come La canzone che se ne va e Blu, e brani adrenalinici come Baila e X colpa di chi. Il live di Zucchero non è stato un semplice concerto, ma il ritrovare la pace interiore, è riconciliarsi con la musica che è consolazione e libertà di espressione con picchi qualitativi di intelligenza e ironia.
C’è stato tutto: soul, e blues, e rythm’n’blues, e gospel e, pop e, ovviamente, quel che basta di tinte rockeggianti, e senza dimenticare il piccolo gioiello di contaminazione folk-operistica che è Miserere con la voce registrata di Luciano Pavarotti, un omaggio sentito e vissuto dal pubblico. Così Sugar Fornaciari ha fatto dimenticare la tradizione neo-pop italiana e ha catapultato il pubblico in un’altra dimensione, più internazionale, come non la fa quasi nessuno in Italia, d’altronde mica per caso è stato l’unico artista italiano ad essere stato invitato al leggendario show del 1992 in memoria di Freddie Mercury al Wembley Stadium di Londra e alla riedizione del Festival di Woodstock nel 1994.
Un figlio di mezzadro che ha addentato la vita consapevolmente ed ha regalato al pubblico pescarese uno dei più grandi show mai passati allo Stadio Adriatico. La sua voce calda, graffiata e ruvida è quella di un ventenne che però ha alle spalle quarant’anni di carriera. Un artista in grado di darsi irrimediabilmente e ricevere la stessa energia, “Non mi aspettavo un pubblico così, pensavo fosse più moscio”. Per tutto il tempo non ho fatto altro che pensare quanto lui sia l’esempio maestro del portatore sano dell’avercela fatta – a discapito di Mogol e quel Sanremo che non l’ha valorizzato a dovere – a realizzare un sogno tanto grande quanto reale.
Un concerto in cui si sale e si scende come nelle montagne russe, dove il suo essere godereccio e sornione regala un’atmosfera allegra e vivace, ma c’è spazio anche per la sfera più intima e introspettiva con un piccolo spazio acustico dedicato a brani Così Celeste, Menta e Rosmarino, Occhi . Un live eccellente, senza fronzoli e riempitivi, caratterizzato dalla tensione continua tra irriverenza e riflessione, tra carne e spirito. Zucchero è “un soffio caldo di libertà”.
“Che la musica scateni una scintilla e arcobaleni rasentino il mondo” .
Scaletta Zucchero, Stadio Adriatico Pescara
- Spirito nel buio
- Soul Mama
- Il mare (Impetuoso al tramonto salì sulla Luna e dietro una tendina di stelle…)
- La canzone che se ne va
- Ci si arrende
- Partigiano reggiano
- Vedo nero
- Amor che muovi il sole (inedito)
- Pene
- Il volo
- Facile
- L’urlo
- Con le mani
- Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’Azione Cattolica
- Baila (Sexy Thing)
- Iruben Me
- È Delicato
- Dindondio
- Così Celeste, Menta e Rosmarino, Occhi
- Un soffio caldo
- Senza rimorso
- Miserere
- Nutbush City Limits, Jumpin’ Jack Flash, Honky Tonk Train Blues (solo band)
- Quanti anni ho
- Dune mosse
- Diamante
- X colpa di chi?
- Diavolo in me
BIS
- Blu
- Chocabeck
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